2014-02-18 11:39:08

Thailandia: proteste antigovernative, 4 morti e una sessantina di feriti a Bangkok


Da tre mesi, la Thailandia è sotto pressione per le proteste antigovernative, specie per le strade di Bangkok, dove da venerdì scorso si registrano nuovi, accesi scontri tra polizia e migliaia di manifestanti che assediano o occupano sedi e palazzi istituzionali. Scontri che si sono intensificati ieri mattina, causando la morte di un poliziotto e di tre civili. In tutto, sono 13 le vittime, oltre 650 i feriti e centinaia gli arresti dall’inizio dell’insurrezione Intanto, la premier Shinawatra è incappata ieri nelle maglie dell’Agenzia anticorruzione per un controverso piano di sussidi ai produttori di riso, che ha creato una "voragine" nel bilancio statale. Una situazione davvero critica, come ci conferma da Bangkok il collega Stefano Vecchia, al microfono di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

R. – La situazione è molto tesa e molto incerta. Io mi trovo in uno dei presidi della protesta, quello presso il ponte di Pan Pha, dove ci sono stati duri scontri tra polizia in assetto antisommossa, anche armata e manifestanti. La polizia si è ritirata verso il palazzo del governo. La situazione resta tesa in questa zona. C’è stata una intensa sparatoria, probabilmente poliziotti che hanno sparato proiettili ricoperti di gomma, ma forse anche proiettili veri. Continuano a passare ambulanze per portare i feriti in ospedale. In altre aree attorno al Palazzo del governo, c’è una forte tensione: ci sono circa 1.500 poliziotti pronti a entrare in azione per liberare il palazzo bloccato ieri dai manifestanti – da migliaia di manifestanti – che sono cresciuti di numero questa mattina con l’arrivo di altri loro compagni, guidati dal leader della protesta, Suthep Thaugsauban.

D. – Possiamo spiegare qual è la protesta?

R. – Sì, la protesta è composta in realtà da molte, molte anime – decine di anime, in realtà. C’è l’opposizione politica, storica, quella del partito dei democratici contro il governo attuale, un governo ad interim guidato da Yingluck Shinawatra, di cui vogliono le dimissioni. Ci sono però, dicevo, molte altre componenti: ci sono buddisti radicali, ci sono nazionalisti, ci sono le élite culturali ed economiche di questo Paese. C’è una buona fetta della popolazione della capitale e del sud del Paese. Quindi, è una situazione molto complessa. Diciamo che la protesta, i manifestanti giocano in casa, mentre i governativi sono in realtà sostenuti in maggioranza dalle popolazioni rurali del nord e dell’est, che periodicamente arrivano a Bangkok a dare loro manforte. Al momento, non sono arrivati ancora in modo massiccio, perché questo vorrebbe dire veramente un cambio di situazione e si andrebbe incontro a una guerra civile.

D. – Sappiamo ci sono state elezioni anticipate, il 2 febbraio scorso, che sono state contestate e sono ancora incomplete perché non si è votato in tutto il Paese. Sappiamo anche che le elezioni suppletive sono state fissate in aprile. Ma il precipitare della situazione fa temere che si possano davvero svolgere?

R. – In realtà, c’è una grandissima incertezza anche su questo. La Commissione elettorale ha fissato le elezioni il 20 e il 27 aprile, in due tornate, ma il governo stesso non le ha accettate, e ha chiesto di anticiparle al 2 marzo. Questa mattina, la Commissione elettorale ha detto il suo "no". Quindi, è una situazione molto complessa. Un governo ad interim che non ha capacità di manovra, ma può gestire l’ordine pubblico e sta cercando di fare in modo di spingere la protesta o a un atto estremo – e quindi ad azioni di forza, anche violente, che potrebbero giustificare una repressione dura, magari con l’intervento dei militari – oppure semplicemente di fiaccare gli antigovernativi e convincerli a lasciar perdere. Ipotesi questa estremamente improbabile. Il Paese è dunque estremamente diviso, non c’è alcuna possibilità di dialogo e, purtroppo, se uno dovesse guardare alla realtà, al passato degli ultimi dieci anni in questo Paese, e alle prospettive che sono assolutamente incerte, la violenza potrebbe essere in realtà l’ago della bilancia della situazione.

Ultimo aggiornamento: 19 febbraio







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