Italia, consultazioni di Renzi. Galli Della Loggia: molto impegnativo fare le riforme
annunciate
Mattinata di consultazioni per il premier incaricato Matteo Renzi che ha incontrato
i rappresentanti dei piccoli partiti. Da circa due ore spazio invece a Lega, Scelta
civica SEl e in serata intorno alle 19 al Nuovo centro destra che resta lo scoglio
principale . I grillini in assemblea invece hanno rimesso agli iscritti la decisione
di partecipare o meno attraverso un sondaggio web. Il servizio di Gabriella Ceraso:
“Tutto bene,
grazie". Matteo Renzi risponde cosi', ai giornalisti che alla camera gli chiedono
come stanno andando le consultazioni. Dopo i piccoli partiti dalla sala Aldo Moro
parla la Lega che resta all’opposizione per divario totale, sostiene il segretario
Salvini, su immigrazione e rapporto con l’Europa. La sfida lanciata a Renzi è per
il completamento del federalismo fiscale e per l’esenzione per chi è stato danneggiato
da alluvioni e terremoti. Diversa la posizione di Scelta civica che appoggia completamente
il nuovo governo. A seguire la delegazione di Sel e per chiudere Nuovo centro destra
guidato da Alfano. Stasera si saprà invece se i 5 Stelle saranno alle consultazioni
dopo il sondaggio web, Grillo e Casaleggio comunque restano contrari. L’Europa intanto
continua ad osservare e a sperare. Il presidente dell'Europarlamento Schulz si augura
che il governo sia 'stabile e forte' perche' 'la crescita dell'Italia si traduce in
stabilita' per l'Europa'.
Quali sono, in questa fase, le insidie e le opportunità
per il segretario del Pd? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto allo storico ed editorialista,
Ernesto Galli della Loggia:
R. – Le opportunità
risiedono nel fatto che ha una grande credibilità. La sua candidatura, come primo
ministro, è stata accolta dal Paese, in grande maggioranza, con favore. Rimane il
fatto, però, che il suo governo fondato su un’alleanza con il centrodestra non sembra,
per molti, avere possibilità di fare grandi cose. Mettere insieme due forze così diverse,
come il centrodestra e il centrosinistra, già in passato non è stato produttivo di
grandi capacità di governo. E’ un’alleanza che ha qualcosa di fortemente innaturale,
come del resto aveva anche qualcosa di innaturale il governo delle larghe intese.
D.
– Quali le analogie e le differenze tra il prossimo esecutivo e il governo Letta?
R.
– La maggioranza parlamentare è la medesima. Naturalmente, cambia la guida del governo.
Renzi è una personalità completamente diversa. Tutte le speranze di una diversità
tra i due governi si riscontrano proprio nella personalità di Renzi, che è una personalità
molto attiva, dinamica, energetica. Bisogna, naturalmente, vederlo alla prova e vedere
la sua capacità di imporsi alle resistenze che sempre una politica dinamica incontra.
Direi che è proprio qui, nella personalità del premier, la vera differenza fra le
due coalizioni.
D. – Intanto, Renzi ha già delineato il programma, un programma
serrato: oltre alla legge elettorale, ha annunciato riforme nei prossimi mesi anche
su lavoro, burocrazia e fisco. Saranno questi i passaggi cruciali per la tenuta della
legislatura…
R. – Sì, ma sappiamo bene che in Italia annunciare riforme, portarle
perfino all’approvazione del parlamento, è relativamente facile. Relativamente perché
c’è il bicameralismo e ci sono le procedure che ogni regolamento delle due Camere
prevede. E sono procedure molto lunghe. C’è poi la possibilità di emendamenti a raffica
su ogni proposta di legge del governo… Ma il problema è tramutare le leggi in regolamenti
attuativi, nel farle applicare. Si è visto con il governo Letta. Ci sono alcune centinaia
di provvedimenti che non hanno attuazione perché mancano del regolamento, delle ultime
fasi attuative. Forse Renzi, più che promettere in tempi peraltro rapidissimi – veramente
troppo rapidi rispetto alla prassi italiana – avrebbe fatto bene a dire qualcosa,
a promettere l’attuazione dei provvedimenti precedenti. Mi rendo conto che questo
all’opinione pubblica non dice molto e non ha un aspetto molto attraente, però qualche
parola, in questo senso, avrebbe potuta dirla. Questo, infatti, è uno dei veri punti
della paralisi del Paese: il fatto che esista una burocrazia, un insieme di procedure
che immobilizzano anche la volontà più riformatrice del governo più riformatore. E’
proprio il problema di una macchina dello Stato che non risponde più al comando politico.
Questo è uno dei grandi problemi del governare il Paese.