Strage in Nigeria. L'esperto: dietro gli attacchi le tensioni di una grave povertà
“Una situazione drammatica di terribile violenza, che colpisce tantissimi innocenti
tra cui molti cristiani”. Così il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico
Lombardi, sulla strage avvenuta in Nigeria nella notte tra sabato e domenica scorsi.
Una formazione jihadista, probabilmente Boko Haram, ha attaccato un villaggio, nello
Stato nordorientale del Borno, al grido di “Allah è grande”. Al momento il bilancio
è di oltre 100 morti, in maggioranza cristiani. “Preghiamo per le vittime – ha aggiunto
padre Lombardi – e speriamo che i responsabili trovino le vie per fermare tanta assurda
violenza”. Sulla situazione nel Paese africano, Giancarlo La Vella ha intervistato
Enrico Casale, africanista della rivista dei Gesuiti, “Popoli”:
R. – Purtroppo,
è il perpetrarsi di una strategia da parte di Boko Haram e di questi movimenti che
si riconoscono in un fondamentalismo islamico nei confronti della popolazione cristiana
e di quella popolazione musulmana che non accetta una lettura radicale dell’islam.
Questa operazione, come quella della settimana scorsa, è una reazione violentissima
all’offensiva che è attualmente in corso da parte dell’esercito nigeriano.
D.
– Non c’è il rischio che la Nigeria diventi un po’ uno Stato senza Stato, nel senso
che il governo vada poi ad occuparsi più che altro delle gestione delle aree petrolifere?
R.
– La Nigeria non è di facile gestione perché al suo interno convive un nord prevalentemente
musulmano e un sud prevalentemente cristiano-animista. Il governo, secondo me, può
ancora tenere sotto controllo il Paese con, però, grossi problemi al nord dove deve
contrastare militarmente queste forze integraliste, che sono particolarmente violente.
D.
– Perché colpire soprattutto la popolazione civile, in gran parte cristiana? Qual
è l’obiettivo di un’azione del genere?
R. – Intanto, si parla di fondamentalisti
islamici, quindi è chiaro che il loro primo obiettivo è quello dei fedeli delle altre
religioni. In quegli Stati del nord della Nigeria, c’è una minoranza cristiana, che
è l’obiettivo preferito di questi movimenti. Loro, quindi, prendono questa popolazione
come scusa per le loro azioni e come un obiettivo, giustificandolo con il fatto che
questi cristiani sarebbero legati all’Occidente, quell’Occidente che vuole un forte
contenimento dell’islam.
D. – C’è anche un obiettivo che punta alla gestione
delle risorse naturali…
R. – Più che una gestione diretta da parte dei movimenti
fondamentalisti islamici, c’è un problema grande della ridistribuzione del reddito.
Le risorse petrolifere forniscono alla Nigeria grandi rendite, che però rimangono
nelle mani di una ristretta élite politica. Questo fa sì che la stragrande maggioranza
della popolazione si stia impoverendo sempre di più e questo crea, naturalmente, tensioni.
Le prime tensioni sono quelle di carattere identitario, da una parte, e di carattere
religioso dall’altra e quindi l’esplodere di fenomeni quali Boko Haram.