Italia. A Renzi l’incarico per un nuovo governo. Pombeni: difficile rimuovere i tanti
privilegi
Ore cruciali per la politica italiana. Il segretario del Pd, Matteo Renzi, ha ricevuto
stamani dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, l'incarico di formare
un governo. Al termine di un colloquio con il capo dello Stato, durato oltre un'ora,
Matteo Renzi - come da prassi istituzionale - ha accettato "con riserva". Il servizio
di Amedeo Lomonaco:
Il segretario
del Pd, Matteo Renzi, dopo aver ricevuto l’incarico dal presidente Napolitano di formare
un nuovo governo, ha assicurato “tutto l’impegno in questa difficile situazione”.
Queste le sue prime parole:
“Ho ricevuto dal signor presidente della Repubblica
l’incarico di provare a formare il nuovo governo. L’impegno che immaginiamo è quello
di un allungamento della prospettiva politica di questa legislatura, che poi è quella
che si colloca nell’orizzonte naturale, previsto dalla Costituzione. Pertanto, prima
di qualsiasi discussione, è fondamentale che le forze politiche della maggioranza,
per quello che riguarda il governo, e di tutto l’arco costituzionale, per quanto riguarda
il profilo delle riforme, siano ben consapevoli dei prossimi passaggi. Significa,
cioè, avere, nelle prossime ore, una straordinaria attenzione ai contenuti e alle
scelte da fare”.
Poi, il segretario del Pd ha illustrato il programma dei
prossimi mesi:
“La piattaforma con la quale discuteremo assieme alle forze
politiche è quella che prevede, entro il mese di febbraio, un lavoro urgente sulle
riforme costituzionali, elettorali e, subito dopo, nei mesi successivi, immediatamente,
nel mese di marzo la questione del lavoro, nel mese di aprile la riforma della pubblica
amministrazione e nel mese di maggio quella del fisco”.
Matteo Renzi ha
indicato, in particolare, un obiettivo:
“Metterò tutto il coraggio, l’impegno,
l’energia e l’entusiasmo di cui sono capace, partendo dall’emergenza più importante:
quella, che riguarda non soltanto la mia generazione, che è l’emergenza del lavoro,
dell’occupazione, e in qualche modo anche della rassegnazione”.
Domani,
cominceranno le consultazioni. Poi, dopo lo scioglimento della riserva e il giuramento,
venerdì prossimo il nuovo presidente del Consiglio dovrebbe andare in Senato e chiedere
la fiducia. Dai mercati arrivano, intanto, reazioni positive: lo spread tra
Btp italiani e Bund tedeschi ha aperto in ribasso a 195 punti, dopo la decisione di
Moody's di alzare l'outlook dell'Italia da negativo a stabile.
Sull’attuale
fase politica italiana, si sofferma il politologo, Paolo Pombeni, docente alla
Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Bologna:
R. – La politica
è tornata nell’alveo previsto dal nostro sistema politico e anche dalla Costituzione,
cioè a essere una politica di partiti. La seconda caratteristica è il tentativo di
dare un piglio molto decisionista a questa politica, proprio per rispondere alle ansie
di un Paese che pensa che, se non si fa nulla, si finirà molto male.
D. –
Quello illustrato da Matteo Renzi è un programma serrato: nei prossimi mesi subito
riforme costituzionali ed elettorali…
R. – Questi erano i passaggi che Renzi
aveva chiesto anche prima di ottenere l’incarico. Chiaramente, queste riforme sono
necessarie anche dal punto di vista della ricostruzione di governi che abbiano maggioranze
omogenee e non sottoposte a troppi ricatti. Poi, c’è questa incognita della riforma
del Senato. Questa a mio giudizio è una cosa che andrebbe meditata un po’ meglio perché,
è vero che due organi che fanno la stessa cosa non hanno molto senso, però anche chiudere
la fase della “doppia lettura” dei provvedimenti più importanti forse non è una cosa
molto saggia.
D. – Sulla scena politica, Renzi ha finora assunto il ruolo
del “rottamatore”, chiedendo più volte cambiamenti forti. Ora, dovrà assicurare continuità
facendo i conti con tutte le forze della coalizione. Questa è un’operazione possibile?
R.
– In parte sì perché, ovviamente, lui conta molto sul “ricatto” dell’opinione pubblica,
un’opinione che se vedesse saltare quest’ultimo passaggio si disamorerebbe completamente
dalla politica. Conta anche su un altro fatto: per la prima volta, abbiamo un leader
di governo che prova un po’ di simpatia per una parte non indifferente dell’opposizione,
cioè Forza Italia. È vero che per certi aspetti sembrerebbe un “bacio della morte”,
ma per altri aspetti per la prima volta rompe questo schema. Quindi, Renzi ha delle
possibilità ma naturalmente ha anche molti avversari. Com’era anche prima, dare una
sistemata alla struttura italiana significa toccare tantissimi privilegi, situazioni
particolari e rimuoverli non sarà proprio un gioco da ragazzi.