2014-02-15 16:52:10

La Conferenza sulla Siria si chiude senza risultati. Ancora non c'è data per terzo round


Nulla di fatto al secondo round di incontri sulla Siria che si sono tenuti a Ginevra. Lo ha annunciato l’inviato speciale dell’Onu, Lakdhar Brahimi, comunicando che non c’è ancora una data per un terzo giro di colloqui. Intanto l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria stima che nel paese, in quasi tre anni di conflitto, siano morte oltre 140mila persone, fra cui più di 7mila bambini. Il servizio di Debora Donnini:RealAudioMP3

E’ stallo sulla Siria. Il secondo giro di colloqui a Ginevra si conclude senza un vero risultato, non c’è nemmeno un’intesa di massima per la data di un terzo incontro. C’è, invece, un’agenda negoziale. Il mediatore internazionale Brahimi ha fatto sapere che i punti da affrontare nel prossimo round sono lotta alla violenza e al terrorismo, organo esecutivo di transizione, istituzioni nazionali e riconciliazione. Ma la delegazione di Damasco ha rifiutato la sua proposta di cominciare alternando il tema della lotta alla violenza, considerata la più importante dal governo, e quello del futuro governo di transizione, ritenuto prioritario dall'opposizione. Brahimi, dunque, chiede scusa al popolo siriano per i pochi risultati raggiunti e auspica un incontro ad alto livello con il segretario generale dell’Onu Ban ki Moon e con Stati Uniti e Russia, i due paesi che hanno lanciato la proposta della Conferenza. Il presidente americano Obama ha intanto già ribadito che il capo di stato siriano Bashar al Assad deve dimettersi e sottolineato la necessità di fare pressioni sulla Russia perché capisca che la situazione di status quo in Siria non è nei suoi interessi. Francia e Gran Bretagna accusano Damasco del fallimento del negoziato e l’opposizione siriana sostiene che un terzo round di colloqui con il governo siriano senza parlare di transizione politica sarebbe una "perdita di tempo". Intanto per ridistribuire aiuti umanitari, l'agenzia delle Nazioni Unite per l'aiuto ai rifugiati palestinesi ha chiesto alle autorità siriane ed ai ribelli di potere rientrare nel campo profughi palestinese di Yarmuk, a Damasco, dove da una settimana non si riesce a portare cibo.

Per un commento sull’esito dei colloqui, Marco Guerra ha sentito Claudio Lo Jacono, direttore della rivista "Oriente Moderno":RealAudioMP3

R. – Nessuna delle due parti ha fatto salti mortali per un’intesa, per una soluzione della vicenda: è normale che i progressi siano minimi... Mi pare che sia il regime di Assad sia chi gli si oppone, in realtà, non intenda arrivare ad una soluzione. Quale soluzione d’altra parte? Una soluzione a metà non piace a nessuna delle due parti: Assad non vuole cedere nulla del controllo dittatoriale che ha sul Paese e la parte avversa non vuole condividere nulla con Assad, nulla con la sua cerchia. Per cui, mi sembra veramente improbabile che si possano fare dei progressi. Ognuno vuole vincere sul campo. Assad vuole riconquistare Aleppo, i suoi oppositori non vogliono questo e vogliono, anzi, allargare il raggio di controllo del Paese, anche se la parte avversa ad Assad ha degli obiettivi strategici poco omogenei. Questo, secondo me, è un po' la normale vicenda dei negoziati quasi imposti dalla comunità internazionale ad Assad, e quasi imposti ai suoi oppositori.

D. – Questi colloqui mirano veramente ad ottenere un risultato, o sono solo interlocutori per fare incontrare le parti?

R. – Naturalmente, già è un punto importante avere portato ad un tavolo di negoziato i due contendenti che non si vogliono riconoscere, che si disconoscono continuamente. Il discorso è che i negoziati, poi, hanno bisogno della volontà di raggiungere un risultato e questa volontà, al momento, mi sembra che non ci sia.

D. – Brahimi è tornato a chiedere a Russia e Stati Uniti di esercitare pressioni sulle parti …

R. – Sappiamo che Obama e molto di più la Francia, avrebbero voluto un intervento militare: più si avvicina il tempo della fine del mandato di Obama e meno diventa probabile questo intervento. E altrettanto, la Russia non ha una grandissima voglia di disfarsi di Assad che è tenuto in piedi soltanto dalla volontà della Russia di svolgere una politica strategica che non vuole certo rinunciare ad uno dei pochi approdi nel Mediterraneo. Per questo, Mosca ha una scarsissima volontà di accelerare una situazione che, tutto sommato, restando in stallo, le porta più benefici che cose contrarie. Mi sembra, questa, una situazione veramente penosissima per il popolo siriano.

D. – Con lo stallo, continueranno a parlare le armi …

R. – Io credo che si trascinerà una lunga, strisciante guerra civile con lutti, dolori, distruzioni senza che nessuna delle due parti sia in grado di prevalere nettamente sull’altra. Qui non c’è nessun vincitore e solo uno sconfitto: il popolo siriano.







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