2014-02-14 14:37:32

Pakistan: morte misteriosa di un cristiano che era in custodia della polizia


“Chi ha ucciso il cristiano Sabir Masih?”: è il grido che sale dalla Chiesa e dalla società civile pakistana che chiedono un’inchiesta indipendente e una autopsia approfondita dopo la misteriosa morte dell’uomo, deceduto mercoledì scorso in circostanze misteriose, mente era sotto custodia della polizia. Come appreso dall’agenzia Fides, ieri attivisti, gruppi della società civile, organizzazioni cristiane e musulmane, sacerdoti, religiosi e laici, hanno inscenato una imponente manifestazione di protesta a Islamabad, per esprimere il loro sdegno e chiedere giustizia. Sabir Masih, 32 anni, apparteneva ad una famiglia povera che vive in una baraccopoli di Islamabad. E’ stato catturato dalla polizia per sospetto furto e rinchiuso nella stazione di polizia di Kohsar. Tre giorni dopo ne è stato reso noto il decesso e il suo cadavere è stato portato in ospedale per l’autopsia. La versione della polizia è “suicidio commesso nella toilette: Sabir si è impiccato con la sua cintura”. Un comunicato congiunto di organizzazioni cristiane e reti della società civile pakistana, inviato a Fides, recita: “Respingiamo con forza questa palese falsità, in quanto non è fisicamente possibile, nelle circostanze date. Condanniamo fermamente l'uccisione. Chiediamo giustizia e trasparenza”. Chiedendo una nuova autopsia, da condurre in un ospedale privato, gli attivisti denunciano anche le pressioni della polizia sulla famiglia della vittima per seppellire subito il corpo di Sabir Masih e si rivolgono alla magistratura perché avvii una inchiesta giudiziaria indipendente, formando un team che includa membri della società civile e un rappresentante della comunità cristiana del Pakistan. Si chiede di chiarire le responsabilità degli agenti di polizia, fermando e interrogando il personale in servizio nella stazione di Kohsar al momento dell'uccisione. “E’ giunto il momento di frenare le torture e la diffusa brutalità della polizia, per porre fine alle uccisioni extragiudiziali in Pakistan, e difendere lo stato di diritto” recita la nota inviata a Fides. Una delle leader che si sta adoperando per chiarire la vicenda di Sabir Masih, è l’attivista musulmana Tahira Abdullah, che a Fides spiega: “Dove sono i rappresentanti dei cittadini pakistani non musulmani eletti in Parlamento? Ora devono parlare forte e chiaro, non importa a quale partito politico siano affiliati. Questo è il momento, per noi musulmani, di mostrare solidarietà con tutte le vittime di torture, specialmente quando sono di classe sociale bassa e appartengono alle minoranze non musulmane. L'esperienza, infatti, ci insegna che costoro sono più vulnerabili alla discriminazione, all’arresto, alla tortura e alle esecuzioni extragiudiziali”. (R.P.)







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