2014-02-14 08:16:43

Mons. Gänswein: Benedetto XVI ha vissuto con grande serenità l’11 febbraio di quest’anno


“Ritirato con la mia preghiera, sarò sempre con voi, e insieme andiamo avanti con il Signore”. Con queste parole, il 14 febbraio dell’anno scorso, Benedetto XVI si congedava dai parroci della sua diocesi di Roma, tre giorni dopo l’annuncio della rinuncia al ministero petrino. A un anno di distanza da quel gesto epocale, Alessandro Gisotti ha intervistato il segretario particolare del Papa emerito e prefetto della Casa Pontificia, mons. Georg Gänswein. L’intervista inizia con il racconto di come Papa Benedetto abbia passato la giornata di martedì scorso, primo anniversario della rinuncia:RealAudioMP3

R. – L’11 febbraio di quest’anno è stato un giorno come tutti gli altri: la mattina è iniziata con la Messa, poi il breviario, poi la prima colazione e poi si è continuata la giornata. Chiaro, in questo giorno si è parlato anche dell’11 febbraio del 2013, che è stata una giornata storica, indimenticabile per tutti quelli che l’hanno vissuta. Ci si è pensato, se ne è parlato, ma non ha cambiato nulla all’11 febbraio 2014…

D. – Papa Benedetto l’ha passato con la serenità che è sua…

R. – Con la serenità che è sua e che ha dimostrato da subito dopo l’11 febbraio dell’anno scorso.

D. – E’ passato un anno da questo gesto epocale della rinuncia. Come descriverebbe questo periodo così particolare per Papa Benedetto?

R. – La chiave di lettura è ciò che Papa Benedetto stesso ha detto nel discorso della rinuncia: il motivo è quello. Non ci sono altri motivi. Chi cerca altri motivi fa speculazione: quelli non c’entrano. E’ che non ha più le forze, e serviva un Papa che avesse le forze per guidare bene la Chiesa di Cristo. L’atto è un atto di amore, un atto coraggioso, ma anche un atto di una grande umiltà, di amore verso il Signore e verso la Chiesa. E questo forse pochi – me incluso – l’hanno capito subito e in questo anno credo sia cresciuta la consapevolezza che questo atto sia stato un atto coraggioso, rivoluzionario, umile che sicuramente porterà frutti in futuro.

D. – Benedetto XVI vive una vita “nascosta al mondo”, come proprio lui ha detto. Ma non è isolata, questa vita. Cosa la colpisce del modo in cui trascorre la giornata, il Papa emerito?

R. – E’ bello ciò che ha detto padre Lombardi: Papa Benedetto vive nascosto, discreto ma non isolato perché spesso discrezione e riservatezza vengono confusi con l’essere isolati, e questo non è vero, per niente. Papa Benedetto vive – come sappiamo – nel monastero Mater Ecclesiae, ha i suoi contatti, il suo ritmo quotidiano: ci sono visite, c’è la corrispondenza, ci sono anche tanti contatti esterni… Ma lui ha voluto vivere in questo modo per pregare per la Chiesa e per il suo successore e in questo modo si trova a suo agio.

D. – In molti, un anno fa, temevano la convivenza inedita, straordinaria tra due Papi. Vediamo, invece, che c’è una naturalezza di rapporti tra questi due servitori del Signore: si sentono, lo hanno detto, davvero fratelli…

R. – E’ vero. Molti, penso, hanno avuto questa idea o questo dubbio: potrà funzionare una coabitazione tra Papa emerito e Papa regnante? Chi conosce Papa Benedetto non poteva dubitare che non si sarebbe immischiato nel governo del suo successore. E così è stato. Ma è stata una cosa bella che, subito dopo l’elezione, Papa Francesco abbia cercato il contatto con il suo predecessore e questo primo contatto è stato l’inizio di una buona, bella amicizia che si sviluppa ogni giorno.

D. – Tanti vorrebbero ancora reincontrare Papa Benedetto, potergli parlare. Sappiamo anche che tanti scrivono a Papa Benedetto. Lei cosa si sente di dire a questi fedeli, e come Papa Benedetto accoglie questo grande amore da parte di tanti?

R. – Questo per Papa Benedetto è una consolazione enorme, che riempie il suo cuore di gioia ma anche di gratitudine verso le persone che gli vogliono bene e verso il Signore. E’ chiaro – e anche qui, chiedo comprensione – che non è possibile che Papa Benedetto accetti tutte le richieste di poterlo incontrare, di poterlo vedere, perché sono troppe. Non solo dall’Italia, ma da tutto il mondo scrivono. Ma per questo segno di vicinanza, per questo segno di amore, di affetto, Papa Benedetto è molto, molto grato.







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