Filippine: no dei vescovi alla pubblicità dei contraccettivi. A marzo la sentenza
sulla Rh Bill
Il responsabile della Commissione per la famiglia e la vita della Conferenza episcopale
filippina (Cbcp) ha chiesto ai media di non continuare a diffondere pubblicità sui
preservativi che incoraggiano i giovani alla promiscuità sessuale. “Questa pubblicità
sta corrompendo le menti e i cuori dei nostri giovani”, ha dichiarato padre Melvin
Castro in un’intervista ad una emittente locale citata dall’agenzia Ucan, osservando
che gli spot in questione sono trasmessi in prima serata. La dichiarazione del portavoce
dei vescovi filippini interviene a poche settimane dall’attesa sentenza della Corte
Suprema sulla controversa Legge sulla salute riproduttiva" (RH Bill 4244), oggetto
un annoso braccio di ferro tra la Chiesa e il governo di Manila. Il testo finale del
provvedimento, approvato in via definitiva nel dicembre 2012 dopo 14 anni di discussioni
e modifiche, rifiuta l'aborto clinico, ma promuove un programma di pianificazione
familiare che invita le coppie a non avere più di due figli. La legge permette in
alcuni casi l'obiezione di coscienza, ma allo stesso tempo favorisce la sterilizzazione
volontaria e il ricorso ai contraccettivi. La Chiesa e le associazioni pro-vita sostengono
invece il Programma di pianificazione naturale delle nascite che mira a diffondere
una cultura della genitorialità responsabile. La RH Bill ha avuto come grande sponsor
le organizzazioni internazionali, come ad esempio l’Onu, che legano l'alto tasso di
natalità alla povertà del Paese, tesi fermamente contestata dalla Chiesa. Da rilevare
che la maggior parte dei cattolici nelle Filippine non è contrario al controllo artificiale
delle nascite. L’arcivescovo di Lipa, mons. Ramon Arguelles, ha ammesso di recente
che anche i cattolici filippini hanno difficoltà a seguire gli insegnamenti della
Chiesa sui metodi di controllo delle nascite , obiettando però che se tra i giovani
i rapporti pre-matrimoniali sono in aumento, questa non è una buona ragione per giustificare
il ricorso ai contraccettivi (A cura di Lisa Zengarini)