2014-02-14 15:56:00

Filippine: no dei vescovi alla pubblicità dei contraccettivi. A marzo la sentenza sulla Rh Bill


Il responsabile della Commissione per la famiglia e la vita della Conferenza episcopale filippina (Cbcp) ha chiesto ai media di non continuare a diffondere pubblicità sui preservativi che incoraggiano i giovani alla promiscuità sessuale. “Questa pubblicità sta corrompendo le menti e i cuori dei nostri giovani”, ha dichiarato padre Melvin Castro in un’intervista ad una emittente locale citata dall’agenzia Ucan, osservando che gli spot in questione sono trasmessi in prima serata. La dichiarazione del portavoce dei vescovi filippini interviene a poche settimane dall’attesa sentenza della Corte Suprema sulla controversa Legge sulla salute riproduttiva" (RH Bill 4244), oggetto un annoso braccio di ferro tra la Chiesa e il governo di Manila. Il testo finale del provvedimento, approvato in via definitiva nel dicembre 2012 dopo 14 anni di discussioni e modifiche, rifiuta l'aborto clinico, ma promuove un programma di pianificazione familiare che invita le coppie a non avere più di due figli. La legge permette in alcuni casi l'obiezione di coscienza, ma allo stesso tempo favorisce la sterilizzazione volontaria e il ricorso ai contraccettivi. La Chiesa e le associazioni pro-vita sostengono invece il Programma di pianificazione naturale delle nascite che mira a diffondere una cultura della genitorialità responsabile. La RH Bill ha avuto come grande sponsor le organizzazioni internazionali, come ad esempio l’Onu, che legano l'alto tasso di natalità alla povertà del Paese, tesi fermamente contestata dalla Chiesa. Da rilevare che la maggior parte dei cattolici nelle Filippine non è contrario al controllo artificiale delle nascite. L’arcivescovo di Lipa, mons. Ramon Arguelles, ha ammesso di recente che anche i cattolici filippini hanno difficoltà a seguire gli insegnamenti della Chiesa sui metodi di controllo delle nascite , obiettando però che se tra i giovani i rapporti pre-matrimoniali sono in aumento, questa non è una buona ragione per giustificare il ricorso ai contraccettivi (A cura di Lisa Zengarini)







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