Centrafrica: arcivescovo di Bangui, non è cristiano chi uccide i propri fratelli
Parte da Mbaïki, 80 km a sud ovest di Bangui, la risposta della presidente della Repubblica
Centrafricana, Catherine Samba Panza, alle violenze contro i musulmani perpetrate
dalle milizie anti-Balaka nelle ultime settimane. In visita col ministro della Difesa
francese, Jean-Yves Le Drian, la presidente ha detto che ci si trova di fronte a un
grave “problema di insicurezza” nel Paese: “facciamo in modo - ha aggiunto - che questo
problema non continui”. Proprio delle ultime violenze in Centrafrica, precedute dalle
sanguinose azioni dei ribelli Seleka, parla l’arcivescovo di Bangui, mons. Dieudonné
Nzapalainga, che con l’imam Oumar Kobine Layama, presidente della Comunità islamica
centrafricana, ha recentemente compiuto un viaggio nelle capitali europee per chiedere
aiuto e sostegno al Centrafrica. L’intervista è di Xavier Sartre:
D.
– Qual è la sua analisi della situazione attuale in Centrafrica?
R. – Autant
que je sache, il y a un groupe qui a décidé de prendre sa revanche. … Per quanto
ne sappia, c’è un gruppo che ha deciso di vendicarsi. Sono sostanzialmente giovani
che hanno visto i loro villaggi bruciati e saccheggiati e che hanno assistito a omicidi
e ad abusi, a violazioni dei diritti umani che alcuni elementi del Seleka hanno fatto
subire a villaggi interi. Ora, quando io ho incontrato questi giovani, loro dicevano
di voler combattere il Seleka. E’ evidente che non è questo quello che sta succedendo.
Oggi queste persone se la prendono con le comunità musulmane. Ci avevano sempre detto
che i musulmani non sono il Seleka, né tutti i membri del Seleka sono musulmani. Allo
stesso modo, noi avevamo detto che non tutti gli anti-Balaka sono cristiani e non
tutti i cristiani sono anti-Balaka. Se le persone hanno preso di mira questo gruppo
è per saccheggiare, per vendicarsi, per manifestare un odio profondo. E questi sono
sentimenti molto umani. Penso che dietro a tutto quello che sta accadendo ci siano
persone che ho definito “uomini politici loschi”, manipolatori. Prova ne è che ci
sono persone che si pongono come “sponsor” di questi gruppi. In alcun caso, nessun
prete, nessun pastore si è pronunciato in favore di questa ideologia. Io denuncio,
io condanno gli abusi e denuncio anche il miscuglio che si è fatto in questa situazione:
infatti, l’imam, il pastore ed io stesso parliamo la stessa lingua e abbiamo fatto
la “diagnosi” fin dall’inizio di questa situazione. Oggi, si continua a giocare con
la definizione di un conflitto religioso, ma noi ci rifiutiamo di lasciarci trascinare
su questa strada.
D. – Cosa si può fare affinché i principali responsabili
diano ascolto?
R. – Nous avons refusé de faire l’amalgame e nous demandons
à ceux qui … Ci siamo rifiutati a prestarci a questa confusione e per questo chiediamo
a coloro che sfruttano, che manipolano i giovani una responsabilità a livello nazionale
e internazionale. Quello che ci ha portati a questa situazione è l’impunità. Ci sono
persone che uccidono e nessuno dice loro niente. Ci sono persone che saccheggiano
e incendiano e continuano ad andare in giro. Sarà necessario che quelli che hanno
ucciso rispondano delle loro azioni e questo significa dare una riparazione. Noi pensiamo
che sia tempo che la giustizia centrafricana rinasca dalle sue ceneri: solo così sarà
possibile restituire fiducia ai poveri che aspettano che sia presentata una soluzione,
che sia avanzata una proposta perché si possa tornare alla tranquillità.
D.
– Ma lei si è rivolto direttamente agli anti-Balaka?
R. – Les anti-Balaka ont
lancé une attaque et deux jours plus tard, j’ai écrit une … Gli anti-Balaka hanno
lanciato un attacco e due giorni dopo ho scritto una lettera nella quale sono stato
molto chiaro: io condanno gli abusi o il ricorso alla forza come mezzi per arrivare
al potere. Il mezzo che io conosco si chiama dialogo. Io insisto perché si faccia
uso di questo mezzo per risolvere le controversie nella società. Oggi lancio un appello
per dire a tutti quelli che si definiscono cristiani, ma che sono parte di questo
gruppo, che non credano di essere coerenti con la loro fede! Non ci si può definire
cristiani e uccidere il fratello, bruciarlo, distruggerlo. Non ci si può definire
cristiano e cacciare il fratello. Il fratello è l’altro. Io stesso ho accolto qui
il responsabile della comunità musulmana. Vivo con lui e chiedo che i cristiani facciano
altrettanto. L’amore deve essere il carattere distintivo dei cristiani. Invece, oggi
assistiamo a divisioni, odio, vendetta, rappresaglie e comportamenti che sono agli
antipodi dei valori evangelici.
D. – Lei ha parlato di politici “loschi” che
soffiano sulle braci. Chi sono questi politici?
R. – Actuellement, la violence
ne connaît plus de limites. … In questo momento, la violenza non ha più limiti.
Contrariamente a quello che vorrebbero farci credere, anche i cristiani subiscono
saccheggi da parte degli anti-Balaka. Ho incontrato una famiglia a cui avevano portato
via tutto! Questo significa che c’è un’altra gang o un altro capo che istiga quelle
persone. E’ la sete di potere: e bisogna avere il coraggio di dirlo. Non si combatte
per essere più vicini a Dio e nemmeno per difendere la propria fede. Si combatte per
raggiungere il potere. Si lotta per dimostrare di essere il più forte.