Guatemala: appello della Chiesa contro il narcotraffico
“E’ terribile che in Guatemala non si rispetti più la vita”: questa la forte denuncia
dell’arcivescovo di Santiago de Guatemala, mons. Oscar Julio Vian Morales, riferendosi
all’uccisione di nove persone, tra cui due ragazze, avvenuta nella zona chiamata La
Isla, a San Luis (Petén), tra venerdì e sabato scorsi. La nota inviata all'agenzia
Fides da una fonte locale, riferisce le parole dell’arcivescovo nel consueto incontro
con la comunità dopo la Messa domenicale, il 9 febbraio: "è il secondo massacro, perché
nel maggio 2011 erano stati giustiziati 27 contadini. Quella volta l'aggressione fu
attribuita agli Zetas, nella fattoria Los Cocos, a La Libertad, sempre a Petén". Secondo
la stampa, le autorità hanno attribuito l'assassinio di queste nove persone ad una
controversia per il possesso delle terre da parte dei narcotrafficanti. Mons. Vian
Morales ha ricordato domenica che già da molto tempo, nella sua lettera pastorale
“El Grito de la Selva” del 2000, aveva messo in guardia sul fatto che "Petén si stava
riempiendo di narcotrafficanti, e nulla è stato fatto contro di loro. Petén era diventata
terra di nessuno, adesso è terra di trafficanti di droga". All’epoca, dal 1996 al
2007, il presule era vescovo-vicario apostolico di Petén. Mons. Vian Morales ha aggiunto:
"E' logico che dopo 14 anni ancora ci sia la lotta per il territorio e per il traffico
di droga nella zona di Petén. Capisco anche che è difficile combattere questo flagello
a causa dell'estensione delle frontiere con il Messico e con il Belize e anche per
la poca sicurezza nella zona, ma chiedo che gli interventi si facciano con maggiore
autorità". (R.P.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno
LVIII no. 43