2014-02-12 14:19:55

Burundi: si aggrava il bilancio delle inondazioni a Bujumbura


Si aggrava di ora in ora il bilancio delle inondazioni che domenica sera hanno colpito il nord e l’est di Bujumbura. Fiumi di acqua, fango e detriti ma anche il crollo delle case hanno causato finora 67 morti accertati, 182 feriti oltre ad aver distrutto 3.700 abitazioni. Fonti governative e di polizia riprese dall'agenzia Misna, hanno però sottolineato che si tratta di un bilancio ancora provvisorio, destinato a crescere. Col defluire delle acque, corpi senza vita vengono ritrovati quotidianamente nei quartieri densamente popolati di Kamenge, Kinama, Gihosha, Gasenyi e a Gatunguru, località del comune di Mutimbizi (nord-est), tra le zone più danneggiate dalle piogge torrenziali. Tuttavia le autorità non hanno ancora diffuso alcun dato sul numero di sfollati, stimati dalla Croce Rossa locale in almeno 10.000 come conseguenza della distruzione su vasta scala di abitazioni costruite in mattoni di terra essiccata che hanno ceduto al peso dell’acqua piovana e dei detriti di ogni genere. Le piogge hanno travolto tutto sul loro passaggio: bestiame, terreni coltivati, macchine, ponti e strade, privando interi quartieri di acqua potabile, luce e telefono. “La vita sta riprendendo pian piano il suo corso regolare. Abbiamo deciso di far seppellire i corpi delle vittime per scongiurare il rischio di malattie e epidemie. E’ stata la peggior calamità naturale nella storia della città” ha detto Saidi Juma, sindaco di Bujumbura, assicurando “l’aiuto materiale e il sostegno” del governo ai senzatetto. “Siamo stati letteralmente sommersi e il fango è entrato nel centro, nelle sale a piano terra, nella biblioteca e nella casa. Come tanti altri ci siamo trovati di fronte al disastro. La gente va da una parte all’altra a vedere se per caso tra le erbe, nei rigagnoli, nelle discariche impreviste, nelle distese vuote dei quartieri, si trova ancora qualche cosa da salvare”: scrive alla Misna padre Claudio Marano, che da 22 anni gestisce il Centro giovani di Kamenge. “Questa delle inondazioni è una delle tante prove a cui siamo stati messi di fronte – ha sottolineato il missionario saveriano – Purtroppo accade proprio in coincidenza con la settimana di appoggio al Centro, per salvarlo dalla chiusura (per mancanza di fondi, ndr) e per svolgere attività tra le varie religioni. Non abbandonateci!”. Il Centro giovani di Kamenge è in prima fila negli aiuti ai residenti dei poveri quartieri settentrionali – stimati in 400.000 persone – e in particolare ai suoi 42.200 iscritti, oltre ad aver contribuito alla riconciliazione tra le due principali etnie (hutu e tutsi) dopo la guerra civile. (R.P.)








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