Burundi: si aggrava il bilancio delle inondazioni a Bujumbura
Si aggrava di ora in ora il bilancio delle inondazioni che domenica sera hanno colpito
il nord e l’est di Bujumbura. Fiumi di acqua, fango e detriti ma anche il crollo delle
case hanno causato finora 67 morti accertati, 182 feriti oltre ad aver distrutto 3.700
abitazioni. Fonti governative e di polizia riprese dall'agenzia Misna, hanno però
sottolineato che si tratta di un bilancio ancora provvisorio, destinato a crescere.
Col defluire delle acque, corpi senza vita vengono ritrovati quotidianamente nei quartieri
densamente popolati di Kamenge, Kinama, Gihosha, Gasenyi e a Gatunguru, località del
comune di Mutimbizi (nord-est), tra le zone più danneggiate dalle piogge torrenziali.
Tuttavia le autorità non hanno ancora diffuso alcun dato sul numero di sfollati, stimati
dalla Croce Rossa locale in almeno 10.000 come conseguenza della distruzione su vasta
scala di abitazioni costruite in mattoni di terra essiccata che hanno ceduto al peso
dell’acqua piovana e dei detriti di ogni genere. Le piogge hanno travolto tutto sul
loro passaggio: bestiame, terreni coltivati, macchine, ponti e strade, privando interi
quartieri di acqua potabile, luce e telefono. “La vita sta riprendendo pian piano
il suo corso regolare. Abbiamo deciso di far seppellire i corpi delle vittime per
scongiurare il rischio di malattie e epidemie. E’ stata la peggior calamità naturale
nella storia della città” ha detto Saidi Juma, sindaco di Bujumbura, assicurando “l’aiuto
materiale e il sostegno” del governo ai senzatetto. “Siamo stati letteralmente sommersi
e il fango è entrato nel centro, nelle sale a piano terra, nella biblioteca e nella
casa. Come tanti altri ci siamo trovati di fronte al disastro. La gente va da una
parte all’altra a vedere se per caso tra le erbe, nei rigagnoli, nelle discariche
impreviste, nelle distese vuote dei quartieri, si trova ancora qualche cosa da salvare”:
scrive alla Misna padre Claudio Marano, che da 22 anni gestisce il Centro giovani
di Kamenge. “Questa delle inondazioni è una delle tante prove a cui siamo stati messi
di fronte – ha sottolineato il missionario saveriano – Purtroppo accade proprio in
coincidenza con la settimana di appoggio al Centro, per salvarlo dalla chiusura (per
mancanza di fondi, ndr) e per svolgere attività tra le varie religioni. Non abbandonateci!”.
Il Centro giovani di Kamenge è in prima fila negli aiuti ai residenti dei poveri quartieri
settentrionali – stimati in 400.000 persone – e in particolare ai suoi 42.200 iscritti,
oltre ad aver contribuito alla riconciliazione tra le due principali etnie (hutu e
tutsi) dopo la guerra civile. (R.P.)