Sud Sudan: a rischio la ripresa dei colloqui ad Addis Abeba
È sempre più incerta la ripresa del negoziato di pace ad Addis Abeba tra i rappresentanti
del governo di Juba e il fronte fedele all’ex vicepresidente Riek Machar, all’origine
di scontri e violenze che hanno proiettato sul Sud Sudan lo spetto di un nuovo conflitto.
Ieri, l’improvviso rinvio dei colloqui che a fine gennaio avevano consentito di raggiungere
un cessate-il-fuoco, finora solo parzialmente rispettato, aveva già fatto intravedere
nuovi ostacoli sulla strada dei mediatori dell’Igad (Autorità intergovernativa per
lo sviluppo). A rafforzare tale convinzione - riferisce l'agenzia Misna - nella serata
di ieri, sono giunte le dichiarazioni del portavoce dei ribelli, Taban Deng, che ha
minacciato di “non prendere parte ai colloqui fino a quando i prigionieri politici
non saranno liberati e le truppe ugandesi abbandoneranno il territorio nazionale”.
Tuttavia, sulla possibilità di una ripresa, la situazione è ancora confusa: “Queste
dichiarazioni – ha detto il capo negoziatore dell’Igad, l’etiope Seyoum Mesfin in
conferenza stampa – contraddicono quanto promesso finora dal loro leader, che aveva
assicurato che non avrebbe posto queste questioni come una precondizione al dialogo”.
Nel comunicato, i ribelli al fianco di Machar accusano le truppe di Kampala di proseguire
le operazioni militari nonostante il cessate-il-fuoco e accusano le forze del presidente
Salva Kiir di aver messo sotto assedio un compound dell’Onu alla periferia di Juba,
che ha accolto migliaia di civili sfollati, perlopiù di etnia Nuer. Oggi, il primo
ministro etiope Hailemariam Desalegn si è aggiunto al coro di quanti – come Kenya
e Sudan – chiedono un ritiro delle truppe ugandesi dal Sud Sudan, poiché la loro presenza
“rischia di estendere il conflitto a libello regionale” e priva l’Igad “della forza
necessaria ad esercitare pressioni per il dialogo”. Non si è fatta attendere la risposta
di Juba che ha rivendicato il suo “diritto sovrano di chiedere agli amici di intervenire,
per mantenere la stabilità interna del Paese”. La rivalità tra il Presidente e il
suo ex vice, deposto dal suo incarico nel giugno scorso nell’ambito di un ampio rimpasto
di governo, ha riacceso i timori per un conflitto etnico tra le due principali comunità
del Paese, i Dinka a cui appartiene Kiir, e i Nuer di cui è esponente Machar. Entrambe
le parti nelle ultime settimane si accusano a vicenda di aver compiuto massacri di
civili della fazione opposta. (R.P.)