2014-02-11 14:26:55

Sud Sudan: a rischio la ripresa dei colloqui ad Addis Abeba


È sempre più incerta la ripresa del negoziato di pace ad Addis Abeba tra i rappresentanti del governo di Juba e il fronte fedele all’ex vicepresidente Riek Machar, all’origine di scontri e violenze che hanno proiettato sul Sud Sudan lo spetto di un nuovo conflitto. Ieri, l’improvviso rinvio dei colloqui che a fine gennaio avevano consentito di raggiungere un cessate-il-fuoco, finora solo parzialmente rispettato, aveva già fatto intravedere nuovi ostacoli sulla strada dei mediatori dell’Igad (Autorità intergovernativa per lo sviluppo). A rafforzare tale convinzione - riferisce l'agenzia Misna - nella serata di ieri, sono giunte le dichiarazioni del portavoce dei ribelli, Taban Deng, che ha minacciato di “non prendere parte ai colloqui fino a quando i prigionieri politici non saranno liberati e le truppe ugandesi abbandoneranno il territorio nazionale”. Tuttavia, sulla possibilità di una ripresa, la situazione è ancora confusa: “Queste dichiarazioni – ha detto il capo negoziatore dell’Igad, l’etiope Seyoum Mesfin in conferenza stampa – contraddicono quanto promesso finora dal loro leader, che aveva assicurato che non avrebbe posto queste questioni come una precondizione al dialogo”. Nel comunicato, i ribelli al fianco di Machar accusano le truppe di Kampala di proseguire le operazioni militari nonostante il cessate-il-fuoco e accusano le forze del presidente Salva Kiir di aver messo sotto assedio un compound dell’Onu alla periferia di Juba, che ha accolto migliaia di civili sfollati, perlopiù di etnia Nuer. Oggi, il primo ministro etiope Hailemariam Desalegn si è aggiunto al coro di quanti – come Kenya e Sudan – chiedono un ritiro delle truppe ugandesi dal Sud Sudan, poiché la loro presenza “rischia di estendere il conflitto a libello regionale” e priva l’Igad “della forza necessaria ad esercitare pressioni per il dialogo”. Non si è fatta attendere la risposta di Juba che ha rivendicato il suo “diritto sovrano di chiedere agli amici di intervenire, per mantenere la stabilità interna del Paese”. La rivalità tra il Presidente e il suo ex vice, deposto dal suo incarico nel giugno scorso nell’ambito di un ampio rimpasto di governo, ha riacceso i timori per un conflitto etnico tra le due principali comunità del Paese, i Dinka a cui appartiene Kiir, e i Nuer di cui è esponente Machar. Entrambe le parti nelle ultime settimane si accusano a vicenda di aver compiuto massacri di civili della fazione opposta. (R.P.)







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