2014-02-11 15:00:55

A Nanchino storico incontro tra Cina e Taiwan, il primo formale dal 1949


Storico incontro, il primo ufficiale, ieri tra Cina e Taiwan, dopo la guerra civile e la separazione avvenuta nel 1949. I rappresentati delle due realtà hanno avviato quattro giorni di colloqui, nella città cinese di Nanchino, che mirano ad aumentare la comprensione reciproca, i rapporti economici e commerciali e l’istituzione di rappresentanze internazionali. Il servizio di Massimiliano Menichetti: RealAudioMP3

Da una parte la Cina, dall’altra Taiwan. Seduti attorno a un tavolo, ufficialmente per la prima volta dalla separazione, dopo la guerra civile nel 1949. Di fatto, per ora, nessuna delle due realtà riconosce l’altra. Pechino considera Taiwan una propria provincia e non accetta la definizione di Repubblica di Cina. Nanchino però è diventata segno della volontà di dialogo e confronto. Zhang Zhijun, direttore dell’ufficio cinese per gli Affari su Taiwan, ha incontrato
Wang Yu-chi,
capo del Consiglio di Taipei per i rapporti con la Repubblica Popolare Cinese. Un appuntamento storico, in un contesto sobrio, che mira a formalizzare uffici di rappresentanza, rafforzare scambi commerciali ed economici, già formalizzati nel 2010, e aumentare la comprensione reciproca.

Sugli incontri di Nanchino, Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Fernando Mezzetti esperto dell’area:RealAudioMP3

R. – Il fatto che la Cina popolare organizzi questo incontro tenendolo a Nanchino, è un segnale importantissimo: era la capitale della Cina nazionalista ci Chiang Kai-shek, sede centrale del Kuomintang. I colloqui sviluppano una “entente cordiale” che è in atto da quando a Taiwan è stato messo fuori gioco politico il filone democratico e indipendentista di Taiwan. Paradossalmente, c’è maggiore intesa tra i nazionalisti del Kuomintang, che sono tornati al potere a Taiwan con liberissime elezioni, che non tra i nativi di Taiwan e la Cina popolare, perché i nativi di Taiwan vogliono l’indipendenza formale: vogliono avere accesso a tutte le istituzioni internazionali, tipo l’Onu, in quanto Repubblica di Taiwan, e vogliono smetterla comunque di chiamarsi “Repubblica di Cina”.

D. – Al centro dei colloqui, sia la questione delle rappresentanze internazionali ma soprattutto il rafforzamento degli scambi commerciali ed economici, formalizzati ufficialmente nel 2010, ma che in realtà vengono da molto prima…

R. – Gli scambi sono molto intensi da prima ancora di questo disgelo in atto, sugellato dal fatto stesso che gli incontri si svolgano a Nanchino. Taiwan ha investito centinaia di milioni di dollari, ormai dagli inizi degli anni Novanta, a Pechino, e ci sono decine di migliaia di imprese di Taiwan che operano nella Cina continentale. Quindi, i rapporti economici sono intensissimi, hanno rivitalizzato l’economia di Taiwan e i taiwanesi hanno contribuito allo sviluppo economico cinese sia con i capitali sia con il know-how, con la conoscenza tecnologica in cui Taiwan si è avviata molto prima di Pechino. Per cui, si sviluppano i rapporti economici e a livello di popoli con i collegamenti aerei che sono stati istituiti e si sviluppano anche con l’ammissione di Taiwan, sia pure in tono minore, a certi eventi internazionali: alle Olimpiadi in corso a Sochi c’è la squadra di Taiwan che si chiama “Taiwan-Cina” e già questo è un’accettazione da parte di Pechino di un “alter ego” cinese che però riconosce un’unica Cina.

D. – Qual è il futuro, a questo punto, vista anche la tua esperienza sul terreno?

R. – E’ chiaro che Taiwan non si riunificherà mai con una Cina autoritaria, quale quella del Partito comunista che è al potere, e quindi confida in una evoluzione interna del sistema che è avvenuta dal 1990 in poi. Così come la Cina confida in un avvicinamento e in una crescente fiducia di Taiwan verso Pechino. La Cina conta di fare con Taiwan ciò che ha fatto con Hong Kong: per un certo numero di anni, un Paese, due sistemi.

D. – La leva economica può servire all’unificazione, in questo senso?

R. – La Cina ha un fortissimo ruolo nella tenuta economica di Taiwan, come base produttiva, intendo dire, non come consumi, naturalmente. Ma non basterà, l’economia. Se bastasse l’economia, l’operazione dell’unificazione sarebbe già avvenuta.


Ultimo aggiornamento: 12 febbraio







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