2014-02-10 14:12:40

Veglia di preghiera per la Siria a Roma. Mons. Marayati: "Crediamo ancora nella pace"


Si è pregato per la Siria domenica sera a Roma: nella parrocchia di Santa Maria in Portico in Campitelli, una veglia è stata presieduta dal vescovo ausiliare di Roma mons. Matteo Zuppi. I fedeli e religiosi presenti hanno pregato per la pace nel Paese mediorientale e la liberazione di tutti i rapiti, in particolare i due sacerdoti padre Michel Kayyal e padre Maher Mahfouz, il vescovo siro-ortodosso di Aleppo, Gregorios Youhanna Ibrahim, e il vescovo greco-ortodosso di Aleppo e Iskenderun, Bouloz Yaziji, le suore di Maalula e padre Paolo Dall’Oglio, gesuita romano. Per noi c’era Davide Maggiore:RealAudioMP3

“Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati, beati i miti, perché avranno in eredità la terra… Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”. Il “discorso della montagna”, tratto dal Vangelo di Matteo, insieme ai canti della comunità di Taizé, ha accompagnato la meditazione di quanti si sono raccolti in preghiera. Questa la riflessione di mons. Matteo Zuppi:

“Non c’è felicità e non c’è beatitudine senza lavorare per la pace, senza scegliere di stare dalla parte di chi è afflitto, di chi deve essere consolato, non c’è felicità chiudendosi nella bolla di sapone o diventando spettatori. Il rischio di fronte alle guerre e anche alla guerra in Siria è di essere distratti, di non vivere la tragedia di quel Paese. Lavorare per la pace vuol dire perlomeno fare nostra la domanda, il gemito di dolore, e intercedere per la Siria”.

Oltre all’intercessione per la Siria e per i popoli del Medio Oriente - perché abbandonino ogni divisione e costruiscano un futuro di giustizia e pace - a un anno dal sequestro dei due sacerdoti di Aleppo, si è chiesta la liberazione loro e di tutti gli ostaggi del conflitto siriano. Ancora mons. Zuppi:

“Molti di loro li conoscevamo, sono amici, persone che, come i due vescovi, in realtà cercavano di liberare altri. Ci aiutano a capire la tragedia di questo Paese che è interamente prigioniero della violenza e della guerra”.

Della situazione in Siria ha dato testimonianza mons. Boutros Marayati, l’arcivescovo armeno cattolico di Aleppo, che ha parlato di una città “martire”, i cui abitanti sono “senza acqua, senza luce, senza cibo, senza medicine né riscaldamento”:

“Ma noi ancora crediamo nella pace, ancora crediamo che Dio è con noi e non ci lascia mai. Crediamo nella forza della preghiera. Crediamo nei miracoli!”.

La preghiera dei religiosi e dei fedeli di Roma è una consolazione per il popolo sirano, ha proseguito l’arcivescovo:

“Dirò ai miei fedeli: non abbiate paura, non lasciate il Paese, credete nel Signore e il Signore ascolterà il grido di tutti coloro che vivono la guerra e aspettano la pace”.

Sul valore della preghiera si è soffermato anche mons. Zuppi, a partire dalla parabola evangelica della vedova insistente:

“Non può che essere così. Chi vuole giustizia e chi è colpito dalla sofferenza chiede con insistenza finché non ottiene. È quello che noi dobbiamo far nostro, ciò che il Signore ci insegna, cioè a essere insistenti. Per noi che siamo spesso molto più rapidi, ci stanchiamo subito, questa insistenza ci aiuta ad andare in profondità e scegliere davvero di pregare per la Siria”.

Ultimo aggiornamento: 11 febbraio







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