"Save the children" risponde a "La Repubblica": travisata la nostra ricerca sui social
network
Lunedì scorso i giornali – riportando i risultati di una ricerca dell’Istituto Ipsos
- titolavano a tutta pagina “indagine shock”, rivelando che un italiano su tre è favorevole
a rapporti sessuali tra adulti e minori. Addirittura “La Repubblica” scrive “il sondaggio
che sdogana la pedofilia”. Roberta Gisotti ha intervistato Valerio Neri,
direttore generale dell’organizzazione “Save the Children”, che ha commissionato il
sondaggio, in vista della Giornata europea per la sicurezza su Internet, che ricorreva
ieri:
D. - Dott. Neri,
è vero o si tratta di semplificazioni che avvalorano una realtà che non è? Voglio
dire che una campagna mediatica può indurre nell’opinione pubblica emulazione per
conformarsi a ciò che si crede sia la cultura dominante e creare sfiducia in chi la
pensa diversamente e giocare infine a favore di chi promuove invece in assoluta minoranza
un’idea, una causa, in questo caso il sesso tra adulti e minori...
R. – Sì,
sono d’accordo. Mi è dispiaciuto moltissimo, soprattutto vedere il titolo de “La Repubblica”
totalmente sbagliato, fuorviante. Ci siamo anche lamentati ufficialmente con il giornale.
Quindi lei ha perfettamente ragione. Ogni anno noi facciamo ricerche sull’uso delle
nuove tecnologie da parte dei ragazzi. Negli ultimi casi di cronaca, però, le ragazzine
coinvolte nella prostituzione ai Parioli, a Roma, e altri casi, ci hanno fatto chiedere:
“Ma questi ragazzi cui noi ci rivolgiamo e con i quali lavoriamo nelle scuole e così
via, si trovano inseriti in un mondo adulto e gli adulti verso di loro, anche su Internet,
come si comportano?”. E quando abbiamo visto che ad una domanda precisa sullo scambio
di contenuti sessuali su Internet tra un adulto e un ragazzo, il 38 per cento sostiene
che sono accettabili, questa cosa ovviamente ci ha molto, molto preoccupato. Al di
là che uno sia genitore dei propri figli, vorrei ricordare che ci chiamiamo adulti
proprio perché abbiamo una responsabilità verso tutti quei ragazzi che si chiamano
“minori di età”, proprio perché sono persone in formazione. Non è certamente accettabile
che un quarantenne, magari fingendosi ragazzino, abbia delle relazioni di ordine sessuale,
anche se solo virtuale via Internet, con ragazzi che sono distanti dalla sua età di
oltre 20 anni.
D. – Quindi quello che emerge è che si devono difendere i minori
dalla loro inesperienza, ma anche dalla irresponsabilità degli adulti...
R.
– Esatto. Lei ha centrato il problema, almeno a leggere i dati della ricerca, perché
molti adulti – il 26 per cento – sostiene anche di avere tra i propri contatti – sapete
la lista degli ‘amici’ nei vari social network - anche ragazzi che loro sanno essere
senz’altro minori, ma che non appartengono neanche al proprio gruppo familiare, parentale
o amicale. E’ una cosa strana, no? Se ci pensiamo, insomma, cosa ha da condividere
un quarantenne con un quindicenne?
D. – Quindi l’ambiente digitale sicuramente
sta creando problematiche nuove delle quali è giusto parlarne: parlarne in famiglia,
a scuola...
R. – Sì ... parlarne sui giornali. E’ un problema questo, perché
quello che notano i sociologi è che anche le differenze delle generazioni si stanno
molto abbassando. E questa cosa genera una sproporzione tra ragazzi e adulti molto
grave. Un ragazzo ha molta virtualità in testa, soprattutto sulla sessualità, sull’emozione,
sugli affetti legati alla sessualità, mentre un adulto normalmente ha avuto la sua
famiglia, i suoi innamoramenti, è una persona che l’ha praticata realmente e quindi
ha molti più strumenti di un ragazzo. Questa sproporzione tra le due classi generazionali
ovviamente crea dei rischi che poi finiscono sui giornali non come ricerche, ma come
dati di cronaca: ragazzi più o meno sedotti dall’adulto a fare delle cose o ad incontrarsi
con lui. Tutti comportamenti molto seri, assolutamente non accettabili, che però nascono
da questa confusione, che Internet e i social network proprio come strumenti favoriscono,
attraverso la falsa identità, il furto della personalità. La nostra ricerca voleva
essere, come è stata, in questo senso un “per favore, società italiana alza l’attenzione
su queste cose”.
D. – Anche ricordare i diritti dei minori ad una educazione
e iniziazione sessuale equilibrata, che appunto ne rispetti lo sviluppo psicofisico...
R. – Assolutamente sì. Lo sviluppo della sessualità insieme all’affettività,
che la sessualità deve rappresentare per tutti.