Pillola del giorno dopo. Cambia la dicitura: da abortivo a contraccettivo. Scienza
e Vita: "Una bugia"
Da Farmaco abortivo a contraccettivo. Cambia la dicitura sul foglietto illustrativo
della pillola del giorno dopo. La revisione è stata pubblicata in Gazzetta
Ufficiale. Ma nel merito l’opinione della comunità medico-scientifica è ancora spaccata.
Il servizio di Paolo Ondarza:
Pillola del
giorno dopo, si cambia. Solo a parole per il momento, ma se queste vengono scritte
nero su bianco sul foglietto illustrativo il loro peso diventa enorme. Nonostante
la comunità medico-scientifica sia tutt’altro che unanime a riguardo, sul bugiardino
la vecchia dicitura "il farmaco potrebbe anche impedire l'impianto", è stata sostituita
con "inibisce o ritarda l'ovulazione". Totale il disaccordo dell’associazione "Scienza
e Vita". L'opinione di Bruno Mozzanega, ginecologo, ricercatore dell’Università
di Padova:
R. – Nessun bugiardino più di questo ha il dovere di chiamarsi
bugiardino, perché riporta una grossa bugia, anche se lo dice l’Aifa, anche
se lo dice l’Agenzia europea del farmaco, anche se lo dice la Federazione mondiale
dei ginecologi. La letteratura mondiale sperimentale su cui si fondano queste considerazioni
evidenzia, con molta chiarezza, che il levonergestrel agisce inibendo l’ovulazione
soltanto quando viene dato nel primo dei giorni fertili. In tutti gli altri giorni,
ma soprattutto nei preovulatori, che sono i più fertili, tutte le donne studiate ovulano,
l’unica cosa è che il corpo luteo, cioè la struttura che poi deve assicurare che l’organismo
materno si prepari alla gravidanza, diventa insufficiente o ha una durata molto più
breve di quella che servirebbe per preparare l’endometrio all’impianto dell’embrione
concepito. Quindi è una grossa bugia.
D. – Secondo voi, quindi, la pillola
del giorno dopo impedisce l’impianto e non è un semplice contraccettivo...
R.
– Sì, impedisce l’impianto del concepito e quindi non è compatibile con le nostre
leggi, che tutelano il concepito e che tutelano la vita umana dal suo inizio e non
dall’inizio della gravidanza, che gli americani vorrebbero far cominciare con l’impianto.
D.
– E’ grave se in un foglietto illustrativo vengono riportate informazioni non corrette,
grave per chi non conosce a sufficienza, anche comprensibilmente, questa materia così
difficile...
R. – E’ gravissimo. Credo che sia forse la più grave delle violenze,
a parte la violenza fisica, che oggi viene perpetrata nei confronti della popolazione,
soprattutto femminile, perché in questo modo si estorce un consenso che non è più
informato, ma condizionato dal potere scientifico, o chi altro stia dietro - non lo
so - che tende a far passare questi farmaci come anticoncezionali, quando non lo
sono, cioè ad alleggerire la responsabilità di un utente. Ma non è un alleggerire
la responsabilità dell’utente terminale, è non dargli la possibilità di effettuare
una scelta libera, perché gli si dà un’informazione falsa.
D. – A vantaggio
di chi?
R. – Ma, io penso a vantaggio di una cultura, che non ha nessun rispetto
per la persona sin dai suoi primi istanti, perché non ha nessun rispetto per l’embrione,
ma soprattutto non ha nessun rispetto per la verità. A loro pragmaticamente interessa
non effettuare interruzioni di gravidanza. Se questo viene fatto a scapito di concepiti
nelle prime fasi del loro sviluppo, loro sono del tutto indifferenti a questo meccanismo
di azione. Sono gli stessi che fanno la selezione genetica sugli embrioni, sono gli
stessi che vogliono utilizzare le cellule embrionali per la sperimentazione. E’ un’anti-cultura,
che purtroppo ha il sopravvento in questo momento.
D. – E a questo punto, per
quanto riguarda l’obiezione di coscienza, che cosa accadrà a quei farmacisti che da
sempre si rifiutano di dare la pillola del giorno dopo a chi la chiede o a
quei medici che si rifiutano di prescriverla?
R. – Io mi auguro che si possa
serenamente discutere dei meccanismi di azione di questi farmaci e che queste discussioni
non vengano limitate ai congressi medici, in cui parlano prevalentemente medici inviati
dalla case farmaceutiche. Mi auguro che emerga la verità e che medici e farmacisti,
ma soprattutto le donne, vengano tutelati nel proprio diritto a una informazione corretta
e onesta affinché possano decidere consapevolmente sia in relazione alle scelte professionali,
sia in relazione alle ancora più importanti scelte di vita.