Mons. Parolin ad Avvenire: la Segreteria di Stato diventi modello di rinnovamento
per tutta la Chiesa
La Curia Romana sia uno strumento “agile e snello” al servizio della “missione della
Chiesa nel mondo di oggi”. E’ uno dei passaggi chiave dell’intervista rilasciata da
mons. Pietro Parolin a Stefania Falasca e pubblicata ieri, dal quotidiano Avvenire.
Il segretario di Stato vaticano si sofferma su molti temi, dalla collaborazione con
Papa Francesco al ruolo della diplomazia vaticana, dal conflitto in Siria alla “stagione
dolorosissima” di Vatileaks. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Il mio stile
“non può essere” che quello di Papa Francesco, uno stile “nel quale mi sento profondamente
identificato”. Esordisce così mons. Parolin nella lunga intervista ad Avvenire.
Il futuro porporato si sofferma sul “rinnovamento della Chiesa” a cui il Papa sta
chiamando tutti “con insistenza” e osserva che la Segreteria di Stato dovrà assumere
con “totale disponibilità la conversione pastorale proposta da Papa Francesco”. Anzi,
aggiunge, “in un certo senso” dovrà diventare un “modello per l’intera Chiesa”. Mons.
Parolin sottolinea che la diplomazia vaticana è impegnata ad aiutare i popoli nella
“costruzione di un mondo umano e fraterno” nel quale siano tutelati “i più deboli
e i più vulnerabili”. Quindi, sulla Curia Romana, evidenzia che bisognerà “renderla
uno strumento agile e snello, meno burocratico e più efficace, al servizio della comunione
e della missione della Chiesa nel mondo di oggi”. Uno strumento, prosegue, “al servizio
del Papa e dei Vescovi, della Chiesa universale e delle Chiese particolari”. Certo,
ammette, “c’è sempre il pericolo di abusare del potere” e “da questo pericolo non
è sfuggita e non sfugge la Curia”. E avverte che “non basta una riforma delle strutture,
che pure ci deve essere, se non è accompagnata da una permanente conversione personale”.
Tuttavia, il segretario di Stato tiene a sottolineare che, anche nella Curia romana,
“ci sono stati e ci sono santi” ed è allora motivo di rammarico quando “con pennellate
troppo sbrigative e violente, si presenta un’immagine esclusivamente negativa della
Curia”. In definitiva, commenta, bisogna “lavorare sodo per diventare più umani, più
accoglienti, più evangelici come vuole Papa Francesco”.
Il presule risponde
così ad una domanda di Stefania Falasca su Vatileaks. Quella, afferma con amarezza,
“è stata una stagione dolorosissima, che mi auguro” sia “definitivamente tramontata”.
Una vicenda, annota, “che ha fatto soffrire ingiustamente Papa Benedetto XVI” e che
ha scandalizzato moltissime persone, danneggiando “non poco la causa di Cristo”. Quegli
avvenimenti, è la sua riflessione, “non debbono cessare di interrogarci sulla nostra
effettiva fedeltà al Vangelo”. Sullo Ior, mons. Parolin non entra nel merito delle
soluzioni tecniche, ma evidenzia che, secondo le indicazioni del Pontefice, la gestione
del denaro finalizzata “alle necessità della vita e della missione della Chiesa” deve
essere permeata “dai principi del Vangelo”. Una parte dell’intervista è poi dedicata
all’impegno della Santa Sede per la pace. Mons. Parolin definisce Papa Francesco “il
primo agente diplomatico della Santa Sede” e cita in particolare il suo ruolo
per una soluzione della guerra in Siria. A proposito di “Ginevra 2”, il presule ribadisce
la necessità di tracciare una road map “realistica per la fine del conflitto
e la realizzazione di una pace duratura”.
Il segretario di Stato non manca
di soffermarsi sulla difficile situazione dei cristiani in Medio Oriente, la cui situazione
“è una delle grandi preoccupazioni della Santa Sede”. E ancora, a proposito dei rapporti
con la Cina, si augura che “aumentino la fiducia e la comprensione tra le parti e
che ciò si possa concretizzare nella ripresa di un dialogo costruttivo con le autorità
politiche”. Mons. Parolin risponde dunque alle critiche al Papa, venute da alcuni
ambienti conservatori, che lo hanno definito addirittura “marxista” in economia. “E’
marxismo – si chiede – esortare alla solidarietà disinteressata e a un ritorno dell’economia
e della finanza a un’etica in favore dell’essere umano?”. E osserva che “il forte
intervento” di Francesco, per esempio in alcune parti di Evangelii Gaudium,
è motivato da situazioni “di diseguaglianza e di esclusione” presenti in America Latina
come in tante altre parti del mondo. L’intervista si conclude con una riflessione
sul rapporto tra Cei, segreteria di Stato e gestione dei rapporti con la politica
italiana. Per mons. Parolin, nessuno può “rivendicare in esclusiva” questi rapporti.
“La formula vincente – sottolinea – è la collaborazione, attraverso la quale si potrà
contribuire efficacemente al bene comune”.