In un libro l'esperienza solidale delle "fattorie sociali"
Giovani apprendisti con disabilità lavorano a fianco degli agricoltori e diventano
esperti nella raccolta, nella zappatura e nella vendita di frutta e verdura. Un testo
edito dalla casa editrice Erickson dal titolo “Fattoria sociale”, scritto da
Fabio Comunello e Eraldo Berti, fondatori della biofattoria Conca d’oro in
provincia di Vicenza, ripercorre la storia di questo aspetto dell’agricoltura. Maria
Cristina Montagnaro ha chiesto a Fabio Comunello quali sono gli aspetti
principali delle "fattorie sociali":
R. - Le "fattorie
sociali" sono delle realtà sempre più presenti in Italia. Tentano di interpretare
l’agricoltura e le attività connesse in modo da dare una possibilità di lavoro a persone
con disabilità oppure ai margini della società. I ragazzi che noi seguiamo – e ripeto,
tutti con disabilità; stiamo seguendo anche un gruppo di ragazzi adolescenti autistici
– hanno raggiunto una notevole capacità di interagire con la gente che viene al ristorante,
che viene ad acquistare i nostri prodotti in negozio e molti di loro hanno acquisito
una capacità di coltivare anche prodotti di nicchia. Qui abbiamo l’asparago bianco
di Bassano, il broccolo di Bassano … Riusciamo a dare un grosso contributo anche alla
qualità del cibo che offriamo ai nostri clienti passando attraverso i nostri ragazzi
che acquisiscono competenze sia nella coltivazione, sia nella trasformazione dei prodotti.
D.
- Quali sono gli aspetti principali di quest’agricoltura sociale?
R. - Noi
vogliamo che la disabilità non sia più considerata un’entità o una capacità residua
di questi nostri ragazzi; non ha senso ritenere che vadano solo assistiti. Invece
noi pensiamo che i ragazzi con disabilità abbiano grandissime risorse da mettere in
campo, rifiutando così l’idea di essere solo assistiti.
D. - In che cosa consiste
il progetto agricolo educativo della "Fattoria Conca d’oro"?
R. - Mi permetto
di correggere: non facciamo educazione, perché sono tutti maggiorenni. Pensiamo che
sia finito il tempo della terapia, dell’assistenza, della riabilitazione e che per
loro sia invece arrivato il tempo dell’abilitazione; non è solo un gioco linguistico,
si tratta di un progetto che permette loro di acquisire nel tempo lo status di lavoratori.
D.
– Secondo la Coldiretti, ci sono 10 milioni di animali in meno nel 2013. Che cosa
ne pensa?
R. - Penso che sia in termini economici, ma anche etici bisogna ritornare
ad un certo tipo di agricoltura perché la terra non supporta più l’insulto che anche
la stessa agricoltura ha contribuito a farle. Con le fattorie sociali in genere facciamo
coltivazioni di tipo biologico che siano rispettose della natura e degli animali.