Il Papa: le Olimpiadi di Sochi siano festa di sport e amicizia, i cristiani vivano
come "lampada accesa" nel mondo
Le Olimpiadi invernali di Sochi siano una “festa dello sport e dell’amicizia”. E’
l’auspicio espresso da Papa Francesco all’Angelus di ieri in Piazza San Pietro. Il
Pontefice ha inoltre rivolto un pensiero speciale a quanti soffrono, in vista della
Giornata Mondiale del Malato di domani. Dal Papa anche l’invito a tutti i cristiani
a dare "sapore" ai diversi ambienti in cui vivono e ad essere "lampada accesa" nel
mondo con la propria testimonianza. Il servizio di Alessandro Gisotti:
All’Angelus,
Papa Francesco ha espresso un augurio speciale per le Olimpiadi in corso a Sochi,
in Russia. Un pensiero rivolto a quanti hanno organizzato l’evento come anche ai protagonisti
delle diverse discipline sportive:
“In questi giorni si svolgono a Sochi,
in Russia, i Giochi Olimpici Invernali. Vorrei far giungere il mio saluto agli organizzatori
e a tutti gli atleti, con l’auspicio che sia una vera festa dello sport e dell’amicizia”.
Prima
delle parole sulle Olimpiadi, commentando il Vangelo, il Papa aveva sottolineato che
anche noi, come i discepoli che seguivano Gesù, siamo chiamati ad essere “il sale
della terra” e la “luce del mondo”. E questo, ha osservato, sarà possibile se saremo
“poveri in spirito, miti, puri di cuore” e “misericordiosi”. I cristiani, “nuovo Israele”,
ha proseguito, ricevono da Cristo una missione: “Orientare, consacrare, rendere feconda
l’umanità”:
“Tutti noi battezzati siamo discepoli missionari e siamo chiamati
a diventare nel mondo un vangelo vivente: con una vita santa daremo 'sapore' ai diversi
ambienti e li difenderemo dalla corruzione, come fa il sale; e porteremo la luce di
Cristo con la testimonianza di una carità genuina. Ma se noi cristiani perdiamo sapore
e spengiamo la nostra presenza di sale e di luce perdiamo l'efficacia”.
“Il
cristiano – ha detto ancora – dovrebbe essere una persona luminosa, che porta luce,
sempre dà luce!” Una luce, ha osservato, “che non è sua, ma è il regalo di Dio, è
il regalo di Gesù”. Quindi, su questo, ha dialogato con i fedeli in Piazza San Pietro:
"Ma io vorrei domandarvi adesso, come volete vivere voi? Come una lampada
accesa o come una lampada spenta? Accesa o spenta? Come volete vivere? [la gente risponde:
Accesa!] Lampada accesa! E’ proprio Dio che ci dà questa luce e noi la diamo agli
altri. Lampada accesa! Questa è la vocazione cristiana".
Il Papa ha così
ricordato che l’11 febbraio la Chiesa celebra la Giornata Mondiale del Malato, nella
memoria della Beata Vergine di Lourdes. E’ l’occasione “propizia”, ha esortato, “per
mettere al centro della comunità le persone malate, pregare per loro e con loro, stare
loro vicini”. In particolare, ha soggiunto, “possiamo imitare l’atteggiamento di Gesù
verso i malati di ogni genere: il Signore si prende cura di tutti, condivide la loro
sofferenza e apre il cuore alla speranza”. Ma il Papa non ha mancato di rivolgere
il pensiero anche agli operatori sanitari che, ha detto, svolgono un “lavoro prezioso”.
Essi, ha rilevato, “incontrano ogni giorno nei malati non solo dei corpi segnati dalla
fragilità, ma delle persone, alle quali offrire attenzione e risposte adeguate”:
“La
dignità della persona non si riduce mai alle sue facoltà o capacità, e non viene meno
quando la persona stessa è debole, invalida e bisognosa di aiuto. Penso anche alle
famiglie, dove è normale prendersi cura di chi è malato; ma a volte le situazioni
possono essere più pesanti… Tanti mi scrivono, e oggi vorrei assicurare una preghiera
per tutte queste famiglie, e dico loro: non abbiate paura della fragilità! Aiutatevi
gli uni gli altri con amore, e sentirete la presenza consolante di Dio".
“L’atteggiamento
generoso e cristiano verso i malati – ha ribadito – è sale della terra e luce del
mondo” ed ha invocato la Vergine Maria affinché “ci aiuti a praticarlo, e ottenga
pace e conforto per tutti i sofferenti”. Al momento dei saluti ai pellegrini, tra
cui un gruppo di teologhe cristiane riunite a Roma per un convegno, il Papa ha rivolto
un pensiero particolare a quanti, in diverse parti del mondo, sono messi alla prova
dal maltempo:
“Prego per quanti stanno soffrendo danni e disagi a causa
di calamità naturali, in diversi Paesi - anche qui a Roma - sono loro vicino. La natura
ci sfida ad essere solidali e attenti alla custodia del creato, anche per prevenire,
per quanto possibile, le conseguenze più gravi”.