Siria: rotta la tregua a Homs, attaccato un convoglio della Mezzaluna rossa
E’ per il momento fallita in Siria la consegna degli aiuti umanitari alla città vecchia
di Homs. Blocchi di cemento lungo la strada e il timore della presenza di mine antipersona
rendono difficile il lavoro di distribuzione. A Homs sarebbe teoricamente in vigore
un cessate il fuoco di tre giorni, già violato, per rendere possibile l’evacuazione
dei civili e la consegna dei generi di prima necessità: ieri dalla città erano riuscite
a uscire 83 persone. Francesca Sabatinelli:
Tregua violata
a Homs, nel giorno della consegna di aiuti umanitari alla popolazione, e all’indomani
dell’inizio dell’evacuazione della città vecchia assediata da venti mesi. Un tempo
enorme per gli abitanti privati di cibo e aiuti sanitari, i cui effetti erano visibili
su alcuni degli oltre 80 evacuati ieri, segnati dalla malnutrizione. Un colpo di
mortaio e alcuni spari, per ora non riconducibili ad alcuna delle parti in lotta,
hanno colpito oggi un convoglio della Mezzaluna rossa locale che cercava di entrare:
quattro i feriti. Alle porte della città è fermo anche un camion dell’Onu con forniture
sanitarie, le prime che entrano nel quartiere dal giugno del 2012. Le Nazioni Unite
proseguono intanto la distribuzione del cibo nel campo profughi di Yarmuk , a sud
di Damasco, che da un anno è assediato dalle forze del regime e teatro di scontri
tra i lealisti e i ribelli, e dove sono intrappolati migliaia di civili. Qui, dal
18 gennaio, sono stati consegnati circa 6.500 pacchi. Ad Aleppo, nel frattempo, una
pioggia di barili bomba, sganciati da elicotteri governativi sui quartieri controllati
dai ribelli, ha ucciso una ventina di persone, tra loro anche alcuni bambini. Vittime
civili anche nella parte della città nelle mani dei lealisti, per un bombardamento
delle forze ribelli.
Sul fronte diplomatico la comunità internazionale guarda
alla nuova tornata di colloqui di Ginevra2 che inizierà lunedì nella città elvetica
tra il governo di Damasco e l’opposizione, sotto la mediazione del rappresentante
di Onu e Lega Araba, Brahimi. L'accordo per l'evacuazione “è un primo segnale positivo
– ma ci sono voluti mesi di trattative” fa sapere mons. Mario Zenari, nunzio
apostolico a Damasco. Cecilia Seppia lo ha intervistato:
R. – Bisogna
prendere atto della buona volontà delle parti in conflitto. Bisogna ricordare che
è durato mesi, con diversi insuccessi, anche durante la stessa conferenza di Ginevra.
Finalmente si è arrivati a questa conclusione positiva. Direi che questo primo, anche
se minimo, passo positivo deve essere aperto su quel lungo cammino della soluzione
della crisi umanitaria urgente e catastrofica che riguarda un po’ tutta la Siria.
Secondo le statistiche delle Nazioni Unite sarebbero circa due milioni e mezzo di
persone che attendono con urgenza aiuti umanitari e che si trovano tagliate fuori
dall’accesso a questi aiuti umanitari, più o meno come i 25 mila abitanti di Homs,
quindi la strada è molto lunga ancora.
D. – Il governo di Damasco aveva detto
che oggi sarebbe iniziata la distribuzione degli aiuti umanitari, tre tonnellate di
cibo, medicine e altre forniture essenziali. Sicuramente non bastano però anche qui
c’è un corridoio umanitario che si è aperto...
R. - Secondo le informazioni
in mio possesso dovrebbe continuare ancora l’evacuazione di altre persone tra cui
anche, si spera, alcuni cristiani che fino a qualche ora fa non erano stati in grado
di poter lasciare il quartiere della città vecchia di Homs. Poi credo che dovrebbe
cominciare questa distribuzione degli aiuti umanitari.
D. – Questa strada del
cessate il fuoco localizzato per facilitare poi l’ingresso degli aiuti umanitari,
come è stato fatto ad Homs, potrebbe funzionare? Penso ad Aleppo, per esempio, anche
oggi raggiunta da colpi di mortaio, civili che muoiono sotto i barili bomba dell’esercito
quotidianamente… Potrebbe essere una strada da percorrere quella di cercare un cessate
il fuoco localizzato e poi agire di conseguenza?
R. – Sì. Potrebbe essere un
esempio o una prima prova. Se avrà successo per questi tre giorni, si spera che questa
prova possa essere ripetuta ad Aleppo in cui c’è urgenza di avere un cessate il fuoco,
alle volte, anche parziale.
D. - Lunedì riprendono i negoziati di Ginevra 2,
lo ha confermato l’Onu, sarà presente anche il governo di Damasco… Sarà comunque difficile
trovare un compromesso e il nodo principale resta la transizione politica…
R.
– E’ anche qui un fatto positivo, che continuino questi colloqui, anche se non c’è
da attendersi miracoli. Sarebbe da auspicare che la situazione umanitaria sia presente
nelle discussioni contemporaneamente anche alla ricerca di una soluzione politica,
le due cose dovrebbero andare insieme. La strada è molto lunga, non bisogna desistere,
occorre continuare con buona volontà da una parte e dall’altra. Le parti che siedono
attorno al tavolo, non dovrebbero dimenticare le aspettative della stragrande maggioranza
della popolazione siriana che si aspetta una Siria nuova, più democratica, più rispettosa
dei diritti umani e delle libertà fondamentali, e tutto questo vuole raggiungerlo
con mezzi nonviolenti ma con soluzioni politiche.