Cor Unum nelle Filippine: un Centro per orfani e anziani colpiti dal tifone Haiyan
E' da poco rientrata in Vaticano la delegazione del Pontificio Consiglio Cor Unum,
il dicastero del Papa per la carità, guidata dal suo presidente, il card. Robert Sarah
e dal sottosegretario mons. Segundo Tejado Muñoz, che, a nome del Papa, ha visitato
le zone colpite tre mesi fa dal tifone Haiyan e ha avviato un progetto per la costruzione
di un Centro per bambini orfani e di una Casa per anziani. Il tifone Haiyan ha causato
oltre 5.200 morti, 23mila feriti, 1.600 dispersi e 4 milioni di sfollati. Roberto
Piermarini ha chiesto a mons. Segundo Tejado Muñoz qual è oggi la situazione
nelle zone devastate dal tifone:
R. - Prima di
tutto voglio dire che la situazione è ancora di emergenza. Non si parla ancora di
ricostruzione, anche se i progetti di ricostruzione si stanno avviando ma la situazione
che noi abbiamo visto è una situazione ancora di emergenza, sia abitativa - tantissime
case sono state distrutte anche perché fatiscenti, c’è gente molto povera - sia di
cibo, di acqua potabile ed infrastrutture. Quindi, io direi che bisogna ancora aspettare
per poter parlare di ricostruzione di tutte le strutture che sono state danneggiate.
D.
- Qual è lo stato d’animo della popolazione colpita?
R. - Siamo rimasti molto
impressionati. Ogni volta che visitiamo una di queste zone è come se fossimo noi a
dover portare speranza invece uno poi torna con un bagaglio di speranza ancora più
grande grazie alla gente del posto. È come se queste sciagure creassero nella popolazione,
nelle persone, una risorsa, qualcosa che viene da dentro. Quindi, ci ha colpito tantissimo
prima di tutto la fede di questo popolo, la fede in Dio, la fede cattolica; abbiamo
celebrato la messa in una tenda perché la chiesa era stata completamente distrutta.
È chiaro che da alcuni volti scendevano lacrime perché hanno sofferto la perdita dei
loro cari, delle persone amate o di intere famiglie. Allo stesso tempo però abbiamo
visto un popolo che prega, che canta e che ha speranza. Quando parli con loro ti trasmettono
veramente una speranza che viene dall’alto, che viene sicuramente dal cielo. È la
speranza che Dio da a queste persone, in questi momenti così difficili.
D.
- Avete incontrato anche il Presidente delle Filippine Aquino: qual è stato il clima
di questo incontro?
R. - E’ stato molto cordiale. Siamo stati accolti nel palazzo
presidenziale, è stato un incontro molto cordiale ed affettuoso. Alcuni di noi hanno
chiesto allo Stato filippino - già in prima linea per la ricostruzione - che si impegni
anche nella ricostruzione delle chiese, perché la Chiesa per le Filippine è un luogo
molto importante. Abbiamo domandato alle persone del luogo - così come ha fatto anche
il cardinale Sarah - “Cosa volete che facciamo?” e molte persone hanno detto: “Ricostruiteci
la chiesa, prima che le nostre case”. E’ paradossale pensare che uno possa chiedere
prima di ricostruire degli ospedali, o delle scuole ed invece loro ci hanno chiesto
di ricostruire le chiese. La chiesa è stato il luogo dove hanno trovato un primo aiuto
ma hanno trovato anche una parola di speranza, una parola che li ha aiutati ed un
luogo anche di aggregazione sociale. In questi Paesi - così come da noi - la Chiesa
serve per aggregare le persone affinché trovino anche una parola che possa aiutarli
ad affrontare la situazione nella quale si trovano. Questo è stato veramente toccante
e l’abbiamo anche trasmesso al Presidente della repubblica delle Filippine che era
d’accordo con il sentimento espresso dal suo popolo.
D. - Qual è il progetto
che vuole realizzare “Cor Unum” a nome del Papa in questa zona delle Filippine così
disastrata?
R. - “Cor Unum” come sapete è il dicastero del Papa per le opere
caritatevoli. Quindi, appena ci sono giunte notizie del tifone abbiamo mandato, attraverso
la nunziatura apostolica, un primo contributo simbolico, un segno che il Papa è presente
e che ha a cuore queste persone che stanno soffrendo, che loro sono nel suo cuore
e nelle sue preghiere. Abbiamo già mandato un primo contributo economico per poterli
aiutare ma adesso vogliamo portare avanti un progetto a nome del Papa, come segno
della sua presenza in questa zona colpita, soprattutto nell’arcidiocesi di Palo che
è stata la zona maggiormente interessata. Quindi, abbiamo parlato con l’arcivescovo
che si è detto disposto - insieme ad una congregazione di suore - a gestire un orfanotrofio
perché ci sono tanti bambini che hanno perso le loro famiglie, quindi è necessario
un luogo dove poterli aiutare e poter orientare anche il futuro di questi bambini.
All’interno dello stesso progetto e nello stesso territorio c’è in programma una casa
per anziani ed una piccola clinica. Vogliamo costruire queste strutture e per fare
ciò stiamo cercando fondi; approfitto infatti di questa opportunità che mi da la Radio
Vaticana anche per fare appello alla generosità, alla carità dei tanti fedeli che
ci ascoltano. A nome del Papa, quindi vogliamo fare questa opera per aiutare l’intera
zona e la gente più povera, coloro che soffrono di più.