A rischio chiusura il call center di Roma per i malati di Alzheimer
Potrebbe chiudere il call center "Alzheimer Oggi", nato a Roma dieci anni fa per dare
informazioni ai malati e ai loro familiari. All’origine, la revoca del finanziamento
di 50 mila Euro annuali da parte del Comune di Roma, ma le associazioni che lo gestiscono
non se la sono sentita di sospendere il servizio, come ha spiegato ad Elisa Sartarelli
il presidente dell’Associazione Alzheimer Uniti Roma, Luisa Bartorelli:
R. – Abbiamo
ricevuto la comunicazione ufficiale il 10 gennaio. Quindi, avremmo dovuto sospendere
immediatamente ma non ce la siamo sentita, perché ci sentiamo responsabili di questo
servizio che, secondo me, per la cittadinanza è molto importante, in quanto il nostro
bacino d’utenza è grande. Continuiamo il nostro lavoro con la speranza di trovare
una soluzione in qualche modo, perché il Comune continui a finanziarci.
D.
– Per quali motivi il centro è costretto a chiudere?
R. – Credo che ci sia
sempre in ballo la crisi economica, i fondi diminuiti per i sevizi sociali... Una
delle “scuse” di chi ha scritto questa lettera di rinnego è che c’è un grande
calo del numero delle telefonate rispetto a quando si è iniziato 10 anni fa. Ma questo
è un fatto fisiologico: noi mettiamo in contatto chi chiama con le associazioni –
per il prosieguo di una presa in carico dei problemi e per cercare soluzioni – ed
alcune persone poi telefonano direttamente alle associazioni. Tutti i casi nuovi però
devono passare dal call center; questa funzione di collegamento ha un compito veramente
molto importante. Stiamo aspettando un segno dal Comune, dall’Assessorato dei Servizi
Sociali, una convocazione per discutere di questo problema e cercare soluzioni che
secondo me ci sono.
D. – In che modo avete aiutato famiglie e malati nel corso
di questi anni?
R. – Ci telefonano famiglie che hanno problemi in tutti i vari
stadi della malattia: dall’esordio, quando c’è un disorientamento della famiglia e
il “cosa fare?” è la domanda principale, e quindi forniamo anche un orientamento ai
servizi esistenti, che noi conosciamo a fondo; poi, allo stadio intermedio in cui
ci sono problemi nella gestione della malattia, cioè del malato e dei suoi comportamenti;
infine, nello stadio più avanzato quando ci sono problemi medico-infermieristici e
quindi anche una richiesta di servizi di questo genere. Noi aiutiamo ad orientarsi
in tutte queste fasi, dando sostegno anche psicologicamente. A volte rispondiamo anche
a persone che telefonano semplicemente perché hanno paura di avere l’Alzheimer. Questo
succede sempre più spesso, anche perché i mass media ne parlano moltissimo. Alcuni
pensano che un calo di memoria – che è invece di tipo fisiologico nell’invecchiamento
– possa essere già la malattia dell’Alzheimer o corrispondere ad altri tipi di demenza.
Quindi, in questi casi abbiamo anche una funzione di rassicurazione.
D. – C’è
ancora una speranza perché il centro Alzheimer oggi possa rimanere attivo?
R.
– Noi non perdiamo mai la speranza! Aspettavamo qualche notizia che però non è arrivata.
Adesso interpelleremo, anche ufficialmente, il Comune, l’Assessorato e forse anche
la Regione e vedremo di andare avanti. Per adesso non sospendiamo il servizio, perché
ci sembra veramente una cosa iniqua. Per la Giornata mondiale dell’Alzheimer siamo
stati all’udienza del Papa che ci ha anche nominati: siamo grati per questo e anche
commossi.