2014-02-07 14:04:33

"Bici senza frontiere": a Bologna il raduno dei ciclisti italiani


Aumentano le persone che decidono di spostarsi in città in bicicletta, spinti anche dalla volontà di risparmiare qualcosa e far bene all’ambiente. 14 milioni gli italiani che pedalano e 5 milioni sono quelli che la utilizzano come mezzo sostitutivo alla macchina, secondo il Censis. Ciclisti da ogni parte d’Italia si incontreranno a Bologna domani per “Bici senza frontiere”, un appuntamento per chiedere strumenti che rendano più ciclabile il nostro Paese. Simona Larghetti di Salvaiciclisti Bologna, spiega al microfono di Maria Cristina Montagnaro di cosa si tratta:RealAudioMP3

R. - “Bici senza frontiere” è un gioco urbano a squadre, composte di giocatori di tutte le età e di tutte le provenienze, da tutte le città di Italia. Un gioco che, come dice il titolo stesso, coinvolge le bici, ma non solo perché si tratta di un grande raduno nazionale di tutti i ciclisti urbani, un invito a giocare, a partecipare e a celebrare la bicicletta come mezzo del futuro.

D. - Quali sono i vostri obiettivi?

R. - Quello che noi cerchiamo di fare è promuovere l’idea di una mobilità diversa, ovviamente anche con lo sviluppo del trasporto pubblico per le lunghe distanze e per tutte quelle esigenze che la bicicletta da sola non può coprire. Però siamo cittadini e quindi diciamo che il nostro lavoro di diffusione culturale può arrivare fino ad un certo punto. E’ arrivato il momento che anche le istituzioni e chi amministra inizino ad affrontare il problema così come è stato fatto nel resto di Europa.

D. - Che cosa chiede alle amministrazioni locali?

R. - Siamo impegnati nella battaglia per l’aggiornamento del Codice della Strada. Una proposta di modifica che è stata avanzata dall’Associazione dei Comuni Italiani - l’Anci - e sostenuta anche da noi, che prevede di cambiare le città per fare in modo che la bicicletta sia un mezzo previsto, perché nell’attuale Codice della Strada tante norme che riguardano la bici non ci sono proprio perché il Codice è fermo al 1975.

D. - Quali sono gli strumenti per incentivare proprio la ciclabilità?

R. - Il primo strumento in assoluto è quello della moderazione del traffico, piuttosto che chiedere continuamente la costruzione di piste ciclabili nel mezzo della città, anche perché a volte le città non hanno neanche lo spazio. Quello che chiediamo è un provvedimento che vada a favore di tutti gli utenti, ovvero dell’istituzione del limite dei 30 orari nei centri abitanti. Questo contribuirebbe a rendere la strada sicura per tutti, anche per i pedoni che spesso sono vittima di incidenti proprio sugli attraversamenti pedonali perché l’alta velocità delle auto non dà il tempo al conducente di fermare l’auto. Sarebbe, quindi, un provvedimento che renderebbe possibile e accessibile la strada in sicurezza alle biciclette, ai pedoni e a tutti gli utenti della strada.

D. - Cosa rischia il ciclista pedalando in città?

R. - Sebbene il ciclista sia quello che fa la scelta meno pericolosa per gli altri, è quello che purtroppo rischia di subire di più: stiamo parlando di migliaia di morti nel corso di questi ultimi 10 anni. Le statistiche e i fatti ci dicono che l’unica cosa che rende il ciclista debole è l’alta velocità degli altri mezzi.







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