Visita ad Limina dei vescovi polacchi. Mons. Wątroba: attacco alla
famiglia, il gender nelle scuole
Prosegue in Vaticano la visita “ad Limina” dei vescovi polacchi, un gruppo dei quali
anche questo giovedì è stato ricevuto da Papa Francesco. Mercoledì hanno partecipato
all’udienza generale in Piazza San Pietro. Il Papa li ha salutati pregando di portare
il suo saluto ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai fedeli laici e a tutti
i polacchi: “Assicuro la mia preghiera - ha detto - per voi e per coloro che il Signore
ha affidato alla vostra cura. Pregate anche per me. Dio benedica voi e la Chiesa in
Polonia!”. Al centro degli incontri dei presuli con il Papa, in questi giorni, è in
particolare la sirtuazione della famiglia. Al microfono di Stefano Leszczynski
ce ne parla mons. Jan Franciszek Wątroba, vescovo di Rzeszów e presidente
della Commissione per la famiglia della Conferenza episcopale polacca, oggi in udienza
dal Papa:
R. – La maggioranza
dei polacchi si dichiara credente e appartenente alla Chiesa cattolica. Molti giovani
afferrano che la famiglia è per loro un luogo dove possono imparare come vivere, dove
apprendono i valori cristiani, dove possono sentirsi sicuri. E’ strano, dunque, che
ci sia un attacco per distruggere la famiglia. Ultimamente alcune associazioni hanno
promosso l’ideologia gender nelle scuole. Vogliono cambiare la definizione di famiglia,
distruggere l’identità di uomo e di donna. Il problema è importante, anche perché
il Ministero dell’Educazione non si pronuncia contro queste pratiche. Un altro problema
è la crescita del numero di giovani che convivono. Nel caso in cui nascano dei figli,
questi non vengono istruiti nella fede cristiana.
D. – La situazione di forte
secolarizzazione che lei ha descritto e che colpisce le famiglie in Polonia vale anche
per famiglie polacche che vivono all’estero?
R. - Molte famiglie polacche vivono
la situazione dell’emigrazione per molti motivi, soprattutto per motivi di lavoro.
Tanti bambini vedono i propri genitori soltanto durante le feste. Così il processo
di educazione è molte volte travolto dalla solitudine dei bambini che vivono soltanto
con uno dei genitori o in particolari casi con i nonni. I vincoli familiari sono molte
volte spezzati e il processo dell’educazione religiosa è lasciato nelle mani dei maestri
e dei sacerdoti.
D. - E’ un quadro molto difficile quello della famiglia in
Polonia, un po’ come nel resto dell’Europa. Ma ci sono aspetti positivi che è possibile
sottolineare nell’impegno pastorale per le famiglie in Polonia?
D. – Sì, ci
sono delle luci che permettono di guardare al futuro con ottimismo, nonostante tutto
ciò. Abbiamo adesso una delle migliori strutture di pastorale della famiglia. Nella
Conferenza episcopale esiste un centro che con il suo direttore coordina tutte le
iniziative per la promozione della vita. In tutte le diocesi esistono centri dove
i fidanzati possono prepararsi al sacramento del matrimonio. Osserviamo che più del
90 per cento dei fidanzati ha frequentato le catechesi prematrimoniali. I centri della
pastorale famigliare servono anche d’aiuto per i matrimoni in crisi e promuovono uno
stile di vita cristiana. L’altro motivo di gioia è l’osservazione della crescita continua
dei movimenti cattolici, dove i laici sono invitati a dare una gioiosa testimonianza
di vita cristiana nella famiglia.
D. – Come si stanno preparando le diocesi
polacche al prossimo sinodo per la famiglia?
R. – La cosa è molto recente.
In Polonia possiamo osservare molte iniziative per rendere presente nella vita quotidiana
l’insegnamento della Chiesa riguardo la famiglia. Molti laici hanno risposto al sondaggio,
alle domande poste da Papa Francesco sul motivo del terzo Sinodo straordinario dei
vescovi. Hanno presentato il loro punto di vista e hanno discusso con i sacerdoti
per poter capire meglio la loro identità di laici nella Chiesa.
Mons. Piotr
Libera, vescovo di Płock, parla del suo incontro con il Papa, al microfono di
Leszek Miroslaw Gesiak:
R. - È stato
un incontro molto semplice e molto fraterno. All’inizio il cardinale di Cracovia ha
presentato la situazione delle nostre Chiese locali, delle nostre provincie ecclesiastiche
poi ha preso parola il Santo Padre invitandoci a fare domande. Abbiamo così cominciato
con una serie di domande e riflessioni: siamo partiti dalla situazione delle famiglie
di oggi, i problemi del calo delle nascite e vari tipi di crisi delle famiglie di
oggi. Abbiamo anche toccato l’importantissimo argomento della nuova evangelizzazione.
A tal riguardo ho posto una domanda: “Come fare affinché la nostra pastorale nelle
nostre Chiese locali sia più kerigmatica?”, perché il "kerigma" trova difficoltà
a farsi strada. I nostri sacerdoti più anziani, che non sono abituati a questo modo
di predicare il Vangelo, certe volte faticano e sono un po’ chiusi; si può dire che
temono un po’ questa novità, questo tema che riguarda gli esercizi kerigmatici. Il
Santo Padre ha risposto con comprensione; ha detto che bisogna partire dai seminari:
i seminaristi devono imparare questo spirito missionario. Poi si è soffermato sul
tema dell’omelia: come farla, come predicare oggi, ci ha detto che le prediche non
devono essere troppo lunghe… Il vescovo castrense ha parlato di questa difficile situazione
dei soldati polacchi che tornano dall’Afghanistan, spesso con tante ferite interiori;
quindi ha chiesto come è meglio aiutarli. Anche qui il Santo Padre ha sottolineato
l’importanza della cura pastorale offerta a questi militari che trovano difficoltà
nell’inserirsi nella società e per creare una buona famiglia. Alla fine abbiamo ancora
una volta invitato il Santo Padre a Cracovia per la Giornata mondiale dei giovani.