Armi, nonostante la crisi si ricomincia a spendere nell'est e nel sud del mondo
Cresce la spesa per le armi, dopo il periodo di riduzione dei bilanci per la difesa
in piena crisi economica, e cresce nel sud e nell’est del mondo. E’ quanto emerge,
secondo un’anticipazione della stampa, dal rapporto annuale - in procinto di essere
pubblicato - stilato dall’agenzia "IHS Jane’s", la più autorevole in questo settore.
Oltre al triste primato degli armamenti in Medio Oriente, risultano in primo piano
l’Angola, la Russia, la Cina ma anche Giappone e Corea. Fausta Speranza ne
ha parlato con Germano Dottori, docente di Studi strategici all’Università
Luiss:
R. – Riflette
il deterioramento delle condizioni di sicurezza in alcune aree molto critiche del
mondo. Penso in particolare al Medio Oriente, dove la guerra di Siria rappresenta
solo l’elemento di maggiore visibilità di una situazione assai difficile, per una
serie di contrapposizioni di lunga durata che stanno venendo allo scoperto. L’altro
fattore molto importante è la competizione per la supremazia globale, che vede la
Cina intensificare i propri sforzi e anche la Russia cercare di risalire la china.
Io mi spiego in questa maniera i dati che stanno venendo alla luce e che sono del
tutto in linea con un trend recente che si sta consolidando.
D. – C’è
il triste primato dell’Angola, in questa nuova fase di corsa agli armamenti. Che dire
dell’Africa?
R. – C’è da dire anche questo dell’Africa. Intanto, l’Angola spende
perché l’Angola ha risorse. L’Angola sta sfruttando e investendo la rendita petrolifera,
non soltanto per le infrastrutture nel Paese e costruire magnifici grattacieli nella
sua capitale, ma anche perché sta evidentemente ingaggiando una gara di potenza con
il Sudafrica e verosimilmente, indirettamente, con altre grandi potenze africane che
ambiscono a conquistare uno status internazionale di maggiore prestigio. Bisogna tenere
presente che, in prospettiva, c’è anche l’ambizione a ottenere un seggio permanente
nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Lo si vuole per un Paese africano,
ma gli africani sono molto divisi riguardo a chi debba occuparlo o possa occuparlo.
Di conseguenza, vantare uno strumento militare, che può essere utilizzato per stabilizzare
alcune zone del continente in condizioni precarie, ovviamente può rappresentare un
incentivo.
D. - Da questo rapporto, sulle armi nel mondo emergono in prima
linea il sud e l’est del mondo e in particolare il Sudest asiatico…
R. - E’
piuttosto evidente perché nel Sudest asiatico si stanno concentrando spinte, ambizioni
di particolare rilevanza. Nel Sudest asiatico, si teme in modo particolare la crescita
della potenza cinese. In realtà, i cinesi stanno investendo in armamenti perché si
sentono impegnati in una gara per la supremazia globale o comunque per ridurre la
distanza che li separa dagli Stati Uniti. Ma tutto questo ha un impatto sulle percezioni
di sicurezza dei Paesi che si trovano nella regione. Per esempio, il riarmo nipponico
si spiega moltissimo in questa ottica. Il Giappone non ha al momento aspirazioni di
potenza sul piano globale, però si sente intitolato a rafforzarsi perché ha di fronte
un Paese che investe sempre di più in armamenti che è la Cina. Lo stesso discorso
può essere fatto per il Vietnam e, in una certa misura, per la Corea del Sud, che
tra l’altro ha un vicino molto ingombrante dal comportamento assolutamente imprevedibile,
come è la Corea del Nord. Ma anche l’Australia… D’altra parte, ci sarà bene una ragione
se il presidente degli Stati Uniti afferma da molti anni che la nuova area fondamentale
sulla quale l’America deve concentrare i suoi sforzi di sicurezza è proprio il Pacifico.
Quindi, anche l’America in realtà, malgrado stia riducendo in termini assoluti e relativi
le proprie spese militari, le va riqualificando in funzione di quello che fanno i
rivali presunti a medio e lungo termine.