Siria. Il grido di un gesuita olandese ad Homs: "Stiamo morendo di fame"
Ad Homs, nella città vecchia, si muore di fame. E' l'appello che padre Frans Van der
Lugt, gesuita di 75 anni, vuole far giungere alla comunità internazionale. La scorsa
settimana, proprio mentre ai colloqui di pace sulla Siria (Ginevra 2) si discuteva
su possibili corridoi umanitari in alcune zone del Paese (anche ad Homs), è stato
postato su internet un video con un'intervista al sacerdote che, seduto davanti all'altare
della sua chiesetta, chiedeva al mondo di ricordare che i siriani stanno soffrendo
e che diversi "impazziscono per la fame". La città vecchia di Homs , abitata da alcune
migliaia di persone, è presieduta dai ribelli e da più di un anno - dal giugno 2012
- è sottoposta a un assedio che non permette i rifornimenti. In più bombardamenti
e cecchini - riferisce l'agenzia AsiaNews - rendono difficile anche girare per le
strade. Il fatto che il video provenisse dalla zona dei ribelli, ha spinto qualcuno
a liquidarlo subito come una pubblicità di parte. In realtà, la testimonianza di padre
Van der Lugt supera ogni partigianeria. Nato il 10 aprile 1938 in Olanda, padre Frans
è entrato nella Compagnia di Gesù il 7 settembre 1959 ed è stato ordinato il 29 maggio
1971. Fa parte della Provincia gesuita del Medio Oriente. Vive in Siria dal 1966,
al servizio in particolare dei giovani. A Homs è vicario episcopale (ma non vescovo)
per i Latini della regione. Prima della guerra, "nella città vecchia vi erano 60mila
cristiani". Ora egli si trova "solo con 66 fedeli". Dall'inizio della rivoluzione
siriana padre Frans non si è mosso un solo giorno dalla residenza dei gesuiti, spesso
presa di mira dal regime e dall'opposizione. In questa situazione precaria e rischiosa,
egli ha accolto in modo fraterno musulmani e cristiani, pro-regime e ribelli. Decine
di persone alloggiano con lui da mesi. Nella carestia che dura da più di un anno,
ha sempre fornito da mangiare a tutti. Ma nell'ultimo periodo non ha più un pezzo
di pane da dare, e ha visto morire di fame varie persone. "Cristiani e musulmani -
dice nel video - viviamo in condizioni difficili e dolorose, e soffriamo soprattutto
per la fame". Il sacerdote parla di aver visto bambini morire per mancanza di cibo
e per mancanza di medicine. "Noi amiamo la vita - afferma - e non vogliamo morire
o annegare in un oceano di morte e sofferenze". Un cartello giallo messo vicino all'altare
riporta: "morire di fame è più doloroso che morire di armi chimiche". L'ironia amara
si riferisce alla mobilitazione internazionale contro le armi chimiche usate in Siria
e la freddezza con cui la scorsa settimana al Ginevra 2 non si è giunti ad alcun accordo
sui corridoi umanitari proprio a Homs. Damasco permetteva a donne e bambini di lasciare
la zona assediata. Gli uomini, invece, per uscire, dovevano registrarsi. I ribelli
hanno avuto timore di vendette e le donne si sono dette contrarie a lasciare i loro
mariti e in conclusione l'assedio continua, con il suo carico di fame e di pazzia.
Secondo padre Van der Lugt, che è anche uno psicoterapeuta, la fame sta "rendendo
la gente folle". "Alcuni ora soffrono di malattie mentali, neurosi, attacchi di panico,
psicosi, paranoia e episodi di schizofrenia". In alcune interviste pubblicate sul
Telegraph e sull'Orient le Jour, padre Frans mostra un certo scetticismo verso i dialoghi
di pace, che dovrebbero riprendere la prossima settimana. Per lui, le delegazioni
riunite nei grandi hotel di Montreux o di Ginevra "parlano di noi, ma non vivono con
noi. Dovrebbero parlare di ciò che noi pensiamo e non di ciò che è buono per loro".
Per il sacerdote è importante che il regime e i ribelli abbiano a crescere nella fiducia
reciproca. "Se vi è fiducia, allora i dialoghi potranno essere produttivi. In caso
contrario, non andranno mai avanti, che si tengano a Ginevra, Parigi, Londra o Honolulu".
(R.P.)