Olimpiadi di Sochi: Putin schiera 40 mila uomini per garantire la sicurezza
Massima allerta a Sochi, la località russa sul Mar Nero, che ospiterà da domani i
Giochi olimpici invernali. Un evento che rischia di diventare una pericolosa cassa
di risonanza per i gruppi terroristici. Specialmente quelli di matrice islamica provenienti
dal Caucaso, che non si sono risparmiati negli ultimi mesi in minacce di ogni genere.
Salvatore Sabatino ne ha parlato con Francesco Tosato, analista di Affari
militari presso il Centro studi internazionali:
R. – La macchina
della sicurezza, messa in campo dal Cremlino, è sicuramente poderosa dal punto di
vista dei numeri, in quanto parliamo di circa 40 mila uomini tra le forze di polizia
e le forze armate coinvolte, che avranno l’obiettivo di scongiurare qualunque tipo
di attacco all’area dei Giochi e anche all’area immediatamente limitrofa. Da questo
punto di vista, le Olimpiadi di Sochi segnano anche una modernizzazione di tutto quello
che riguarda il comparto della sicurezza e protezione interna russa, perché saranno
tra le Olimpiadi assolutamente più videosorvegliate della storia. Ci saranno, infatti,
più di 1400 telecamere a controllare i siti dei Giochi e l’area della città di Sochi,
più droni dal punto di vista della sorveglianza aerea. Anche tutto il comparto della
sorveglianza elettronica sarà rinforzato, per scongiurare e anticipare qualunque tipo
di azione ostile.
D. – Il problema maggiore rischia di essere il Caucaso che,
nonostante se ne parli poco, resta un’area tutt’altro che stabilizzata. Il pugno duro
che ha utilizzato negli ultimi anni Putin non rischia di fare esplodere di nuovo questa
regione?
R. – L’area del Caucaso è da sempre una delle più critiche per la
sicurezza della Federazione Russa, perché vi sono spinte di matrice fondamentalista
islamica, che si innestano su spinte anche più tradizionalmente indipendentiste di
popolazioni che fanno fatica a riconoscere l’autorità centrale di Mosca. Di certo,
l’abbondanza di armi e la situazione di perenne instabilità e insicurezza della regione
contribuisce a far sì che i livelli di sicurezza non siano sicuramente da considerare
tra i più elevati, rispetto a quella che è invece la situazione della Russia interna.
D.
– Gli Stati Uniti hanno offerto il loro pieno sostegno alle autorità russe, inviando
addirittura due navi nel Mar Nero. Può essere questa l’occasione giusta per far riavvicinare
Washington e Mosca, le cui relazioni diplomatiche sono spesso soggette a frizioni
di ogni genere?
R. – Indubbiamente, possono contribuire a rasserenare un po’
il clima di fronte alla minaccia comune rappresentata dal terrorismo e soprattutto
dal terrorismo di matrice islamica. Comunque sia, c’è da tener presente che la Russia
vuole emergere da questi Giochi olimpici nuovamente come un attore di primaria importanza
nel contesto internazionale, con maggior lustro e anche dimostrando la sua efficienza
nell’ambito della protezione dei Giochi stessi. Conseguentemente, cercherà di fare
in modo di essere il più possibile autosufficiente dal punto di vista della protezione
dei Giochi.
D. – Quanto la forte esposizione di Mosca, in situazioni tipo quella
siriana, può attirare l’attenzione del terrorismo di matrice islamica anche internazionale?
R. – Indubbiamente, il ruolo che Mosca svolge quale puntello del regime di
Assad in Siria continua ad attirare le attenzioni di tutta la componente jihadista
e terrorista e questo fa sì che la propensione a cercare di creare un evento, che
possa rovinare le Olimpiadi, la vetrina di Putin sul mondo, è assolutamente forte.
E’ altrettanto importante, però, considerare che la Russia è ben conscia di questo
rischio e sta facendo di tutto per far sì che possano essere limitate al massimo le
chance per i gruppi terroristici.