Abusi su minori. Mons. Tomasi a Comitato Onu: testo già scritto, impostazioni ideologiche
La Santa Sede ha accolto con rincrescimento e sorpresa le osservazioni conclusive
del Comitato Onu per i diritti del fanciullo presentate questo mercoledì a Ginevra,
che lanciano dure accuse al Vaticano sulla questione degli abusi su minori commessi
da esponenti del clero. L'organismo delle Nazioni Unite afferma che la Santa Sede
continuerebbe a violare la Convenzione sui diritti dell’infanzia. Il Comitato critica
il Vaticano anche per le sue posizioni sull'omosessualità, la contraccezione e l'aborto.
Il segretario di Stato, mons. Pietro Parolin, ha affermato che ci sarà una risposta
articolata. La Santa Sede, infatti - ha sottolineato - ha ratificato la Convenzione
Onu e intende adempiere a tutte le sue indicazioni. Mons. Parolin si dice poi sorpreso
che il Comitato sia voluto entrare in temi che interferiscono con la dottrina cattolica,
in particolare sull'aborto. Sulla reazione della Santa Sede a queste accuse, Sergio
Centofanti ha intervistato mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente
vaticano presso gli Uffici Onu a Ginevra:
R. – Il Comitato
della Convenzione per i diritti del fanciullo ha rilasciato ufficialmente oggi le
sue conclusioni e raccomandazioni per i Paesi che sono stati esaminati durante questa
65.ma sessione e che sono Congo, Germania, Santa Sede, Portogallo, Federazione Russa
e Yemen. La prima impressione: bisognerà aspettare, leggere attentamente e analizzare
in dettaglio quanto scrivono i membri di questa Commissione. Ma la prima reazione
è di sorpresa, perché l’aspetto negativo del documento che hanno prodotto è che sembra
quasi che fosse già stato preparato prima dell’incontro del Comitato con la delegazione
della Santa Sede, che ha dato in dettaglio risposte precise su vari punti, che non
sono state poi riportate in questo documento conclusivo o almeno non sembrano essere
state prese in seria considerazione. Di fatto il documento sembra quasi non essere
aggiornato, tenendo conto di quello che in questi ultimi anni è stato fatto a livello
di Santa Sede, con le misure prese direttamente dall’autorità dello Stato della Città
del Vaticano e poi nei vari Paesi dalle singole Conferenze episcopali. Quindi manca
la prospettiva corretta e aggiornata che ha visto in realtà una serie di cambiamenti
per la protezione dei bambini che mi pare difficile di trovare, allo stesso livello
di impegno, in altre istituzioni o addirittura in altri Stati. Questa è semplicemente
una questione di fatti, di evidenza, che non possono essere distorti!
D. –
Come rispondere in modo preciso alle singole accuse del Comitato Onu?
R. –
Non si può in due minuti rispondere certamente a tutte le affermazioni fatte - alcune
molto scorrette - nel documento conclusivo del Comitato. La Santa Sede risponderà,
perché è un membro, uno Stato parte della Convenzione: l’ha ratificata e intende osservarla
nello spirito e nella lettera di questa Convenzione, senza aggiunte ideologiche o
imposizioni che esulano dalla Convenzione stessa. Per esempio: la Convenzione sulla
protezione dei bambini nel suo preambolo parla della difesa della vita e della protezione
dei bambini prima e dopo la nascita; mentre la raccomandazione che viene fatta alla
Santa Sede è quella di cambiare la sua posizione sulla questione dell’aborto! Certo,
quando un bambino è ucciso non ha più diritti! Allora questa mi pare una vera contraddizione
con gli obiettivi fondamentali della Convenzione, che è quella di proteggere i bambini.
Questo Comitato non ha fatto un buon servizio alle Nazioni Unite, cercando di introdurre
e richiedere alla Santa Sede di cambiare il suo insegnamento non negoziabile! Quindi
è un po’ triste vedere che il Comitato non ha afferrato fino in fondo la natura e
le funzioni della Santa Sede, che pur ha espresso chiaramente al Comitato la sua decisione
di portare avanti le richieste della Convenzione sui diritti del fanciullo, ma definendo
appunto e proteggendo prima di tutto quei valori fondamentali che rendono la protezione
del fanciullo reale ed efficace.
D. – L’Onu aveva detto in un primo tempo che
il Vaticano aveva risposto meglio di altri Paesi sulla protezione dei minori: cosa
è cambiato?
R. – Nell’introduzione del rapporto conclusivo viene riconosciuta
la chiarezza delle risposte pervenute, non si è cercato di evitare nessuna richiesta
fatta dal Comitato, in base all’evidenza disponibile, e dove non c’era una informazione
immediata, ci si è ripromessi di provvederla in futuro, secondo le direttive della
Santa Sede, e come fanno tutti i governi. Quindi sembrava un dialogo costruttivo e
penso che debba rimanere tale. Perciò, vista l’impressione avuta dal dialogo diretto
della delegazione della Santa Sede con il Comitato e il testo delle conclusioni e
raccomandazioni, viene la tentazione di dire che probabilmente quel testo era già
scritto e che non riflette gli input e la chiarezza, se non in qualche aggiunta affrettata,
di quello che era andato avanti. Perciò dobbiamo, con serenità e in base all’evidenza
- perché non abbiamo niente da nascondere! – portare avanti la spiegazione delle posizioni
della Santa Sede, rispondere agli interrogativi che ancora rimanessero, in modo che
l’obiettivo fondamentale che si vuole perseguire – la protezione dei bambini – possa
essere raggiunto. Si parla di 40 milioni di casi di abuso di bambini nel mondo: purtroppo
alcuni di questi casi - anche se in proporzioni molte ridotte in confronto a tutto
quello che sta avvenendo nel mondo – toccano persone di Chiesa. E la Chiesa ha risposto
e reagito e continua a farlo! Dobbiamo insistere su questa politica di trasparenza,
di non tolleranza di abusi, perché anche un solo caso di abuso di un bambino, è un
caso di troppo!
D. – Quindi, cosa può essere successo?
R. – Probabilmente
delle Organizzazioni non governative - che hanno interessi sull’omosessualità, sul
matrimonio gay e su altre questioni - hanno certamente avuto le loro osservazioni
da presentare e in qualche modo hanno rafforzato una linea ideologica.
Di
seguito pubblichiamo il comunicato della Sala Stampa vaticana sulla questione:
Al
termine della sua 65.ma sessione, il Comitato per i Diritti del Fanciullo ha pubblicato
le sue Osservazioni Conclusive sugli esaminati Rapporti della Santa Sede e di cinque
Stati Parte alla Convenzione sui Diritti del Fanciullo (Congo, Germania, Portogallo,
Federazione Russa e Yemen). Secondo le particolari procedure previste per le parti
della Convenzione, la Santa Sede prende atto delle Osservazioni Conclusive sui propri
Rapporti, le quali saranno sottoposte a minuziosi studi ed esami per pieno rispetto
della Convenzione nei differenti ambiti presentati dal Comitato secondo il diritto
e la pratica internazionale come pure tenendo conto del pubblico dibattito interattivo
con il Comitato svoltosi il 16 gennaio 2014. Alla Santa Sede rincresce, tuttavia,
di vedere in alcuni punti delle Osservazioni Conclusive un tentativo di interferire
nell’insegnamento della Chiesa Cattolica sulla dignità della persona umana e nell’esercizio
della libertà religiosa. La Santa Sede reitera il suo impegno a difesa e protezione
dei diritti del fanciullo, in linea con i principi promossi dalla Convenzione sui
Diritti del Fanciullo e secondo i valori morali e religiosi offerti dalla dottrina
cattolica.