Ue approva rapporto Lunacek per i diritti Lgbt. Le famiglie: promosso da lobby che
divide l'Europa
Il Parlamento europeo ha approvato ieri, con 394 voti a favore, 176 contrari e 72
astensioni, il rapporto Lunacek, una tabella di marcia firmata dalla parlamentare
Ulrike Lunacek e intitolata “contro l'omofobia e la discriminazione, legata all'orientamento
sessuale e all'identità di genere”. Con questa risoluzione, in realtà, si invitano
gli Stati membri, che restano liberi di non adottarla, a promuovere con ogni mezzo
l’agenda di diritti di persone LGBT - lesbiche, gay, bisessuali, transgender - che
comprende, tra l’altro, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, il libero accesso
all’adozione, alla riproduzione assistita e alla maternità surrogata per queste coppie.
"Non tutela di diritti umani, ma un’imposizione da parte di una lobby”, aveva commentato
Luca Volontè, già presidente del partito Popolare Europeo. A seguire i lavori a Bruxelles
c'era Maria Hildingsson, segretario generale della Federazione europea associazioni
familiari cattoliche (Fafce). Manuella Affejee ha raccolto il suo commento
a caldo:
R. - L’ambiance
était relativement calme … L’atmosfera era relativamente calma nell’emiciclo, ma
penso che sia l’inizio di una consultazione preliminare. C’è stata una mobilitazione
molto forte, in particolar modo tra i social network come Twitter. Sappiamo che il
rapporto è stato sostenuto in modo unanime da un certo gruppo politico, altri gruppi
erano divisi, altri erano fortemente contrari. Tutto questo è un segnale che si tratta
di un tema tutt’altro che facile da trattare; è un tema che prima di tutto non rientra
tra le competenze dell’Unione Europea ma degli Stati membri, come il diritto della
famiglia. Quindi, in particolare, fa riferimento alle raccomandazioni del Comitato
dei ministri del Consiglio d’Europa del 2010 che raccomandava l’apertura dell’assistenza
sanitaria alla procreazione e all’adozione per le persone omosessuali, lesbiche nel
primo caso, e omosessuali nel secondo. È un tema che non contribuisce ad unire i cittadini
europei ma piuttosto a divederli, non solo perché si tratta di un tema delicato, ma
perché ci sono delle interpretazioni molto diverse a seconda dei Paesi. Se guardiamo
all’Unione Europea si può notare che non c’è nessun Paese dell’Est Europa che ha legiferato
in direzione di quella che in Francia chiamiamo Legge Taubirà, mentre nei Paesi
occidentali sono state prodotte delle leggi in questo senso. Quindi notiamo che c’è
una grande diversità e credo veramente che si stia aprendo una frattura tra i Paesi
europei. Alla luce di tutto questo, è un peccato spingere avanti questa agenda che
sembra essere portata avanti da una lobby che si dichiara a sostegno delle persone
omosessuali, mentre noi sappiamo bene che molte persone omosessuali da una parte non
sono completamente d’accordo con questa posizione e dall’altra non sono informati
di quello che si fa a loro nome, di cosa si tratti. Quindi si tratta di una sorta
di presa in ostaggio di queste persone in un certo senso contro la loro volontà.
D.
- Concretamente ora cosa pensate di fare, avete qualche iniziativa in programma?
R.
- Alors, d’une part nous allons bien communiquer … Allora, da una parte ci sarà
un confronto sul voto di questi giorni facendo un’analisi di ciò che è accaduto e
di ciò che questo implica, ma nel breve termine abbiamo un’opportunità: le elezioni
europee. Tra qualche settimana, lanceremo una campagna in vista delle elezioni per
permettere a tutti i padri, a tutte le madri e ai maggiorenni di interpellare i candidati
attraverso la creazione di una piattaforma internet che sarà disponibile in tutte
le lingue dell’Unione Europea. Tutto questo perché i cittadini possano direttamente
porre le loro domande ai candidati per conoscere la loro posizione, per sapere se
questi sono impegnati in politiche a favore della famiglia. La politica familiare
non è di competenza dell’Unione Europea. D’altro lato, molte delle decisioni politiche
che sono prese a livello dell’Unione Europea hanno un impatto diretto sulla vita delle
famiglie. Quindi, questa campagna sta per cominciare e non terminerà dopo il voto.
Questo non sarà che il preludio per dare assistenza ai deputati che saranno eletti
intorno al prossimo 25 maggio e che si impegneranno nel loro mandato per la legislatura
che inizierà a giugno e che durerà per i prossimi cinque anni. Tutto questo per sostenere
la famiglia a livello europeo.