Terra Santa: Corte Suprema israeliana fissa al 30 luglio nuova udienza per il muro
a Cremisan
“Un buon segno”: così Zvi Avni, avvocato della Société Saint-Yves, organizzazione
cattolica per i diritti umani, commenta la notizia del rinvio ulteriore della convalida
della costruzione del muro di separazione israeliano nella valle di Cremisan. Lunedì
la Corte Suprema ha chiesto allo Stato di Israele di motivare la sua tesi in base
alla quale l’itinerario della barriera a Cremisan non può essere cambiato e perché
insiste a volerla costruire sul quel luogo piuttosto che sul percorso proposto dal
Consiglio di Pace e Sicurezza. Tutto bloccato, quindi, fino alla risposta dello Stato,
comprese le decisioni di confisca nella valle Cremisan. “Il caso non può dirsi chiuso
fino a quando una decisione definitiva non sia stata adottata”. Per l’avvocato che
segue il caso - riferisce l'agenzia Sir - “quanto richiesto della Corte è un‘indicazione
che non è incline ad adottare la posizione dello Stato. Abbiamo una certa speranza,
e la risposta della Corte è un buon segno”. Per le 58 famiglie di Beit Jala che rischiano
di vedersi confiscate le loro terre si tratta di una boccata di ossigeno in quanto
hanno la certezza che non saranno sloggiate nei prossimi mesi. La Corte Suprema ha
proposto una nuova udienza per il 30 luglio per discutere la risposta dello Stato.
(R.P.)