Il card. Sarah: al cristiano non basta denunciare la povertà, serve la condivisione
Il Messaggio per la Quaresima è stato presentato ieri, in Sala Stampa vaticana. Tra
i relatori il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum",
e i coniugi Davide Dotta e Anna Zumbo, missionari per tre anni ad Haiti, accompagnati
dai loro due bambini. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Un documento
“straordinario” che vuole guidarci a comprendere il vero significato della povertà
per un cristiano. Il cardinale Robert Sarah ha sintetizzato, così, il valore
del primo Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima. Il presidente di “Cor Unum”
ha così messo in guardia da chi vede una Chiesa “buona”- la Chiesa “povera e per i
poveri” - contrapposta ad una Chiesa “della predicazione e della verità”. Il Papa,
ha detto il porporato, “ci riporta ad una visione integrale della povertà”. E ha osservato
che “la scelta della povertà da parte di Cristo ci suggerisce che esiste una dimensione
positiva della povertà”:
“Non pensiamo di mettere a posto le nostre coscienze
borghesi – vuole dire il Papa – denunciando la mancanza di beni di altri o denunciando
la povertà come sistema. La povertà tocca la profondità del cuore umano: come Cristo
è sceso dal suo trono regale per compiere la volontà del Padre e venire così incontro
ai suoi fratelli bisognosi di salvezza, così il cristiano entra in una dinamica di
povertà e di dono, perché è ricco del fatto di essere figlio di Dio”.
“Quando
la Chiesa parla di povertà – ha detto ancora – non vuole” dunque “intendere la povertà
alla stregua di chi contesta l’esistenza della povertà in quanto tale, perché sa che
la povertà è l’oggetto di una scelta precisa, fatta per amore di Cristo e dei fratelli”.
Il messaggio, ha detto ancora, evidenzia la distinzione tra “povertà e miseria”. Ed
ha ammonito: “Non è la povertà, che è un atteggiamento evangelico, ma è la miseria
che vogliamo combattere”. E del resto, ha aggiunto, come Papa Francesco sottolinea,
la Chiesa non è meno attenta alla miseria spirituale, rispetto a quella materiale:
“Guai
se il nostro sguardo a chi è nel bisogno prescindesse da quella miseria spirituale
che spesso si annida nel cuore dell’uomo e lo fa soffrire profondamente, anche se
ha a disposizione molti beni materiali (…) Guai per questo se Chiesa povera significasse
solo una Chiesa senza beni materiali”.
“Se vogliamo cogliere in pienezza
il messaggio di Papa Francesco – ha soggiunto –dobbiamo declinarlo nella sua valenza
antropologica”. “L’uomo – ha detto – per natura è figlio di Dio. Questa è la sua ricchezza!”.
Ed ha avvertito che “la grande colpa della cultura moderna è di aver pensato ad un
uomo felice senza Dio”. In questo messaggio, è stata dunque la riflessione del cardinale
Sarah, “vedo una grande continuità del Magistero di questo Pontefice con Benedetto
XVI” che “ha fatto di questa denuncia della mancanza di Dio nella cultura moderna
il cuore del suo Magistero”. Dopo il presidente di “Cor Unum” è stata la volta della
testimonianza di Anna Zumbo, che per Caritas italiana è stata impegnata
con il marito e i figli in una missione ad Haiti, devastata dal terremoto. Assistere,
ha detto, è più facile che condividere. Ma così i poveri restano “assistiti” e i ricchi
“assistenti”. Ecco perché, ha raccontato, la sua famiglia ha scelto di vivere povera
tra i poveri, vivendo in un quartiere di haitiani e non abitato da stranieri delle
Ong:
“Per noi questo avvicinarci alla gente, vivere con uno stile sobrio,
uscire dal palazzo, ha significato molte cose. Un’esperienza molto intima di costruzione
delle relazioni personali con gli haitiani: ci siamo integrati nel quartiere, abbiamo
potuto condividere la tenerezza delle nascite, la confusione dei giochi dei bambini,
la compassione per i malati, per i morti, la gioia della condivisione dei pasti. I
nostri nuovi amici haitiani che a disagio avrebbero frequentato contesti più formali
della nostra semplice casa. Tutte esperienze che, se fossimo rimasti a vivere nel
palazzo blindato, non avremmo potuto vivere”.
Anna Zumbo ha quindi condiviso
anche l’esperienza dei suoi bambini, anch’essi al tavolo della conferenza in Sala
Stampa:
“Hanno imparato a volere bene, a provare affetto profondo per persone
molto diverse da loro. Hanno sperimentato la comunione, accogliendo i bambini del
quartiere nella loro casa come se fossero loro fratelli, condividendo con loro ogni
tipo di giocattolo, il pane della merenda, i frutti del giardino … Loro hanno vissuto
con la porta aperta, con gli ospiti di lingua, colore e cultura diversa che erano
sempre a tavola con noi e, adesso ci chiedono continuamente: 'Perché i compagnetti
non vogliono venire a giocare a casa?'. E noi rispondiamo: 'Perché non si possono
invitare quando e come vogliono a casa dei vicini'”.
E’ stata dunque la
volta delle domande dei giornalisti. Il cardinale Sarah ha risposto in particolare
sulla miseria spirituale, così sottolineata nel Messaggio:
“Questi problemi
suscitati da un orientamento nuovo dell’uomo, cioè un’antropologia che non rispetta
più la visione cristiana dell’uomo, della famiglia, del matrimonio; mi sembra che
possiamo chiamare queste situazioni di povertà spirituale e morale”.
Quindi,
a proposito del tema della spoliazione presente nel documento, ha detto che ci sono
diverse modalità per spogliarci dei beni, a partire dalla condivisione con chi ha
più bisogno. Il cardinale Sarah, assieme a mons. Segundo Tejado Muñoz, sotto-segretario
del dicastero, ha quindi raccontato della recente visita nelle Filippine per portare
la vicinanza del Papa alle popolazioni colpite dallo tsunami. Il dicastero “Cor Unum”,
è stato riferito, si è impegnato a costruire un orfanotrofio e una piccola clinica
e a ricostruire le chiese distrutte, così importanti per la vita e l’identità del
popolo filippino.