Ucraina: gli Usa dialogano con l'opposizione. Le riserve di Mosca
Il presidente dell’Ucraina, Yanukovich, ha firmato ieri il provvedimento di amnistia
per gli arrestati dallo scoppio delle manifestazioni antigovernative. Un passo questo
comunque giudicato insufficiente dai leader della protesta. Intanto c’è attesa per
i colloqui che il segretario di Stato americano, Kerry, avrà oggi a Monaco di Baviera
con l’opposizione ucraina, a margine della Conferenza Internazionale sulla Sicurezza.
Vibranti le proteste di Mosca, che esorta Kiev a usare il pugno duro, mentre da più
parti della società civile si esorta al dialogo. Il servizio di Giuseppe D’Amato:
Il magnate Akhmetov
ha scritto in una lettera aperta che solo il negoziato è la strada da seguire. A Kiev
si teme, però, il ripetersi del muro contro muro tra i partiti filo-presidenziali
e le opposizioni come per la legge di amnistia. La prossima settimana bisogna definire
l’iter di riforma costituzionale. Se non vi sarà l’accordo il rischio, che gli scontri
ricomincino, è elevato. I radicali ultranazionalisti hanno già avvertito le parti.
“Condurremo il Paese al limite della guerra civile” ha dichiarato uno dei capi. Le
Forze Armate hanno chiesto al presidente Janukovich a riportare urgentemente l’ordine.
Immediato l’invito della Nato a restare neutrali. Nella guerra dietro alle quinte
si registra la liberazione di Dmytro Bulatov, uno degli organizzatori della protesta
denominata l’AvtoMaidan. L’uomo afferma di essere stato rapito e torturato per 8 giorni.
Amnesty International ha lanciato un appello per l’apertura di un’inchiesta.
E
sull’iniziativa diplomatica degli Stati Uniti nella crisi ucraina, Giancarlo La
Vella ha intervistato Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana:
R. – Da lungo
tempo, gli americani stanno cercando di infilarsi nei problemi dell’Ucraina, ma questo
già ai tempi della "Rivoluzione arancione" del 2004. La ragione di questo interessamento
è molto chiara: un po’ risponde al principio “il nemico del mio nemico è mio amico”.
In questo caso, l’opposizione ucraina è molto anti-russa e questo sta bene agli Stati
Uniti. Ma c’è un interesse strategico – credo – più ampio, che è la stessa ragione
per cui la Russia ha la posizione diametralmente opposta: cioè, se l’Ucraina passasse
sul lato anti-russo costituirebbe, con la Polonia – con cui ha 900 km di confine –
una sorta di anello contenitivo della Russia che, sull’onda del nazionalismo putiniano,
ha rinnovate ambizioni di influenza geopolitica su scala globale. Al contrario, se
l’Ucraina restasse ancor più in un’orbita filorussa, la Russia con la Bielorussia
aggiungerebbe un anello alla catena della propria infuenza geostrategica.
D.
– L’iniziativa americana non rappresenta anche uno scavalcamento dell’Unione Europea?
Infatti, se questione doveva esserci, forse era proprio tra Bruxelles e Mosca…
R.
– Ma, io credo che tutto sommato l’imperizia politica dell’Unione Europea meriti questo
e altro. Non bisogna dimenticare, infatti, che l’adesione dell’Ucraina all’Unione
Europea è tutt’altro che scontata persino in ambito europeo. In secondo luogo, condizionare
l’accettazione dell’Ucraina alla liberazione della Timoshenko è stato o un clamoroso
errore diplomatico – perché nessun Paese sovrano accetta di farsi dire dall’esterno
chi può essere condannato dalla sua magistratura o meno – oppure, è stato il tentativo
di far abortire la trattativa facendo finta di volerla portare a termine.
D.
– Quale il ruolo dell’esercito nella crisi ucraina, dato che proprio oggi le forze
armate hanno chiesto misure urgenti a Yanukovich per contenere la protesta?
R.
– Le forze armate ucraine, si sa, hanno rifiutato all’inizio di intervenire per stroncare
le proteste, nonostante fosse stato loro richiesto. Quindi, hanno cercato di mantenere
una posizione di neutralità fino all’ultimo. La richiesta di queste ultime ore, cioè
di interventi da parte della presidenza contro le manifestazioni, può essere letta
in due modi: o è finita questa neutralità – e le forze armate vogliono giocare un
loro ruolo dalla parte dell’ordine, della stabilità – oppure, al contrario, cercano
di mettere alle strette Yanukovich che in questa fase è palesemente impossibilitato
a stroncare le proteste con la forza, perché è costretto a trattare, anzi a fare concessioni
al fronte dell’opposizione.