2014-02-01 14:15:40

Scontri in Thailandia alla vigilia delle elezioni legislative anticipate


Almeno 7 feriti alla vigilia delle elezioni legislative in Thailandia, dove si segnalano violenti scontri, a Bangkok, tra manifestanti pro e contro il governo. Testimoni riferiscono di forti esplosioni e spari. In strada numerosi agenti della polizia e dell’esercito mentre esponenti delle opposizioni, che boicottano la tornata, hanno assediato alcuni uffici postali per impedire la distribuzione delle schede elettorali. Sulla loro posizione, Eugenio Bonanata ha intervistato Emanuele Giordana presidente di "Lettera 22":RealAudioMP3

R. - La loro è una posizione del tutto inaccettabile: chiedere dalla piazza che si formi un Consiglio provvisorio quando il governo ha indetto legittime elezioni, significa in sostanza dire che noi non riconosciamo la volontà popolare - che si esprime con le elezioni - ma riconosciamo la nostra volontà: la nostra di chi? Questo è in realtà il punto dolente di tutta questa campagna anti-Shinawatra, che non è certo un personaggio simpatico - fratello della reggente attuale – ma che in questo modo, per come è stata condotta, finisce in realtà per aumentare il potere della sua famiglia.

D. – Cosa dire, invece, del ruolo della magistratura che potrebbe intervenire sulla vicenda anche dopo le elezioni, annullandole probabilmente…

R. – Questa è una delle possibilità perché la magistratura è già intervenuta in modo politico nelle vicende thailandesi e ci sarebbe da augurarsi che non lo facesse più, perché non si possono risolvere i problemi del Paese per via giudiziaria. La magistratura può fare un intervento, con molta attenzione ai dettami della Costituzione, lasciando però che poi sia la politica a sbrigare le vicende.

D. – In questo quadro qual è il ruolo del re della Thailandia?

R. – Bisogna innanzitutto dire che il re è ormai molto anziano e forse questa volta ha deciso di stare ancora più ai margini. Ricordiamo che fu lui che diede il via ai militari per il colpo di Stato diversi anni fa. In questo momento sembra che resti a guardare. Sappiamo che ci sono una serie di fermenti all’interno delle unità militari che sono tendenzialmente lealiste e vicine al re, dove però c’è una fronda che invece è vicino a Shinawatra. Per il momento, il capo delle forze armate - che è un uomo vicino al re - ha deciso di non muoversi. Bisogna vedere cosa succederà…

D. – Tutta questa situazione di instabilità ha bloccato la crescita economica del Paese. Proprio a livello economico, quali possono essere le conseguenze della situazione thailandese per il Sudest asiatico; pensiamo a Paesi come la Cambogia, o anche la Cina…

R. – La situazione della Thailandia, che è da tempo - soprattutto in questo ultimo periodo - di totale instabilità non può che favorire le economie emergenti, o già emerse, che si trovano nella stessa area. Inoltre, il problema della Thailandia non è soltanto quello di un’instabilità “momentanea”, che si potrebbe risolvere con le elezioni politiche, o con un accordo che impegni entrambe le parti; il problema è di fondo: lo scontro tra la classe dirigente thailandese – ossia, la vecchia classe, soprattutto la famiglia reale, quindi i poteri forti del Paese – e quella “rampante” arrivata al potere con Shinawatra che – questa è l’accusa maggiore che gli si fa – pur avendo compreso con intelligenza quali erano i settori di punta su cui indirizzare l’economia thailandese, ha poi fatto una vera e propria occupazione del potere economico, lasciando da parte la vecchia classe dirigente e privilegiando al massimo le sue clientele. Questo è diventato uno scontro insanabile che poi si serve dello scontro più ampio che c’è tra città e campagna, con la capacità di Shinawatra di conquistarsi il ceto rurale. Senza risolvere questo problema di fondo lo scontro potrebbe magari essere rimandato ma scoppierà di nuovo.







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