Italia: nel 2013 nati circa 540 mila bambini, la maggior parte da un genitore straniero
“E’ necessario lo sviluppo di nuovi percorsi formativi di prevenzione sull’ infertilità,
ma anche una programmazione di interventi socio culturali a sostegno della salute
procreativa”. Questo l’appello unanime delle cliniche ginecologiche e ostetricie
delle Università romane, riunite in un convegno questa mattina a Roma, alla vigilia
della Giornata per la vita. E sempre nella capitale, presso il Policlinico Umberto
I, si è svolto un incontro sul tema “Nascere in Italia: problematiche mediche e sociali”.
Il servizio di Marina Tomarro:
In Italia, diminuisce
la mortalità infantile, ma si affronta la prima gravidanza in età sempre più avanzata.
Infatti, secondo i dati Istat, circa il 7% delle future mamme ha un eta compresa tra
i 40 e i 49 anni. Aumentano anche i parti gemellari, dovuti probabilmente al ricorso
sempre più frequente da parte di molte coppie di tecniche di fecondazione medicalmente
assistita. Ma quanti sono i bambini che oggi nascono nel Belpaese? Mario De Curtis
del Dipartimento di pediatria del policlinico Umberto I:
"Nel 2012, sono
nati 534 mila bambini, ben 42 mila in meno rispetto al 2008. Gli ultimi dati dell’Istat,
relativi al 2013, confermano questa ulteriore diminuzione della natalità che è presente
non solo in Italia, ma anche in Europa. L’altro fenomeno che abbiamo osservato in
Italia è rappresentato da una diminuzione di nati da genitori italiani e un progressivo
aumento di nati da genitori stranieri. I nati da donne rumene sono quelli più numerosi".
Ma
a volte, proprio questi piccoli quando nascono hanno bisogno di attenzioni e cure
particolari. Ancora Mario de Curtis:
R. - Molto spesso, questi bambini, rispetto
ai figli di donne italiane, presentano più frequentemente delle situazioni patologiche,
quali prematurità, problemi respiratori, e necessitano di cure intensive. Questo fenomeno
è da mettere in relazione a una serie di condizioni, quali un cattivo controllo della
gravidanza, una cattiva alimentazione, delle condizioni igieniche particolarmente
scadenti, situazioni abitative molto critiche. Senza dubbio, un miglioramento potrebbe
aversi con una migliore informazione e aiuto a queste donne.
D. - Com’è cambiata
la neonatologia oggi in Italia?
R. - Oggi, l’assistenza neonatale in Italia
ha raggiunto dei livelli ottimi. Diciamo che esistono molti centri italiani che sono
paragonabili, per i risultati, che hanno ai migliori centri internazionali. Ma esistono
inevitabilmente dei problemi tra le varie regioni e una maggiore attenzione deve essere
data soprattutto all’organizzazione. Bisogna rivedere alcuni principi e in particolar
modo i tagli lineari della sanità e la spending review che stanno mettendo
veramente in ginocchi molti reparti di neonatologia e di terapia intensiva neonatale.