Ginevra 2. Nessun accordo per la Siria. Sul terreno 1900 morti durante la conferenza
di pace
Crisi siriana. Si è conclusa senza un accordo concreto la prima fase delle trattative
a Ginevra. Drammatico il bilancio degli scontri sul terreno, mentre opposizione e
regime tentavano l’accordo per la pace: 1900 i morti, secondo l’Osservatorio nazionale
per i diritti umani in Siria, dall’inizio di Ginevra 2, il 22 gennaio. Marina Calculli:
L’appuntamento
è al 10 febbraio. Così il delegato internazionale Lakhdar Brahimi ha chiuso il primo
round dei negoziati, in cui, a detta dello stesso diplomatico algerino, “non ci sono
stati risultati tangibili”. Si è trattato di un "inizio indubbiamente difficile, su
cui però – dice Brahimi – si può costruire”. Il dato positivo è che “le due parti
non hanno abbandonato i negoziati”. Ma alla resa dei conti il Regime e l’opposizione
restano fermi su posizioni diametralmente opposte dalle modalità della transizione
democratica all’identità dei combattenti anti-Assad. Damasco insiste sulla penetrazione
esterna dei ranghi degli insorti: “sono pieni di terroristi non siriani” ha detto
il ministro degli esteri Muallem. Replicando, il capo dell’opposizione Ahmad Jarba
ha accusato il regime stesso di essersi servito di gruppi criminali di affiliazione
islamista per indebolire la credibilità dell’opposizione. Quest’ultima, inoltre, insiste:
“Asad deve fare un passo indietro”: un’opzione su cui però il regime non intende cedere.
Il bilancio è pessimo anche sul terreno: dall’inizio dei negoziati, in Siria sono
morte circa 1900 persone. L’appuntamento a Ginevra resta intanto fissato tra 10 giorni.
Ma ci si chiede se un tempo così breve basterà a chiudere una frattura che sembra
in realtà sempre più profonda.
Per un bilancio dei negoziati, Fausta
Speranza ha intervistato Daniele De Luca, docente di Storia delle
relazioni internazionali all'Università del Salento:
R. - Probabilmente,
l’unico risultato possibile in questo momento era fermare i colloqui, prendere un
periodo di consultazioni, sentire i legittimi e relativi leader e vedere un pochino
come poter andare avanti. Certo, la questione di un summit in cui si trovano troppe
persone, lì, di fronte, non credo sia probabilmente il metodo migliore. In tutti i
processi di pace - penso anche a quelli, anche se con tutte le difficoltà del caso,
del conflitto israelo-palestinese ma penso anche prima agli accordi tra Israele e
Giordania o Israele ed Egitto - anzitutto sono venuti gli incontri segreti, gli incontri
bilaterali tra le parti, dopodiché ci si è incontrati in un summit generale.
D.
- Sembra proprio che sia il futuro di Assad il vero nodo: è così?
R. - Probabilmente
sì. Probabilmente, c’è la questione di cosa fare di Assad, perché ha sicuramente alle
spalle dei protettori molto forti - la Russia o l’Iran stesso, che tra l’altro non
è presente in questo summit e credo sia una mancanza molto forte - e quindi il ruolo
e il futuro del presidente siriano è una questione assolutamente centrale in ogni
punto del colloquio.
D. - In attesa del prossimo round di negoziati, si fa
strada il pensiero del prossimo colloquio Iran-Usa sul nucleare iraniano, in febbraio.
In qualche modo si intrecciano le due cose?
R. - Non credo che si intreccino.
Sicuramente, potranno avere dei punti in comune. Da quello che si legge delle dichiarazioni
iraniane da quando i due Paesi si sono - diciamo tra virgolette - riavvicinati, non
ci sono stati momenti particolarmente duri di nuovo allontanamento. E poi la questione
nucleare è una questione che preme moltissimo sia agli Stati Uniti che all’Iran e
credo che non la vorranno mettere al momento da parte ed evitare di discuterne. Altra
cosa è la questione siriana in cui secondo me un coinvolgimento dell’Iran, in questo
momento, mi sembra più che opportuno.
D. - Abbiamo citato l’Iran, citiamo anche
la Cina e la Russia come protagonisti "ombra" dietro il regime di Assad. Ricordiamo
che il leader dell’opposizione siriana sarà a Mosca il 4 febbraio. Anche qui, quali
possibili ulteriori sviluppi ci possono essere nella posizione?
R. - Intanto,
è importante che l’opposizione siriana si confronti con il maggior protettore del
presidente Assad, in maniera tale che in queste conversazioni - io vedo qui il centro
di ogni discussione e cioè negli accordi bilaterali, negli incontri bilaterali - si
possa discutere di quali potrebbero essere le nuove possibilità, o di un summit generale
o di incontri bilaterali segreti.