Pakistan: i cristiani di Karachi, vittime della mafia dei terreni, chiedono aiuto
alla Chiesa
I cristiani di Horizon Plaza, quartiere di Karachi, sono vittime di continui episodi
di abusi, violenze e discriminazioni nella completa indifferenza, se non connivenza,
di forze di polizia e istituzioni. Dietro gli attacchi vi sarebbero, come spesso accade,
interessi economici e lotte per il possesso di terreni sui quali avviare affari e
iniziative commerciali. Anche le organizzazioni pakistane che si battono per i diritti
umani nulla hanno potuto per sbloccare la situazione e restituire serenità e sicurezza
alla gente. Ora la comunità lancia un appello alla Chiesa cattolica, perché intervenga
in loro difesa. Interpellato dall'agenzia AsiaNews padre George Montgomery, sacerdote
diocesano a Karachi, conferma l'interesse per la vicenda, che è al vaglio dei giudici
in tribunale anche se finora non si hanno sviluppi significativi. "Chiediamo giustizia
per quanti soffrono" aggiunge il prete, che definisce "traballante" la situazione
in tema di sicurezza nella metropoli a sud del Paese. "La mafia delle terre - spiega
- approfitta della situazione e colpisce i gruppi più emarginati". Il dramma della
comunità cristiana di Horizon Plaza ha inizio nel 2011, quando alcuni signorotti della
zona - col sostegno di partiti politici di primo piano - occupano in modo illegale
appartamenti e case, cacciando gli inquilini con regolari diritti e proprietà. La
denuncia degli abusi alla polizia non dà esito, mentre gli occupanti commettono ogni
sorta di abusi e prevaricazioni sui residenti, in particolare le donne. Nemmeno una
petizione all'Alta corte, tuttora pendente, sortisce alcun effetto. Ogni appello all'autorità
politica e istituzionale è sinora caduto nel vuoto. Nel frattempo gli attacchi contro
edifici e proprietà dei cristiani sono aumentati; per questo alla comunità non è rimasta
altra soluzione che provare a rivolgersi alla Chiesa cattolica pakistana. Controversie
su terreni e proprietà sono emerse più volte anche in passato: nell'ottobre 2011 due
fratelli cristiani di Faisalabad sono stati sequestrati da una famiglia musulmana
di proprietari terrieri per la quale lavoravano. Dietro il sequestro vi sarebbero
state delle dispute economiche fra i latifondisti e i braccianti, nell'assoluta indifferenza
della polizia. Un mese più tardi a pagare con la vita è l'attivista cattolico Akram
Masih, padre di quattro figli, assassinato dalla mafia delle terre per le sue battaglie
in favore dei diritti dei più poveri, in particolare i cristiani. Con più di 180
milioni di abitanti (di cui il 97% professa l'islam), il Pakistan è la sesta nazione
più popolosa al mondo ed è il secondo fra i Paesi musulmani dopo l'Indonesia. Circa
l'80% è musulmano sunnita, mentre gli sciiti sono il 20% del totale. Vi sono inoltre
presenze di indù (1,85%), cristiani (1,6%) e sikh (0,04%). Violenze, abusi o episodi
di discriminazione contro le minoranze etniche o religiose si verificano in tutto
il territorio nazionale, in particolare i cristiani da tempo obiettivo di fondamentalisti
o di gruppi affiliati alla criminalità. (R.P.)