2014-01-30 14:02:21

Fiat Chrysler Automobiles. Mons. Nosiglia: sfida per Torino ma si tutelino i lavoratori


La Fiat ha confermato che non ridurrà gli investimenti in Italia. Lo ha detto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, a un giorno dalla nascita del nuovo gruppo "Fiat Chrysler Automobiles". La sede legale sarà in Olanda, quella fiscale in Gran Bretagna. Il numero uno Marchionne assicura: “Nessun impatto per l'occupazione". Dall’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, l’appello perché siano tutelati i lavoratori già duramente provati dalla crisi. Paolo Ondarza lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. – Dal punto di vista delle prospettive di sviluppo dell’azienda, certamente il fatto è rilevante. Certo, bisognerà continuare ad affidarsi all’abilità del gruppo dirigente, per conquistare condizioni vantaggiose in un mercato che sappiamo quanto è difficile. Il successo della Chrysler, però, sembra indicare che gli strumenti non mancano.

D. – Le sedi del nuovo gruppo saranno in Olanda e Gran Bretagna: quali le ricadute per la città di Torino e per la sua tradizione industriale legata all’automobile, legata alla Fiat?

R. – E’ stato detto e ridetto che, sì, le sedi ovviamente sono state spostate. Torino, però, rimarrà un polo produttivo importante, non tanto diciamo dal punto di vista direzionale, ma dal punto di vista della presenza dei lavoratori, delle dirigenze e così via. Certo, lì c’è un patrimonio di persone qualificate sotto il profilo della ricerca o sotto il profilo della qualità stessa dei lavoratori e di tutti coloro che hanno fatto grande la Fiat e questo deve restare. In questo modo, la Fiat diventa sempre di più un punto di riferimento produttivo, che trascina poi gli imprenditori, sia italiani che esteri, a guardare a Torino e all’Italia.

D. – Come far sì che questo patrimonio di conoscenza, questo personale qualificato, cui faceva riferimento, maturato a Torino e in Italia dalla Fiat, non vada perso? La sua gente è preoccupata in questo momento?

R. – Certamente può sembrare, spostando l’asse portante al di fuori di Torino. Io credo di no invece, almeno da come mi è stato garantito... Io sono stato a vedere questa sede ed è veramente qualificata. Qui a Torino, tra l'altro, abbiamo il Politecnico, che è una delle Università più rinomate nel nostro Paese, e probabilmente anche in Europa. C’è uno stretto rapporto, quindi, anche tra Università, Politecnico e questi centri di progettazione di nuovi modelli, di qualità anche delle auto. Questo è un patrimonio veramente da non perdere assolutamente e che comunque io penso resterà. Resterà, anche perché adesso riprenderà la produzione a Mirafiori. Questi operai sono ormai in cassa integrazione da tre o quattro anni. E’ giusto, quindi, che sentano in concreto che questo accordo li favorisce. La città ha bisogno anche di questo. E la città, però, certamente deve fare la sua parte, deve anche mettere in moto tante situazioni – infrastrutture, trasporti, reti di comunicazione – deve diventare una città che accoglie una multinazionale.

D. – Perché è importante che anche in questa vicenda la Chiesa dica la sua opinione?

R. – Qui a Torino, c’è una tradizione fortissima d’intervento da parte della Chiesa sul piano del lavoro. Poi, io penso prima di tutto ci siano le persone, migliaia e migliaia di lavoratori, dirigenti, l’indotto. Bisogna quindi salvaguardare le famiglie, salvaguardare l’occupazione. Oggi, c’è una situazione difficilissima: il 40% dei giovani da noi è senza lavoro e moltissimi sono i disoccupati. Torino, quindi, sta soffrendo molto la crisi. Questo segno di speranza mi auguro abbia una ricaduta positiva proprio nella nostra società. La Chiesa non può non dare la sua valutazione e anche invitare sempre di più a mettere al centro non solo l’economia, la finanza, la produzione, ma anche il lavoro. Il capitale più importante, insomma, è il lavoratore, la persona che lavora.







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