Pakistan: a Peshawar le autorità bloccano la presentazione del libro di Malala
"Vergogna, vergogna, vergogna!". Non usa mezzi termini l'attivista pakistano Tahir
Anjum, nel commentare la decisione delle autorità provinciali di Khyber Pakhtunkhwa
di bloccare la presentazione di un libro biografico incentrato su Malala Yousafzai.
Martedì sera presso l'Area Study Center dell'università di Peshawar era in programma
il lancio di "I am Malala", scritto dalla giovane pakistana divenuta un simbolo nella
lotta per l'istruzione femminile e della resistenza contro la violenza islamista e
talebana. Tuttavia - riferisce l'agenzia AsiaNews - il giorno precedente sono intervenuti
a più riprese i vertici governativi della provincia - due ministri (Shah Farman e
Siraj ul Haq) hanno avvicinato il direttore del Centro studi, poi è stata la volta
della polizia - che sono riusciti a cancellare l'evento per non meglio specificate
ragioni di "ordine pubblico e sicurezza". Il dipartimento ha cercato di opporre una
strenua resistenza, ma avvertimenti e minacce in stile mafioso hanno infine prevalso.
Organizzazioni pro diritti umani e membri della società civile assicurano che l'evento
verrà riprogrammato nei prossimi giorni, ma resta l'amarezza per l'abuso commesso
dalle autorità e la palese violazioni della libertà di pensiero. "Sarebbe questa la
nostra democrazia?" accusa Tahir Anjum, una realtà in cui "non è possibile lanciare
un libro scritto da una ragazzina". Egli aggiunge che la vicenda "farebbe impallidire
anche il più spietato dei dittatori" ed è specchio della "progressiva talebanizzazione"
del Paese. La vicenda ha destato profonda indignazione in Pakistan e sollevato un
aspro dibattito sulla libertà di espressione e la progressiva violazione dei più elementari
diritti. La controversia ha toccato anche i vertici del partito Pakistan Tehreek-e-Insaf
(Pti), fondato e guidato dall'ex campione di cricket Imran Khan. Malala Yousafzai
- vincitrice di un premio nazionale giovanile - il 9 ottobre 2012 è rimasta vittima
di un attentato talebano nella Swat Valley, area montagnosa della provincia di Khyber
Pakhtunkhwa, al confine con l'Afghanistan, roccaforte degli estremisti islamici. È
stata colpita mentre si trovava a bordo dello scuolabus che l'avrebbe accompagnata
a casa, dopo aver concluso le lezioni del mattino. La giovane, salvata grazie a una
campagna di mobilitazione internazionale, era diventata famosa nel 2009 all'età di
11 anni, per aver tenuto un blog sul sito in lingua locale della Bbc in cui denunciava
gli attacchi dei fondamentalisti islamici pakistani contro le ragazze e gli istituti
scolastici femminili. Lungo la frontiera nord-occidentale, dove in alcune aree vigono
Sharia e Corti islamiche, considerate delle vere e proprie roccaforti dei talebani
pakistani, sono state centinaia le scuole - anche cristiane - chiuse per attentati
o distrutte dagli estremisti. A farne le spese sono decine di migliaia di studentesse
e almeno 8mila insegnanti donne, il cui lavoro è a rischio. (R.P.)