Legge 40 alla Consulta. Comitato di bioetica: rischio modifiche in senso eugenetico
Torna davanti alla Consulta la Legge 40 sulla procreazione assistita. Il tribunale
di Roma ha infatti sollevato la questione di costituzionalità sul divieto per le coppie
fertili di accedere alla procreazione assistita e alla diagnosi preimpianto, anche
se portatrici di malattie trasmissibili geneticamente. Precedentemente, su questioni
simili si era pronunciata prevalentemente la Corte europea di Strasburgo. Sulla novità
di questo caso, e sulle eventuali implicazioni, Gabriella Ceraso ha raccolto
il parere di Assuntina Morresi,componente del Comitato di bioetica:
R. – La legge
adesso non consente l’accesso alle tecniche di procreazione assistita a coppie fertili,
anche se sono portatrici di malattie genetiche. A queste tecniche possono accedere
solamente le coppie sterili o infertili. Questo perché la legge è pensata non per
selezionare gli embrioni sani, ma è pensata per dare un’opportunità in più alle coppie
sterili. In questo caso, sembra che sia possibile – perché la domanda non l'abbiamo
vista – l’accesso anche a chi è fertile purché portatore di malattie genetiche. E’
chiaro che questo si farebbe solamente per consentire di individuare gli embrioni
malati, scartarli e impiantare solo quelli sani. E questo è un principio, a mio avviso,
eugenetico. Mentre finora abbiamo avuto solo alcune sentenze di casi singoli – pochi
– e una sentenza della Corte Costituzionale che non ha intaccato la struttura della
legge. Se invece la Corte Costituzionale accogliesse questo quesito, saremmo di fronte
a un cambiamento sostanziale della Legge 40.