2014-01-27 16:18:29

A Roma nel Giorno della Memoria, il concerto di violini e violoncelli salvati dai campi di sterminio


Ieri sera, Giornata della Memoria, l’Auditorium Parco della Musica di Roma ha ospitato un concerto organizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche italiane, l’Università Ebraica di Gerusalemme e l’associazione BrainCircleItalia. Protagonisti sono stati i musicisti di nazionalità e religioni diverse che hanno suonato per la prima volta in Italia i 12 violini e il violoncello sopravvissuti ai campi di sterminio. Ad accompagnarli i ragazzi della JuniOrchestra dell’Accademia di Santa Cecilia. Brani di Barber, Vivaldi e Beethoven si sono alternati al racconto della storia degli strumenti affidato alla voce di Manuela Kustermann. Maura Pellegrini Rhao ha intervistato l’organizzatrice dell'evento Viviana Kasam, presidente dell’associazione BrianCircleItalia:RealAudioMP3


R. - L’evento è un concerto, ma in realtà è più di un concerto: oltre alla musica saranno lette le storie di questi 12 violini ed un violoncello che sono sopravvissuti alla Shoah. Sopravvissuti perché sono stati nei campi di concentramento, sono stati nascosti in fuga con i loro proprietari, sono stati buttati giù dai treni dei deportati; hanno storie estremamente drammatiche e la maggior parte dei loro proprietari sono morti nei campi di concentramento. Attraverso questi violini vogliamo restituire loro la voce perduta ed il concerto nasce, appunto, grazie al liutaio israeliano [Amnon Weinstein] che li ha raccolti e restaurati. Oltre a questo abbiamo pensato di fare un evento che riunisse un po’ tutte le religioni insieme e che quindi, partendo dal ricordo della Shoa, portasse un messaggio di dialogo e speranza tra le religioni, perché secondo me le religioni devono essere no strumento di odio e difficoltà; ma devono diventare strumento di fratellanza e di amore. Quindi, abbiamo violinisti di tutte le religioni tra cui un violoncellista tedesco che suonerà un violoncello appartenuto a David Popper - cantore della Sinagoga di Praga, la cui famiglia fu trucidata dai nazisti - credo sia molto simbolico che sia proprio un tedesco a suonare il suo strumento. Abbiamo scelto come orchestra la JuniOrchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, composta da ragazzi tra i 14 e i 20 anni, perché secondo noi ormai il testimone della memoria deve passare alle giovani generazioni; è fondamentale quindi che questi musicisti vivano questa esperienza e che la possano tramandare. Ormai, i sopravvissuti stanno morendo quindi, o sono le giovani generazioni a ricordare la Shoa e fare in modo che queste cose non si ripetano, oppure il rischio dell’oblio è molto forte. Avremmo poi un’attrice, Manuela Kustermann, che racconta le storie molto commoventi di ogni violino. Quindi è un evento, non è solo un concerto.

D. - Che significato può avere essere riusciti a riportare in vita questi strumenti, soprattutto per i sopravvissuti…

R. - Credo sia un momento di grandissima commozione. Mentre noi abbiamo molte immagini della Shoah, in realtà la voce della Shoah si è quasi completamente persa: undici milioni di ebrei parlavano l’yiddish, una lingua straordinaria che ha dato tantissimo alla cultura, alla filosofia, al teatro e alla letteratura; una lingua che si è estinta ed è morta da un giorno all’altro. Così è stato anche per la musica degli ebrei che sono stati sempre molto legati al violino, erano grandi maestri di violino; tutta la musica Klezmer - che adesso si sta un po’ riscoprendo perché sono state ritrovate alcune partiture - è stata anche quella completamente persa. Io credo quindi che restituire anche la voce della Shoa sia un’opera molto importante. Poi la musica è un linguaggio universale che commuove, che lega e che non ha barriere.

D. - Che impatto avrà secondo lei questo importante evento?

R. - Ha già avuto un impatto molto forte, al di là di ogni aspettativa: i biglietti sono stati esauriti molto rapidamente, abbiamo avuto una copertura mediatica pazzesca - radio, televisioni, Rai 5 stasera presenta l’evento in diretta e sarà anche visibile in streaming - quindi, evidentemente, sull’immaginario collettivo ha avuto un fortissimo impatto, più di quanto noi immaginassimo. È venuta gente da tutta Europa per sentire il concerto. Credo ci sia un forte simbolismo ed anche un elemento di novità; è un modo forse meno retorico di celebrare il Giorno della Memoria, un modo diverso. Se vogliamo che la Shoah non si ripeta più bisogna veramente stabilire un clima di amicizia e fratellanza fra tutte le religioni; bisogna capire che gli altri non sono diversi ma sono tutti esseri umani. Bisogna capire che Dio, se c’è, è uno per tutti e le religioni sono solo strade diverse per giungere a lui; nel momento in cui questo concetto sarà patrimonio comune la Shoah non si ripeterà più.







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