Il Papa all'Angelus: no ai recinti, i cristiani raggiungano tutti. Appello per l'Ucraina,
preghiera per Cocò
I cristiani non costruiscano recinti, ma ripartano dalle periferie, cioè dagli ultimi,
per raggiungere tutti con la misericordia di Dio: è l'invito lanciato da Papa Francesco
ieri all'Angelus, dinanzi ai numerosi fedeli giunti in Piazza San Pietro. Il pensiero
del Pontefice è andato anche all'Ucraina, che sta vivendo ore difficili, ai malati
di lebbra, di cui si celebra la Giornata mondiale, e a Cocò Campolongo, il bimbo di
3 anni bruciato in una macchina a Cassano allo Ionio. Il servizio di Sergio Centofanti:
La missione
di Gesù – ha spiegato il Papa commentando il Vangelo di questa domenica - “non parte
da Gerusalemme", cioè dal centro religioso, sociale e politico, ma dalla Galilea,
“una zona periferica, una zona disprezzata dai giudei più osservanti, a motivo della
presenza in quella regione di diverse popolazioni straniere” e per questo definita
dal profeta Isaia come «Galilea delle genti»”. “E’ una terra di frontiera – ha osservato
Papa Francesco - una zona di transito dove si incontrano persone diverse per razza,
cultura e religione. La Galilea diventa così il luogo simbolico per l’apertura del
Vangelo a tutti i popoli”, un luogo – ha sottolineato - che “assomiglia al mondo di
oggi: compresenza di diverse culture, necessità di confronto e necessità di incontro”:
“Anche noi siamo immersi ogni giorno in una ‘Galilea delle genti’, e in
questo tipo di contesto possiamo spaventarci e cedere alla tentazione di costruire
recinti per essere più sicuri, più protetti. Ma Gesù ci insegna che la Buona Novella,
che Lui porta, non è riservata a una parte dell’umanità, è da comunicare a tutti.
È un lieto annuncio destinato a quanti lo aspettano, ma anche a quanti forse non attendono
più nulla e non hanno nemmeno la forza di cercare e di chiedere. Partendo dalla Galilea,
Gesù ci insegna che nessuno è escluso dalla salvezza di Dio, anzi, che Dio preferisce
partire dalla periferia, dagli ultimi, per raggiungere tutti”.
Gesù –
ha proseguito il Papa – ci insegna il metodo della misericordia, invitandoci ad uscire
dalle nostre comodità per “avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che
hanno bisogno della luce del Vangelo”. Inoltre, “comincia la sua missione non solo
da un luogo decentrato, ma anche da uomini" che si direbbero "di basso profilo”:
“Per
scegliere i suoi primi discepoli e futuri apostoli, non si rivolge alle scuole degli
scribi e dei dottori della Legge, ma alle persone umili e alle persone semplici, che
si preparano con impegno alla venuta del Regno di Dio. Gesù va a chiamarli là dove
lavorano, sulla riva del lago: sono pescatori. Li chiama, ed essi lo seguono, subito.
Lasciano le reti e vanno con Lui: la loro vita diventerà un’avventura straordinaria
e affascinante. Cari amici e amiche, il Signore chiama anche oggi! Passa per le strade
della nostra vita quotidiana. Anche oggi in questo momento, qui, il Signore passa
per la piazza.Ci chiama ad andare con Lui, a lavorare con Lui per il Regno
di Dio, nelle ‘Galilee’ dei nostri tempi”.
E a braccio ha aggiunto:
"Ognuno
di voi, pensate, il Signore passa oggi; il Signore mi guarda, mi sta guardando! Cosa
mi dice il Signore? E se qualcuno di voi sente che il Signore gli dice 'seguimi' sia
coraggioso, vada con il Signore. Il Signore non delude mai. Sentite nel vostro cuore
se il Signore ci chiama a seguirlo".
Dopo la preghiera dell’Angelus, il
pensiero del Papa si rivolge alle violenze che stanno scuotendo l’Ucraina:
“Sono
vicino con la preghiera all’Ucraina, in particolare a quanti hanno perso la vita in
questi giorni e alle loro famiglie. Auspico che si sviluppi un dialogo costruttivo
tra le istituzioni e la società civile e, evitando ogni ricorso ad azioni violente,
prevalgano nel cuore di ciascuno lo spirito di pace e la ricerca del bene comune!”.
Papa
Francesco ha poi rivolto il pensiero a Cocò Campolongo, che nei giorni scorsi, a soli
tre anni, è stato bruciato in macchina a Cassano allo Jonio:
“Questo accanimento
su un bambino così piccolo sembra non avere precedenti nella storia della criminalità.
Preghiamo con Cocò, che sicuro è con Gesù in cielo, per le persone che hanno fatto
questo reato, perché si pentano e si convertano al Signore”.
Quindi, ricorda
la Giornata mondiale dei malati di lebbra:
“Questa malattia, pur essendo
in regresso, purtroppo colpisce ancora molte persone in condizione di grave miseria.
E’ importante mantenere viva la solidarietà con questi fratelli e sorelle. Ad essi
assicuriamo la nostra preghiera; e preghiamo anche per tutti coloro che li assistono
e, in diversi modi, si impegnano a sconfiggere questo morbo”.
E ancora
Papa Francesco ha ricordato che nei prossimi giorni, milioni di persone, che vivono
nell’Estremo Oriente o sparse in varie parti del mondo, tra cui cinesi, coreani e
vietnamiti, celebrano il capodanno lunare:
“A tutti loro auguro un’esistenza
colma di gioia e di speranza. L’anelito insopprimibile alla fraternità, che alberga
nel loro cuore, trovi nell’intimità della famiglia il luogo privilegiato dove possa
essere scoperto, educato e realizzato. Sarà questo un prezioso contributo alla costruzione
di un mondo più umano, in cui regna la pace”.
Non è mancato il riferimento
alla beatificazione, ieri a Napoli, di Maria Cristina di Savoia, regina delle due
Sicilie, vissuta nella prima metà del 1800:
“Donna di profonda spiritualità
e di grande umiltà, seppe farsi carico delle sofferenze del suo popolo, diventando
vera madre dei poveri. Il suo straordinario esempio di carità testimonia che la vita
buona del Vangelo è possibile in ogni ambiente e condizione sociale”.
Il
pensiero del Papa è andato anche alle popolazioni alluvionate in Emilia, a cui ha
assicurato la sua “vicinanza”. E infine, ha salutato i ragazzi e le ragazze dell’Azione
Cattolica di Roma, accompagnati dal cardinale vicario Agostino Vallini, giunti in
Piazza San Pietro al termine della tradizionale “Carovana della Pace”. Due di loro,
accanto al Papa, hanno letto un messaggio, seguito dal lancio delle colombe, simbolo
di pace.