Disordini in Ucraina: l'opposizione si rifiuta di guidare governo, rischio di guerra
civile
Cresce il timore di una guerra civile in Ucraina. Dopo aver rifiutato la proposta
del Presidente Yanukovich di guidare un nuovo governo, l’opposizione continua a protestare
occupando palazzi simbolo del potere in tutto il Paese. Il servizio è di Eugenio
Bonanata:
Casa Ucraina,
un edificio dell’epoca sovietica nel centro di Kiev usato per mostre e conferenze.
E’ l’ultima struttura assaltata e occupata dai manifestanti antigovernativi che hanno
costretto 200 poliziotti ad abbandonare l’edificio da una porta laterale. La tensione
nella capitale continua a salire, dopo che l’opposizione ha respinto al mittente l’offerta
del presidente Yanukovich. Un pacchetto che comprende anche l’amnistia in cambio della
liberazione dei palazzi. La risposta della piazza è chiara: elezioni presidenziali
anticipate e abrogazione delle leggi che limitano le manifestazioni. Incerto lo scenario
futuro; tra gli osservatori c’è chi agita lo spettro di una guerra civile. Fulvio
Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana, esperto dell’area:
R. –
Io credo che ormai da questo punto di vista tutto sia nelle mani dell’esercito, che
pare si sia rifiutato di intervenire contro i dimostranti, anche se non si è schierato
a favore, fino a questo momento. Ecco, io credo che il rischio di guerra civile sia
legato soprattutto alla posizione dei militari, perché né i dimostranti né, a quanto
pare, le forze dell’ordine o comunque le forze di sicurezza agli ordini del presidente
del governo, sembrano in grado al momento di prevalere.
D. – Qual è l’identità
dell’opposizione ucraina? Hanno rifiutato le proposte del presidente Yanukovich, ma
all’interno della formazione ci sono gruppi estremisti che potrebbero in qualche maniera
essere fonte di preoccupazione?
R. – E’ chiaro che l’opposizione, il vasto
composito fronte, che genericamente chiamiamo opposizione, a questo punto tenta il
colpo grosso, cioè tenta di avere tutto e di abbattere il governo e cacciare Yanukovich,
nello stesso tempo. D’altra parte, nel caso la cosa riuscisse, allora comincerebbero
le difficoltà per l’opposizione, perché le anime dell’opposizione sono molto variegate
ed in ogni caso, è inutile nascondersi, la punta di lancia dei disordini, delle proteste,
l’ala che riesce ad organizzarle anche da un punto di vista “militare”, è costituita
dai militanti di Svoboda, che è un’organizzazione nazionalista dichiaratamente di
destra. Il che, tra l’altro, getta una qualche luce, anche un po’ oscura, non solo
sul futuro della protesta ucraina, ma anche, un pochino, sul futuro dell’Europa, perché
ci saranno fra pochi mesi le elezioni europee e già si prevede un’ondata di consensi
per le destre, da Le Pen, in Francia, fino ad altri leader in altri Paesi. Aggiungere
anche la componente ucraina in questo quadro complica le cose.
D. – Qual è
la reale posta in palio di questa protesta, al di là dello scontro tra europeisti
e filorussi?
R. – A questo punto la posta in gioco è oggettivamente il controllo
del Paese. Sul tasso di europeismo di questa protesta, io non calcherei troppo la
mano, perché ho la sensazione che invece il vero motore della protesta sia il desiderio
molto ucraino e anche molto comprensibile, se si pensa alla storia di questo Paese,
ai milioni di morti uccisi con le carestie all’inizio degli anni ’30 dall’Unione Sovietica,
ecco penso che il vero motore della protesta sia il desiderio di allontanarsi da Mosca.
Quanto questo desiderio sia un pio desiderio, un desiderio realizzabile, una giusta
e concreta aspirazione, poi si potrà discuterne.
D. – La Russia scenderà in
campo in modo ancora più esplicito per evitare questo?
R. – Scendere in campo
come per l’Ungheria, la Cecoslovacchia - questi ricordi - non credo proprio, anche
perché la Russia ha in mano altre carte da giocare. Non bisogna dimenticare che l’economia
dell’Ucraina al momento è in larga parte dipendente dalla Russia. La Russia vale circa
il 20, il 21 per cento sia dell’import che dell’export ucraino e, comunque, provvede
al 90 per cento delle sue risorse energetiche, siano esse petrolio, gas o combustibile
nucleare, per le centrali ancora funzionanti in Ucraina, compresa quella di Chernobyl.
Quindi per fare una sintesi brutale, se domani la Russia chiudesse il rubinetto delle
risorse energetiche, l’Ucraina si fermerebbe e onestamente non pare ci sia né Unione
Europea né altri Paesi che siano in grado di sopperire a questa necessità ucraina.
D.
– Cosa dire invece degli interessi di Yanukovich?
R. – Yanukovich è il tipo
di governante di stampo post sovietico. Non a caso lui viene dalle regioni dell’Est
dell’Ucraina, che sono quelle dove l’imprinting sovietico e poi russo è più forte.
Quindi quando si dice questo, si dice un uomo di governo che è un uomo con vasti e
ramificati interessi nell’economia, che governa anche con l’appoggio e appoggiando
a sua volta i circoli, che in Russia vengono comunemente definiti “oligarchi” dell’economia.
In questo non è diverso da Putin o da altri governanti dei Paesi dell’Est post sovietici.
Diciamo che forse è un po’ meno abile.