Vespri presieduti dal Papa a San Paolo fuori le Mura a conclusione della Settimana
per l'unità dei cristiani
Papa Francesco sta presiedendo nella Basilica di San Paolo fuori le Mura i Secondi
Vespri nella Festa della Conversione di San Paolo, a conclusione della Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani. Partecipano alla celebrazione i rappresentanti
di altre Chiese e Comunità ecclesiali presenti a Roma. Quest’anno, l’appuntamento
si è svolto sul tema “Cristo è stato forse diviso?”, una domanda posta dall’Apostolo
delle Genti nella sua prima Lettera ai Corinzi. Ascoltiamo, in proposito, la riflessione
dell'Abate di San Paolo fuori le Mura, Edmund Power, al microfono di Monia
Parente:
R. - Quella
Lettera è molto, molto bella e lì mi sembra si trovi anche il cuore del pensiero di
Paolo sull’unità. In quel primo capitolo lui affronta la questione delle divisioni
nella comunità di Corinto, diceva che c’è soltanto un Cristo, nel senso che Cristo
non può essere diviso. È un’affermazione forte, ma piena di sentimenti, perché alcuni
dicevano: “Io sono di Paolo” e “Io di Cefa”. Ma, può essere veramente diviso Cristo?
È una domanda che aspetta una risposta: “No, è impossibile!”. Per Paolo l’unità dell’unico
corpo è nel cuore di ciò che lui crede. Dunque, sono contento che quest’anno abbiano
scelto proprio un testo di San Paolo.
D. - E’ interessante sottolineare che
la conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani cade nel giorno
della solennità della Conversione di San Paolo…
R. - E’ molto importante perché,
in effetti, Paolo è stato il primo teologo cristiano: lui ha scritto i primi libri
del Nuovo Testamento; dunque, è lo strumento scelto dal Signore - come viene detto
negli Atti degli Apostoli - per annunciare la fede cristiana. Quindi, la festa della
sua conversione è anche la celebrazione non solo del cammino personale di una conversione
che è stata molto importante nei primi tempi della Chiesa, ma si può dire che sia
anche una solennità della Parola di Dio, cioè dell’inizio del Nuovo Testamento perché
è in questo momento di conversione che Paolo ha riconosciuto l’essenzialità di Gesù
crocifisso e risorto come fondamento di tutto. Questo è un momento decisivo per la
storia della Chiesa.
D. – La Basilica di San Paolo fuori le Mura è stata affidata
ai monaci benedettini. E c’è da dire che Papa Francesco ha dimostrato in più occasioni
una grande vicinanza ed una grande attenzione alla vita monastica …
R. - Io
ho notato una cosa che mi fatto grande piacere: ho avuto il privilegio di avere un’udienza
con il Papa poco prima di Natale. Una domanda che gli ho voluto fare è: “Santo Padre,
lei cosa chiede alla vita monastica per la Chiesa di oggi?”. Noi siamo benedettini
dell’Abbazia di San Paolo fuori le Mura, che probabilmente è il monastero più antico
della diocesi di Roma e siamo qui da 1300 anni. La risposta del Papa mi ha fatto molto
piacere. Ha detto una cosa apparentemente semplice: “Rimanete fedeli alla vostra regola,
ovviamente adattandovi ai tempi di oggi; ma fedeltà alla vostra regola”. E la nostra
regola è l’espressione monastica del Vangelo. Questo è un incoraggiamento alla fedeltà,
ovviamente, nella preghiera e in tutto ciò che noi cerchiamo di fare. Noi lo facciamo
da 1300 anni, qui, nella Basilica di San Paolo che al tempo stesso è la Chiesa abbaziale
di una comunità viva, di contemplazione ed anche di azione pastorale.