Aperto l'anno giudiziario, cerimonie nelle corti d'Appello delle città italiane
Da Roma a Palermo, al via sabato scorso nelle città italiane, l’anno giudiziario con
l’apertura nelle Corti d’appello. Servizio di Francesca Sabatinelli:
All’infamante
gogna mediatica contro i magistrati, i giudici hanno risposto con sobrietà e imparzialità:
è duro il tono del presidente della Corte d’Appello milanese Canzio, quando addita
le polemiche che l’anno scorso hanno accompagnato procedimenti, definiti “a forte
esposizione mediatica”, ricordiamo il processo Ruby e quello Mediaset, occasioni nelle
quali i giudici, scrive Canzio nella relazione, sono stati oggetto di sommarie e ingiuste
accuse di parzialità; i politici, è il richiamo, non indeboliscano l’indipendenza
delle toghe. Pur senza nominare Berlusconi, Canzio definisce storica la decisione
della Cassazione di respingere la richiesta di trasferire i processi. Di rischio terrorismo
parla il procuratore generale del Piemonte, Maddalena, in riferimento alla minaccia
anarchica legata al fenomeno No Tav. A Roma, il presidente facente funzioni Pandolfi
ricorda il messaggio di fine anno del presidente Napolitano per precisare che i magistrati
non lasceranno cadere l’invito rivolto agli italiani ad attingere al coraggio per
far fronte al difficile momento del Paese. Pandolfi poi traccia un quadro fosco circa
gli interessi delle mafie verso la capitale, ‘ndrangheta e camorra soprattutto, spiega,
trovano in Roma"una sicura attrattiva". E poi denuncia l’aumento di omicidi, rapine,
usure, estorsioni, stalking, pedopornografia e prostituzione minorile. Di allarme
mafia parla anche da Palermo il procuratore generale Scarpinato che denuncia l’escalation
di minacce di morte nei confronti dei magistrati con riferimento soprattutto al processo
sulla trattativa Stato-mafia.