Incendio in un residence di immigrati a Roma, P. La Manna: accoglienza sia dignitosa
e sicura
Ennesima tragedia dell’immigrazione. A Roma, un romeno è morto carbonizzato, ed altre
tre persone sono rimaste ferite, a causa di un incendio scoppiato nella notte tra
giovedì e venerdì in un residence dove vivevano immigrati. Il servizio di Alessandro
Guarasci:
Quello in via
Pieve di Cadore è uno dei tanti residence dove vengono ospitati extracomunitari. L’esplosione
sarebbe stata provocata da una bombola di gas. Una persona è morta e tra i tre feriti
c’è anche un poliziotto. Nel residence, formato da una serie di mini appartamenti
ognuno di circa 35 metri quadrati, nel 2001 si verificò un incidente simile a causa
dello scoppio di una bombola di gas, durante il quale morirono due persone. Sentiamo
padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli:
R. - Che sia
avvenuto in un residence, quindi in una struttura “regolare”, è ancora più grave,
perché se quella struttura è aperta all’accoglienza qualcuno ha la responsabilità
di verificare che avvenga nel rispetto delle norme. È mancante quindi una volontà
del nostro Paese di governare questo fenomeno.
D. – Lei cosa chiede, una revisione
della legge sull’asilo o anche differenti norme per l’accoglienza? Per esempio, dare
più fondi ai comuni che poi gestiscono chi ha ottenuto anche lo status di rifugiato…
R.
– In Italia bisogna ricordare che non esiste una legge organica sulla materia dell’asilo
politico dal 1951, quando l’Italia ha firmato la Convenzione di Ginevra. Inoltre,
nella nostra Costituzione l’articolo 10 parla di protezione a quanti si vedono negati
nei propri Paesi i diritti che in Italia sono riconosciuti. Quindi, mi piacerebbe
chiedere una revisione di una legge che purtroppo non c’è. È sicuramente fondamentale
che gli enti locali abbiano le risorse necessarie ad un’accoglienza dignitosa e contemporaneamente
vanno attivati quei canali deputati al controllo che questa accoglienza sia innanzitutto
sicura, rispettosa della dignità delle persone e dei loro diritti.
D. – Esistono
poi situazioni del tutto insicure come uno stabile occupato da immigrati alla Romanina.
Come tutelare queste persone?
R. – Quelle situazioni non dovrebbero esistere.
L’anno scorso il nostro presidente della Repubblica, nel suo discorso agli italiani,
manifestava il suo dispiacere, la sua vergogna per l’esistenza di quella situazione,
evidenziata da un giornale straniero. Ora, a distanza di un anno, non è cambiato nulla.
Questo è inaccettabile e rappresenta per noi una vergogna ed evidenzia ancora una
volta la nostra vera povertà che è innanzitutto culturale e umana nell’accettazione
di queste situazioni che rimangono tali fino a quando non c’è il morto, o l’incidente.