Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
Nella terza Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il Vangelo in cui
Gesù, dopo l’arresto di Giovanni Battista, comincia a predicare dicendo:
«Convertitevi,
perché il regno dei cieli è vicino».
Su questo brano evangelico ascoltiamo
il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano
missionario “Redemptoris Mater” di Roma:
La prima opera
che il Signore compie, la sua “suprema carità”, è portare all’uomo la buona notizia:
“Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino”. All’uomo, che a causa del peccato
vive “nelle tenebre”, “in regione e ombra di morte”, si apre la speranza del Regno
di Dio. Il dramma esistenziale dell’uomo-senza-Dio, dell’uomo ripiegato su di sé,
che porta inscritto nel suo DNA che il senso della vita è amare, è darsi, ma scopre
nel suo vivere quotidiano di non poter amare – e questo è il peccato –, perché amare
è dare la vita e lui ha paura di perdere la vita, ha terrore della morte, quest’uomo
resta con una profonda spaccatura. Dice S. Paolo: “Neppure riesco a capire ciò che
faccio: infatti io faccio non quello che voglio, ma quello che detesto… In me c’è
il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo” (Rm 7,15.19). E vive nelle
tenebre. Ora viene Gesù, viene la Luce che è la Vita. “Convertirsi” non è un peso,
un rinunciare a qualche cosa di bello o di buono, a qualcosa che non mi è lecito,
ma la possibilità di sfuggire al regno delle tenebre, alla solitudine. L’annuncio
di Gesù è una parola che rigenera e divinizza. E a mostrare che questo non è un sogno
vuoto, un’illusione, l’annuncio è accompagnato dalle guarigioni: quella del Signore
è una parola che si compie. È un evento. Gesù passa – vede – chiama, convoca: i primi
convocati sono i “Dodici”, coloro che accompagnano il Signore, che ne sono i testimoni
che continuano la sua opera nel mondo. Ma questo annuncio, questa chiamata continua
a risuonare ancora oggi. È per noi oggi.