Ucraina: scaduto l'ultimatum dell'opposizione. Presto la Ashton a Kiev
Il 28 gennaio il parlamento ucraino esaminerà le richieste dell’opposizione, ossia:
le dimissioni del governo e l'abrogazione delle leggi anti-protesta che hanno portato
nei giorni scorsi ai violenti scontri a Kiev. E’ quanto deciso dalle autorità ucraine,
mentre nel frattempo è scaduto l'ultimatum di 24 ore lanciato dagli oppositori al
presidente Ianukovich. Servizio di Francesca Sabatinelli : E’ stata una giornata
relativamente calma a Kiev, dopo gli scontri degli ultimi giorni tra polizia e manifestanti
con il tragico bilancio di cinque morti. L’ultimatum lanciato dagli oppositori è scaduto,
ma le risposte alle loro richieste non arriveranno prima della prossima settimana,
prima della riunione d’emergenza del parlamento fissata per martedì. Il presidente
Ianukovic ha garantito che non verrà imposto lo stato di emergenza, accettando inoltre
la visita del responsabile della politica estera europea Catherine Ashton che incontrerà
anche i leader dell’opposizione. A gettare benzina sul fuoco le dichiarazioni del
premier Azarov, che ha definito golpe le richieste dell’opposizione, rifiutando l’ipotesi
di elezioni presidenziali anticipate e sottolineando la capacità del governo di ripristinare
l’ordine. Nel frattempo Usa e Ue hanno minacciato di imporre sanzioni al governo ucraino,
scatenando la dura reazione di Mosca, che ha parlato di “intollerabili interferenze
straniere”. Una situazione, dunque, di grande tensione. Ma può avere ripercussione
tutto questo sui già fragili rapporti tra Mosca, Washington e Bruxelles? Salvatore
Sabatino lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana,
esperto di Est europeo:
R. – Sicuramente, anche perché la questione ucraina
ha ormai preso una piega drammatica, come sappiamo dai morti. Quindi, drammatica nelle
strade, nelle piazze, ma drammatica anche dal punto di vista politico, perché mentre
le autorità ucraine hanno reagito con violenza, dall’altra parte bisogna riconoscere
di come sia rituale dei dirigenti importanti delle istituzioni europee andare in Ucraina
a sostenere i dimostranti.
D. – Queste frizioni che sono in corso in questo
momento tra Washington e Mosca, invece, sono pericolose?
R. – Sono pericolose,
nel senso che certamente sono un fattore violento di instabilità. Sono, però, anche
le frizioni che registriamo ovunque ci siano degli interessi contrastanti e, praticamente,
interessi contrastanti tra Stati Uniti e Russia ci sono ovunque. Basti pensare alla
Siria - nella conferenza di Ginevra in corso, le posizioni tra russi e americani sono
lontanissime - basti pensare all’Iran, basti pensare a qualunque situazione in cui
gli interessi strategici dei due Paesi siano divergenti e, ripeto, lo sono praticamente
sempre.
D. – La situazione che si è venuta a creare evidenzia ancora di più
che l’Ucraina resta un Paese dalle due anime. Non si tratta solo del patto di adesione
all’Unione Europea o di interessi economici, che vengono mossi dalle grandi potenze,
ma ci sono anche delle enormi differenze all’interno del Paese...
R. – Assolutamente,
basta seguire il corso del fiume Dnepr e si trovano due Paesi diversi. Se ne trova
uno ad Est molto più russofilo, anche russofono ed economicamente più legato alla
struttura che fu dell’Urss, che con una parziale riforma è poi diventata quella russa.
Mentre ad Ovest del Dnepr c’è un’Ucraina, che ha tutt’altra economia più orientata
sui servizi, più moderna possiamo dire, e certamente più incline a guardare ad Occidente.
Va detto che c’è un’ulteriore sottolineatura, che andrebbe tenuta in conto, prima
di emettere giudizi, ed è che all’interno del fronte di opposizione e di protesta
ci sia un fronte filoeuropeo ed un fronte soprattutto antirusso. Questa è una differenza
un po’ sottile, ma non ininfluente.
D. – C’è il rischio che dalle proteste
si passi a qualcosa di più pericoloso e in che modo sarebbe possibile in questo momento
procedere verso un vero atto di riconciliazione?
R. – Il timore che possa succedere
anche di peggio di quello che è successo finora ce l’ho, perché registro con grossa
preoccupazione, e anche con un certo scandalo, che tutti giocano sulla pelle degli
ucraini: gli americani, i russi, in parte anche i funzionari e i dirigenti dell’Unione
Europea, che stanno tutti buttando benzina su un fuoco, che decisamente può divampare.
Credo che le cancellerie, soprattutto quelle delle potenze, dovrebbero fare l’operazione
opposta: dovrebbero calmare la situazione e semmai poi discutere di politica. La questione
dell’Ucraina, infatti, non si risolve in un patteggiamento a due, tra Ucraina e Unione
Europea, ma si risolve in un patteggiamento almeno a tre, cioè fra Russia, Unione
Europea ed Ucraina. L’Ucraina, infatti, sconta anche l’irrisolto e spesso critico
rapporto che c’è proprio tra la Russia e l’Unione Europea.