2014-01-23 13:02:47

Le coop in tempo di crisi: più produzione e più lavoro


Le cooperative, in Italia, hanno retto meglio delle altre aziende alla crisi. Nel 2011, ad esempio, hanno generato una produzione superiore ai 120 miliardi di euro, con un aumento dell’occupazione dell’8% tra il 2007 e il 2011. Un apporto fondamentale in tanti settori, come i servizi per l’assistenza alle persone. Alessandro Guarasci: RealAudioMP3

E’ un esercito produttivo che ha continuato a generare benessere anche nei momenti più bui dell’economia. Il “secondo rapporto sulle cooperative ai tempi della crisi”, presentato a Roma, parla di almeno 60 mila aziende che danno lavoro ad almeno 1 milione e 300 mila persone. E nel 2001 sono aumentati investimenti e produzione. I settori in cui la cooperazione è più forte sono l’agricoltura e i servizi, in particolar modo l’assistenza alle fasce più deboli. In questi anni sono stati compressi gli utili. Ora bisogna riavviare l’economia. Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative:

“Sui mercati interni, i consumi hanno bisogno di un’iniezione di fiducia. L’iniezione di fiducia arriva mettendo più soldi in tasca e soprattutto ai redditi medio bassi. Il credito è l’altro tema. Le imprese hanno ancora difficoltà di accesso al credito e soffrono, perché hanno grandi crediti nei confronti della pubblica amministrazione e le banche oggi non scontano neanche più il credito”.

Secondo il presidente dell'Alleanza delle Cooperative e di Legacoop, Giuliano Poletti, è ora di semplificare le regole per creare lavoro. Bene dunque il job act di Renzi:

“C’è bisogno di cambiare un po’ di regole. La cosa che diciamo, ma che dicono tutti, è che le regole non producono di per sé occupazione, però avere regole più semplici e più definite certamente può aiutare. Noi continuiamo a pensare che, ad esempio, rispetto ai meccanismi che sono stati ipotizzati, sia previsto il tema della partecipazione dei lavoratori. Per noi questo è un grande tema. Scegliere non solo un tema di cambiamento di regole, ma anche una logica, che è quella che io sostengo, di partecipazione attiva dei cittadini, e in questo caso dei lavoratori all’impresa, sia un modo importante. Ma è chiaro che la partecipazione attiva di un lavoratore all’impresa vuol dire che anche il sistema di remunerazione cambia. Se tu sei, infatti, dentro la tua impresa, non puoi immaginare che solo il contratto nazionale risolva il problema della tua remunerazione; devi averne una parte che è connessa all’esito. La partecipazione attiva dei lavoratori nell’impresa è una chiave, per fare meglio anche dal punto di vista economico”.

Le cooperative chiedono che il loro ruolo sia valorizzato durante il semestre di presidenza italiano della Ue.







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