Le coop in tempo di crisi: più produzione e più lavoro
Le cooperative, in Italia, hanno retto meglio delle altre aziende alla crisi. Nel
2011, ad esempio, hanno generato una produzione superiore ai 120 miliardi di euro,
con un aumento dell’occupazione dell’8% tra il 2007 e il 2011. Un apporto fondamentale
in tanti settori, come i servizi per l’assistenza alle persone. Alessandro Guarasci:
E’ un esercito
produttivo che ha continuato a generare benessere anche nei momenti più bui dell’economia.
Il “secondo rapporto sulle cooperative ai tempi della crisi”, presentato a Roma, parla
di almeno 60 mila aziende che danno lavoro ad almeno 1 milione e 300 mila persone.
E nel 2001 sono aumentati investimenti e produzione. I settori in cui la cooperazione
è più forte sono l’agricoltura e i servizi, in particolar modo l’assistenza alle fasce
più deboli. In questi anni sono stati compressi gli utili. Ora bisogna riavviare l’economia.
Maurizio Gardini,presidente di Confcooperative:
“Sui mercati
interni, i consumi hanno bisogno di un’iniezione di fiducia. L’iniezione di fiducia
arriva mettendo più soldi in tasca e soprattutto ai redditi medio bassi. Il credito
è l’altro tema. Le imprese hanno ancora difficoltà di accesso al credito e soffrono,
perché hanno grandi crediti nei confronti della pubblica amministrazione e le banche
oggi non scontano neanche più il credito”.
Secondo il presidente dell'Alleanza
delle Cooperative e di Legacoop, Giuliano Poletti, è ora di semplificare le
regole per creare lavoro. Bene dunque il job act di Renzi:
“C’è bisogno
di cambiare un po’ di regole. La cosa che diciamo, ma che dicono tutti, è che le regole
non producono di per sé occupazione, però avere regole più semplici e più definite
certamente può aiutare. Noi continuiamo a pensare che, ad esempio, rispetto ai meccanismi
che sono stati ipotizzati, sia previsto il tema della partecipazione dei lavoratori.
Per noi questo è un grande tema. Scegliere non solo un tema di cambiamento di regole,
ma anche una logica, che è quella che io sostengo, di partecipazione attiva dei cittadini,
e in questo caso dei lavoratori all’impresa, sia un modo importante. Ma è chiaro che
la partecipazione attiva di un lavoratore all’impresa vuol dire che anche il sistema
di remunerazione cambia. Se tu sei, infatti, dentro la tua impresa, non puoi immaginare
che solo il contratto nazionale risolva il problema della tua remunerazione; devi
averne una parte che è connessa all’esito. La partecipazione attiva dei lavoratori
nell’impresa è una chiave, per fare meglio anche dal punto di vista economico”.
Le cooperative chiedono che il loro ruolo sia valorizzato durante il semestre
di presidenza italiano della Ue.