Centrafrica: l’arcivescovo e l’imam di Bangui chiedono l'intervento dell'Onu
Il nuovo Presidente della Repubblica Centrafricana, la signora Catherine Samba-Panza,
ha prestato giuramento giovedì, in un Paese devastato dagli scontri tra gli ex ribelli
Seleka e le milizia anti-balaka. Per la crisi umanitaria in corso la Banca Mondiale
ha annunciato ieri un aiuto urgente di 100milioni di dollari che saranno versati,,
come ha spiegato il neo presidente, in un anno. Sovente descritta come conseguenza
di un conflitto interreligioso che oppone i cristiani ai musulmani, la situazione
centrafricana deriva in realtà dal tracollo delle istituzioni statali, come hanno
sottolineato l’arcivescovo di Bangui, mons. Dieudonné Nzapalainga e l’imam Oumar Kobine
Layama, presidente della Comunità islamica centrafricana, che si trovano in visita
a Parigi. I due capi religiosi sono impegnati in un tour delle capitali europee per
chiedere aiuto e sostegno al loro Paese. L’arcivescovo e l’Imam che si sono prodigati
per pacificare gli animi nel corso di diverse visite congiunte in chiese e moschee
dove hanno trovato rifugio migliaia di sfollati, riferiscono che mentre la situazione
a Bangui è relativamente sotto controllo, il resto del Paese è alla mercé di Seleka
e degli anti-balaka. Felicitandosi per l’elezione della Presidente Samba-Panza, (definita
“una donna di ferro” dall’imam Kobine Layama) mons. Nzapalainga ha insistito sul fatto
che il nuovo Capo dello Stato si trova di fronte ad un compito improbo perché l’amministrazione
statale è completamente collassata. “Su 36 ministeri, solo due funzionano, la difesa
e l’amministrazione del territorio” ha detto all’Afp l’arcivescovo. “Lo Stato è fallito.
Occorre ricostruire l’amministrazione con uomini e mezzi, perché possa dispiegarsi
su tutto il territorio e permettere al Paese di essere uno Stato”. I due leader religiosi
chiedono che la missione militare africana attualmente dispiegata nel Paese (Misca)
divenga parte di una forza più ampia sotto l’egida dell’Onu, per mettere in sicurezza
tutto il territorio nazionale. Attualmente vi sono in Centrafrica 6.000 tra militari
francesi della forza Sangaris e quelli africani della Misca. Troppo pochi per controllare
un Paese vasto quanto la Francia e il Lussemburgo, ha sottolineato mons. Nzapalainga.
“Con le forze dell’Onu, il Centrafrica non sarà più un affare africano o europeo,
ma mondiale” ha concluso l’arcivescovo. (R.P.)