2014-01-22 15:08:37

Reato di clandestinità: parziale soddisfazione della Caritas per il voto di abrogazione del Senato


L’abrogazione in seconda lettura, martedì al Senato, del reato di clandestinità è un atto di civiltà che ci avvicina all’Europa: così si è espressa il ministro per l’Integrazione, Cecile Kyenge, dopo il voto che, a stragrande maggioranza, trasforma l’ingresso illegale da reato penale a illecito amministrativo punito con l'espulsione, come era previsto nella legge Bossi-Fini. Di tutt’altro parere esponenti della Lega, che hanno votato contro, e la Confederazione sindacale autonoma di Polizia, per la quale l’abrogazione è un deciso passo indietro che sancisce lo status di “colabrodo” delle frontiere dell’Italia. Adriana Masotti ha chiesto un commento a Oliviero Forti, responsabile del settore immigrazione della Caritas italiana:RealAudioMP3

R. – Per noi, era una disposizione di legge che avrebbe dovuto essere abrogata il giorno successivo a quello in cui fu introdotta, perché avevamo capito fin dall’inizio che avrebbe solo portato guai. Innanzitutto per i cittadini stranieri, ma poi anche per tutto l’apparato amministrativo, che in questi anni hanno dovuto sopportare non solo lungaggini indescrivibili ma anche un carico, in termini di costi e di risorse, che diversi rapporti hanno evidenziato. Quindi, anche noi l'accogliamo con favore, anche se lo sforzo avrebbe potuto essere maggiore. Oggi, rimane il caso di recidiva il reato e noi avremmo voluto vederlo completamente abolito, anche perché – come si è detto anche nel passato – si tratta certamente di una norma che può avere solo un carattere di tipo amministrativo e non certamente penale.

D. – Nelle carceri italiane ci sono immigrati condannati per il solo reato di clandestinità?

R. – Guardi, soprattutto chi ha dovuto subire il contraccolpo di questa previsione sono i Centri di trattenimento conosciuti come Cie – Centri di identificazione e di espulsione – di cui tanto si è parlato anche negli ultimi tempi e che speriamo siano la successiva revisione di legge che verrà abrogata. Perché noi vogliamo che questo sia solo l’inizio di un percorso che ristabilisca non solo giustizia rispetto al tema del’immigrazione e degli immigrati, ma soprattutto una nuova politica volta a non vedere l’immigrazione solo come questione di sicurezza, così come è stato fino ad oggi, d’altronde. E quindi, chiaramente, i Cie – che sono popolati da queste persone – noi crediamo debbano essere superati. Bisogna andare verso la loro chiusura e questo è possibile solo partendo dall’abolizione di questo reato, così com’è stato previsto ieri al Senato.

D. – Ma che cosa dire a chi pensa che togliendo questo reato si aprono le frontiere, le porte dell’Italia, a chiunque?

R. – Questa preoccupazione non è assolutamente suffragata da alcun dato di fatto. Basti leggere gli ultimi rapporti che ci dicono come noi, fino a oggi, con questo reato ci abbiamo solo rimesso, anche economicamente. Quindi, evidentemente sono altre le misure. La prima fra tutte è quella di permettere in maniera legale, regolare, a queste persone di entrare nel nostro territorio. E’ evidente che fino a quando noi attueremo una politica di sostanziale chiusura delle frontiere, l’unica modalità per entrare nel nostro Paese, e quindi in Europa, sarà quella di un ingresso irregolare con tutto quello che ciò comporta. Quindi, incredibilmente basterebbe regolare l’immigrazione con un approccio che vada verso una regolazione legale dei flussi, cosa che fino ad oggi purtroppo non è stata fatta o è stata fatta in maniera insufficiente.

D. – Per quanto riguarda i provvedimenti di espulsione, saranno possibili anche in mancanza del reato di clandestinità?

R. – Ma questo è evidente: chi non ha i requisiti per rimanere sul territorio dello Stato deve essere allontanato, così come prevede la legge.

D. – Per concludere, mi sembra che questo “sì” del Senato all'abrogazione cambierà probabilmente la vita per tanti, ma forse potrà cambiare la mentalità anche degli italiani. Almeno, questo è quello che ci si auspica…

R. – Concordo, sì. Al di là del fatto che molti cittadini stranieri ne beneficeranno – in quanto non più soggetti a questo, mi passi il termine, “processo di criminalizzazione” – è evidente che l’investimento maggiore è quello sulla cultura che oggi, nel nostro Paese, rispetto al tema migratorio, ha avuto una battuta d’arresto, in alcuni casi anche una regressione. Quindi, speriamo che questo sia un segnale importante per molte persone – forse troppe – che pensano ancora che l’immigrazione costituisca solo un problema, per il nostro Paese.

Ultimo aggiornamento: 23 gennaio







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